Analisi e articoli più recenti
di Daniel Greenfield • 8 giugno 2025
I prezzi dell'energia elettrica in Iran sono tra i più bassi al mondo. Un Paese in cui l'elettricità è molto più economica che negli Stati Uniti non cerca di ridurre i propri costi di produzione. L'Iran non ha alcun interesse nelle applicazioni pacifiche dell'energia nucleare, ma è interessato alle armi nucleari. Ecco perché è disposto a perdere mille miliardi di dollari e a entrare in guerra anziché rinunciare al suo programma nucleare. Nella foto: il reattore della centrale nucleare di Bushehr, costruita dai russi, nel sud dell'Iran. (Foto di Atta Kenare/AFP via Getty Images)
L'Iran offre prezzi dell'energia elettrica tra i più bassi al mondo. Negli Stati Uniti, il costo medio dell'elettricità è di 0,181 dollari per kilowattora. In Iran è di 0,004 $/kWh. Un Paese in cui l'elettricità è molto più economica che in America non cerca di ridurre i propri costi di produzione. L'Iran fa parte del club dei Paesi ricchi di petrolio (Libia, Kuwait, Iraq, Oman, Qatar etc.), dove i prezzi dell'elettricità sono tra i più bassi al mondo. Le nazioni con vaste riserve e capacità di produzione energetica non hanno bisogno dell'energia nucleare, come ad esempio, la Germania o la Francia, che dipendono dalle importazioni.
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di Robert Williams • 22 maggio 2025
Secondo l'ONU, "gli alimenti di origine animale, soprattutto carne rossa, latticini e gamberetti d'allevamento, sono in genere associati alle più elevate emissioni di gas serra". Cosa mangiare invece? Il World Economic Forum da anni si batte strenuamente per l'autorizzazione degli insetti come ingredienti alimentari per il consumo umano. Nella foto: un piatto di tagliatelle al pesto di basilico, preparate con larve di mosca e guarnite con vermi della farina, presso Gourmet Grubb, un ristorante guidato dallo chef Mario Barnard a Città del Capo, in Sudafrica, il 17 luglio 2019. (Foto di Rodger Bosch/AFP via Getty Images)
Le Nazioni Unite, il World Economic Forum (WEF) ossia il Forum economico mondiale, e altre organizzazioni internazionali che cercano di attuare fantasiosi programmi di contrasto al "cambiamento climatico" stanno conducendo una guerra al cibo. Secondo l'ONU, "circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra causate dall'uomo sono legate al cibo". "La maggior parte dei gas serra legati all'alimentazione proviene dall'agricoltura e dall'uso del suolo. Tra questi, ad esempio, il metano derivante dal processo digestivo del bestiame, il protossido di azoto derivante dai fertilizzanti utilizzati per la produzione di colture, l'anidride carbonica derivante dall'abbattimento delle foreste per espandere i terreni agricoli, la gestione dei fertilizzanti, altre emissioni agricole, la coltivazione del riso, la combustione dei residui delle colture e l'uso di combustibili nelle aziende agricole contribuiscono tutti ai gas serra."
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di Khaled Abu Toameh • 13 maggio 2025
I palestinesi affermano che se c'è qualcuno che sta saccheggiando aiuti umanitari e forniture di cibo a Gaza, quello è Hamas. Questa condotta criminale è esattamente la ragione per cui la comunità internazionale deve sostenere gli sforzi di Israele per impedire ad Hamas di monopolizzare e appropriarsi indebitamente dei rifornimenti umanitari inviati nella Striscia di Gaza. Nella foto: terroristi di Hamas a bordo di un pick-up "scortano" camion carichi di aiuti umanitari che intendono saccheggiare, vicino al valico di Rafah con l'Egitto, nel sud della Striscia di Gaza, il 10 dicembre 2023. (Foto di Mohammed Abed/AFP via Getty Images)
Il gruppo terroristico palestinese Hamas, sostenuto dall'Iran, ha ricostituito la sua "Forza Esecutiva" nell'ambito del tentativo di controllare gli aiuti umanitari e "imporre la legge e l'ordine" nella Striscia di Gaza. La Forza, composta da 5 mila uomini e creata originariamente nel 2006, è stata incaricata di prevenire il "furto" di forniture di cibo e di "scoraggiare ladri e delinquenti responsabili di anarchia e illegalità". Secondo fonti palestinesi, membri della "Forza Esecutiva" sono stati dispiegati in tutta la Striscia e hanno ricevuto l'ordine di "adottare tutte le misure necessarie, compreso l'uso eccessivo della forza" per ripristinare la sicurezza e la stabilità nella fascia costiera.
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di Robert Williams • 9 maggio 2025
Da anni, l'ONU e il World Economic Forum, guidato da Klaus Schwab, promuovono la sorveglianza globale nelle cosiddette "città intelligenti". L'obiettivo della "smart city" (città intelligente), come dimostra la sua diffusione in Cina, è incentrato in modo preponderante su un sistema di sorveglianza e controllo assoluto dei cittadini da parte dello Stato, a cui si aggiunge l'estrazione sistematica dei dati di ogni persona per alimentare un sistema di crediti sociali. Schwab sembra essere un grande ammiratore dello Stato comunista cinese, che ha elogiato nel 2022 come "modello" da emulare. Nella foto: Schwab stringe la mano al presidente cinese Xi Jinping al World Economic Forum, il 17 gennaio 2017 a Davos, in Svizzera. (Foto di Fabrice Coffrini/AFP via Getty Images)
C'è stato un tempo in cui l'Occidente, ben prima dei lockdown dovuti al COVID-19, fingeva di preoccuparsi di questioni come la libertà, il diritto alla privacy e i pericoli della sorveglianza e della raccolta di dati sui propri cittadini. Lo stato di sorveglianza cinese veniva, almeno pubblicamente, descritto per lo più come un fenomeno abominevole che minacciava i diritti umani, non come un esempio da emulare. Purtroppo, non sembra più essere così. Da anni, in nome della sostenibilità ambientale, dell'efficienza energetica, della sicurezza e della convenienza, le Nazioni Unite e il World Economic Forum (WEF), il Forum economico mondiale, guidato da Klaus Schwab, promuovono la sorveglianza globale sotto forma delle cosiddette città "intelligenti" (smart city). In Cina, già nel 2018, esistevano più di 500 città intelligenti.
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di Nils A. Haug • 4 maggio 2025
Nella foto: soldati ispezionano un blindato per il trasporto truppe danneggiato, catturato dai jihadisti di Boko Haram ed esposto a Goniri, nello Stato di Yobe, nel nord-est della Nigeria, il 3 luglio 2019. (Foto di Audu Marte/AFP via Getty Images)
Il centro dell'attività terroristica e delle morti violente a livello mondiale non è più il Medio Oriente. Secondo l'autorevole Global Terrorism Index, "la regione africana del Sahel è ora l'epicentro del terrorismo globale", che è responsabile di "oltre la metà di tutte le morti per terrorismo" a livello mondiale. Il Sahel subsahariano è in gran parte sconosciuto al resto del mondo. Può essere descritto come una grande striscia di terra, prevalentemente pianeggiante, larga quasi 960 chilometri, situata tra le savane del Sudan a sud e il deserto del Sahara a nord. Negli ultimi dieci anni circa, secondo il Royal United Services Institute, il più antico think tank al mondo in materia di difesa e sicurezza, con sede a Londra, il Sahel ha subito una "significativa impennata di violenza jihadista. Gli attori armati sfruttano confini porosi, Stati fragili e tensioni locali per estendere la loro portata operativa".
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di Guy Millière • 27 aprile 2025
La stragrande maggioranza degli israeliani sembra aver finalmente capito che l'obiettivo delle organizzazioni palestinesi non è quello di creare uno Stato che viva in pace accanto a Israele, ma di distruggerlo. L'Occidente, ha scritto l'editorialista Melanie Phillips, ha bisogno di "togliersi i paraocchi, fare due più due e lottare come Israele per sopravvivere". Nella foto: terroristi di Hamas in arrivo in Israele dalla Striscia di Gaza, con l'obiettivo di assassinare gli ebrei, la mattina del 7 ottobre 2023. (Foto di Said Khatib/AFP via Getty Images)
Nei principali media europei e americani, l'indicibile massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023 in Israele sembra essere stato ampiamente dimenticato. I media raramente descrivono Hamas come un'organizzazione terroristica con intenti genocidi. Quando viene utilizzato il termine "genocidio" anche da parte di sedicenti "organizzazioni per i diritti umani" lo si fa per accusare la vittima degli attacchi, vale a dire Israele. Nel 2005, Israele rimosse tutte le sue truppe e i suoi coloni civili da Gaza, molto prima del massacro del 7 ottobre 2023. Ciononostante, una delle attuali campagne di Amnesty International, "Stop al genocidio israeliano contro i palestinesi di Gaza", continua a fare riferimento alla "Striscia di Gaza occupata". Ma Gaza non è occupata da vent'anni, e non lo è nemmeno ora. Gaza è il teatro da cui i palestinesi continuano a lanciare razzi e missili contro obiettivi civili in Israele.
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di Bassam Tawil • 8 aprile 2025
Le attuali proteste hanno luogo per un solo motivo: Hamas sta perdendo clamorosamente la guerra. È ora di smettere di proiettare i valori e le aspirazioni occidentali sulle società islamiche. Le proteste nella Striscia di Gaza non sono una svolta verso la pace. Piuttosto, ancora una volta, sono un sintomo del fallimento dei palestinesi, nel raggiungere il loro obiettivo di uccidere gli ebrei ed eliminare Israele. Nella foto: Una protesta anti-Hamas a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, il 26 marzo 2025. (Foto di AFP via Getty Images)
Le recenti proteste contro Hamas nella Striscia di Gaza vengono considerate da alcuni analisti politici occidentali e arabi uno sviluppo positivo e incoraggiante. Chi si affretta a celebrare le proteste a Gaza deve tener conto del fatto che molto probabilmente non sono altro che uno spettacolo di Hamas, sostenuto dall'Iran, per ingannare il mondo e fargli credere che sia in corso una rivolta contro il gruppo terroristico. Del resto, questo è lo stesso Hamas che ha continuato a far capire a tutti, anni prima che i suoi terroristi attaccassero Israele il 7 ottobre 2023, che non era interessato a un altro round di combattimenti. Poi ha massacrato e torturato brutalmente 1.200 israeliani, rapendone 251. Una delle tattiche di Hamas è stata quella di cercare di proteggere i suoi terroristi nascondendoli tra i civili. Secondo alcuni report, membri di Hamas sono stati avvistati alla guida di alcune delle manifestazioni di protesta a Gaza.
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di Majid Rafizadeh • 30 marzo 2025
Che piaccia o no, la natura del regime iraniano è inseparabile dalle sue basi ideologiche. La Repubblica islamica dell'Iran non è uno Stato normale, e nemmeno una dittatura convenzionale. È un'entità ideologica che trae la propria identità dall'opposizione agli Stati Uniti, a Israele e all'Occidente. Nella foto: la "Guida Suprema" iraniana Ali Khamenei incontra il presidente Masoud Pezeshkian a Teheran, il 27 agosto 2024. (Fonte dell'immagine: khamenei.ir)
Da più di quarant'anni molti politici occidentali coltivano la speranza che i negoziati con il regime islamista iraniano potrebbero portare a un cambiamento nel suo comportamento e del suo atteggiamento nei confronti dell'Occidente. Più volte sono state fatte a Teheran aperture diplomatiche e concessioni, sono stati offerti incentivi economici nella speranza che l'interesse potesse moderare le sue politiche. Tuttavia, ogni tentativo di diplomazia è fallito. E purtroppo, continuerà a fallire. Che piaccia o no, la natura del regime iraniano è inseparabile dalle sue basi ideologiche. La Repubblica islamica dell'Iran non è uno Stato normale, e nemmeno una dittatura convenzionale. È un'entità ideologica che trae la propria identità dall'opposizione agli Stati Uniti, a Israele e all'Occidente.
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di Bassam Tawil • 24 marzo 2025 14:48
Il presidente dell'Autorità Palestinese (AP) Mahmoud Abbas ha sospeso i pagamenti ai terroristi palestinesi e alle loro famiglie? O sta solo cercando di ingannare gli americani per convincerli a riprendere l'erogazione degli aiuti finanziari all'AP? La realtà è che Abbas non ha sospeso i pagamenti ai terroristi e alle loro famiglie, e non lo farà mai. Nella foto: Il 23 luglio 2018, durante una cerimonia in onore dei terroristi palestinesi, Abbas ha detto: "Non ridurremo né sospenderemo gli assegni erogati alle famiglie dei martiri, dei prigionieri e dei prigionieri rilasciati (...) se ci rimanesse un solo centesimo lo spenderemmo per le famiglie dei martiri e dei prigionieri". (Fonte dell'immagine: MEMRI)
Il presidente dell'Autorità Palestinese (AP) Mahmoud Abbas ha sospeso i pagamenti ai terroristi palestinesi e alle loro famiglie? O sta solo cercando di ingannare gli americani per convincerli a riprendere l'erogazione degli aiuti finanziari all'AP? Il 10 febbraio, la piattaforma digitale americana di notizie Axios ha riportato che "Abbas ha emesso un decreto che revoca il sistema di pagamenti alle famiglie dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane o alle famiglie dei palestinesi uccisi o feriti durante gli attacchi contro gli israeliani".
Il programma di sostegno finanziario è noto come "Pay for Slay" ("Pagare per uccidere"). I funzionari dell'Autorità Palestinese hanno detto ad Axios che sperano che la decisione di Abbas migliorerà i rapporti con l'amministrazione Trump e con il Congresso e porterà alla ripresa degli aiuti finanziari erogati dagli Stati Uniti all'AP.
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di Uzay Bulut • 16 marzo 2025
La persecuzione dei cristiani in Siria è in aumento da quando Ahmed al-Sharaa ha assunto la carica di presidente del Paese, dopo che il suo gruppo terroristico Hayat Tahrir al-Sham affiliato ad al-Qaeda ha rovesciato il regime di Assad a dicembre. Al-Sharaa ha di recente iniziato a indossare giacca e cravatta e ora si presenta all'Occidente come un "moderato". Nei libri di testo, tuttavia, il suo governo ha sostituito la parola "legge" con "sharia" e ha utilizzato l'insegnamento islamico per reclutare il nuovo esercito del Paese. Nella foto: Al-Sharaa stringe la mano al presidente turco Recep Tayyip Erdogan durante una conferenza stampa ad Ankara, in Turchia, il 4 febbraio 2025. (Foto di Ozan Kose/AFP via Getty Images)
Purtroppo, la persecuzione dei cristiani nella "Valle dei cristiani" (Wadi al-Nasara) in Siria, abitata in maggioranza da greci originari di Antiochia, è in aumento. Dopo aver conquistato Damasco e rovesciato il regime siriano di Assad nel dicembre 2024, le forze del gruppo terroristico Hayat Tahrir al-Sham (HTS) affiliato ad al-Qaeda hanno esortato i residenti della Valle dei cristiani a consegnare tutte le armi in loro possesso per autodifesa, affermando che i civili non sarebbero stati feriti. Tuttavia, da quando i jihadisti hanno preso il controllo della Siria, circa 500 mila cristiani nel Paese hanno dovuto fronteggiare crescenti persecuzioni e un allarmante aumento di rapimenti.
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di Drieu Godefridi • 11 marzo 2025
Di recente, all'emittente radiotelevisiva CBS, tre procuratori tedeschi intervistati spiegano che il loro lavoro consiste nel reprimere le "opinioni inaccettabili". Quando il giornalista chiede loro un esempio di opinione inaccettabile, uno dei procuratori risponde: "Ripubblicare informazioni false". (Fonte dell'immagine: iStock)
di Daniel Greenfield • 3 marzo 2025
Le stesse persone che insistono sul fatto che è moralmente sbagliato e irrealistico spostare 2 milioni di musulmani da Gaza ritengono moralmente giusto e fattibile reinsediare quasi mezzo milione di ebrei in Israele. Nella foto, un'auto carica di materassi attraversa Gaza il 1° febbraio 2025. (Foto di Moiz Salhi/Middle East Images/AFP via Getty Images)
Il piano del presidente Donald Trump di trasferire i coloni arabi musulmani che attualmente vivono a Gaza ha scatenato forti reazioni da parte di politici, attivisti e media. Le obiezioni possono essere suddivise in morali e pratiche. I "moralisti" sostengono che è "sbagliato" trasferire la popolazione di Gaza, mentre i "pragmatici" ritengono che ciò sia impossibile. Entrambe le obiezioni sono infondate. La popolazione ebraica di Gaza è stata trasferita due volte, la prima dopo l'invasione e la conquista di Gaza da parte dell'Egitto durante la guerra d'Indipendenza del 1948-1949, e la seconda volta dopo il "disimpegno" del 2005, che eliminò con la forza 21 comunità ebraiche ed espulse le famiglie che vi risiedevano. Non solo i politici e i media non si sono opposti allo sgombero forzato delle comunità ebraiche di Gaza, ma tale mossa è stata salutata come un passo verso la pace regionale.
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di Drieu Godefridi • 24 febbraio 2025
La capitale belga è entrata in un'era da Far West, in cui vige la logica "dell'ognuno per sé', e dove le persone cercano di proteggersi come meglio possono, senza fare affidamento sulle "autorità" fallimentari. Nella foto: la polizia lavora per sgomberare una strada durante le violente rivolte del 27 novembre 2022 a Bruxelles, Belgio. (Foto di Nicolas Maeterlinck/Belga/AFP tramite Getty Images)
Quando il presidente Donald Trump, nel 2016, paragonò Bruxelles, in Belgio, a un "inferno", le sue parole suscitarono molto scalpore, soprattutto in Europa, e vennero accolte con quel misto di disprezzo, ignoranza e negazione della realtà tipico di una certa "élite" dell'Unione Europea. Trump aveva fatto quelle osservazioni nel contesto dei dibattiti sull'immigrazione e la sicurezza, rilevando che Bruxelles era cambiata in peggio nel corso degli anni, principalmente a causa di una sommersione migratoria incontrollata e irregolare. Anche se all'epoca i fatti gli diedero ragione, nel 2025 si potrebbe dire che la libanizzazione di Bruxelles dimostra che la sua considerazione era lungimirante. Esplosione della criminalità
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di Majid Rafizadeh • 19 febbraio 2025
Le motivazioni del regime iraniano sono radicate nel suo disperato bisogno di garantire la propria sopravvivenza e di portare avanti il suo programma espansionistico, e non nella volontà di rispettare le norme internazionali o promuovere la pace. Nella foto: La Guida Suprema iraniana, l'Ayatollah Ali Khamenei, durante una cerimonia per gli ufficiali del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), il 20 maggio 2015, a Teheran. (Ufficio della Guida Suprema iraniana)
Il regime iraniano ha di recente dimostrato un'insolita impazienza a negoziare con l'amministrazione Trump per raggiungere un accordo con l'Occidente. Questo improvviso cambiamento non deve illudere il mondo occidentale, in particolare gli Stati Uniti, del fatto che le intenzioni di Teheran sono genuine o benevoli. Le motivazioni del regime iraniano sono radicate nel suo disperato bisogno di garantire la propria sopravvivenza e di portare avanti il suo programma espansionistico, e non nella volontà di rispettare le norme internazionali o promuovere la pace. Comprenderlo è fondamentale per evitare quello che potrebbe diventare un errore fatale.
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di Robert Williams • 15 febbraio 2025
Il governo tedesco sembra nascondere un attacco terroristico islamista in un mercatino di Natale definendolo "islamofobo". Taleb al-Abdulmohsen è piombato alla guida di un'auto, dopo una corsa folle di 200 metri, tra le bancarelle di un affollato mercatino di Natale, il 20 dicembre scorso, uccidendo un bambino di nove anni e quattro donne, ferendo più di 200 persone, di cui 40 in modo grave. Nella foto: le ambulanze evacuano le persone ferite nell'attacco. (Foto di Craig Stennett/Getty Images)
La città tedesca di Magdeburgo è entrata nella triste storia degli attacchi terroristici da parte di migranti musulmani, quando il terrorista saudita Taleb al-Abdulmohsen è piombato alla guida di un'auto, dopo una corsa folle di 200 metri, tra le bancarelle di un affollato mercatino di Natale, il 20 dicembre scorso, uccidendo un bambino di nove anni e quattro donne, ferendo più di 200 persone, di cui 40 in modo grave.
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