Analisi e articoli più recenti

Quando la neutralità è immorale: Israele, Hamas e il problema dell'equivalenza morale

di André Villeneuve  •  26 novembre 2023

È risaputo che l'IDF avvisa i civili palestinesi tramite volantini, messaggi di testo e persino telefonate di evacuare le aree vicine agli obiettivi militari prima che vengano attaccati. Mentre l'IDF fa di tutto per ridurre al minimo il numero delle vittime civili, Hamas e altri gruppi terroristici palestinesi fanno tutto il possibile per massimizzarlo, non solo uccidendo indiscriminatamente gli israeliani, ma anche nascondendosi tra la propria popolazione civile e usandola come scudi umani. Nella foto: un uomo palestinese mostra un volantino lanciato dall'esercito israeliano su Gaza City, il 5 novembre 2023. (Foto di Bashar Taleb/AFP via Getty Images)

7 ottobre: un altro giorno segnato dall'infamia: la Pearl Harbor di Israele. L'11 settembre di Israele. La tranquilla mattinata dello Shabbat di Simchat Torah, che concludeva la festa ebraica dei Tabernacoli, si è improvvisamente trasformata in un bagno di sangue. Sotto la copertura di un massiccio lancio di razzi, migliaia di terroristi di Hamas hanno attaccato le comunità a sud di Israele, lasciando dietro di loro una scia di carneficina e devastazione, tendendo imboscate nelle basi militari e agli automobilisti, uccidendo circa 364 persone durante un festival musicale, massacrando famiglie nei loro letti, stuprando donne, giustiziando bambini e sopravvissuti alla Shoah, bruciando vivi i civili e rapendo 244 persone per poi portarle a Gaza. Con un bilancio di almeno 1.200 morti, è stato il giorno più letale per gli ebrei dai tempi della Shoah. La barbarie dell'attacco di Hamas è stata così senza precedenti che persino il mondo è stato brutalmente, seppur fugacemente, scosso dalla sua consueta apatia e sconvolto dall'orrore.

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Gli utili idioti di Hamas negli Stati Uniti e in Europa

di Bassam Tawil  •  19 novembre 2023

Questi manifestanti, che sembrano così virtuosi, inviano ai gruppi terroristici il messaggio che gli occidentali danno pieno sostegno alla violenza, al terrorismo e al jhad (guerra santa) non solo contro Israele e contro gli ebrei, ma anche contro i cristiani, contro tutti gli "infedeli", l'Europa, gli Stati Uniti e l'Occidente. Nella foto: manifestanti protestano contro Israele sul ponte di Brooklyn a New York City il 7 novembre 2023. (Foto di Kena Betankur/AFP via Getty Images)

Le manifestazioni "filo-palestinesi" che si sono svolte negli ultimi giorni negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei sono tutte contraddistinte dall'odio per Israele e gli ebrei, e il loro scopo non è quello di aiutare i palestinesi, soprattutto quelli che vivono sotto il governo di Hamas, il gruppo terroristico appoggiato dall'Iran, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007.

Chi è davvero filo-palestinese scenderebbe in piazza per chiedere che i palestinesi abbiano leader che non sottraggano loro miliardi di dollari in aiuti internazionali o che non gli sparino addosso quando cercano di fuggire per mettersi in salvo, o che non nascondano armi e munizioni all'interno o nei pressi delle loro abitazioni e scuole.

Invece di sostenere l'eliminazione di Israele, i manifestanti dovrebbero chiedere di eradicare la presenza di Hamas, i cui membri tengono in ostaggio due milioni di palestinesi, mentre i loro leader vivono lussuosamente in hotel del Qatar.

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Chi dice che Hamas non rappresenta i palestinesi?

di Bassam Tawil  •  12 novembre 2023

Il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas non ha condannato le atrocità commesse da Hamas il 7 ottobre. Il silenzio di Abbas è una fragorosa approvazione del massacro a sangue freddo di centinaia e centinaia di israeliani. Non devono esservi dubbi in proposito: sia Hamas che Abbas rappresentano la maggioranza dei palestinesi il cui obiettivo è uccidere gli ebrei e distruggere Israele. Nella foto: Abbas (a destra) e il leader di Hamas Khaled Mashaal si incontrano il 24 novembre 2011 al Cairo, in Egitto, in un tentativo di "riconciliazione". (Foto di Mohammed al-Hams/Ufficio di Khaled Mashaal tramite Getty Images)

In una serie di dichiarazioni successive al massacro di Hamas del 7 ottobre in Israele, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che Hamas non rappresenta tutto il popolo palestinese. "Credo che Israele capisca che una parte significativa del popolo palestinese non condivide le opinioni di Hamas e Hezbollah", ha dichiarato Biden in un'intervista alla CBS.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha fatto eco all'affermazione di Biden dicendo al re Abdullah di Giordania e al presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas che Hamas non rappresenta il popolo palestinese. In una telefonata con Abbas, Blinken "ha espresso il continuo sostegno degli Stati Uniti al popolo palestinese, ribadendo che i terroristi di Hamas non rappresentano i palestinesi né le loro legittime aspirazioni all'autodeterminazione e le pari misure di dignità, libertà, sicurezza e giustizia", si legge in un readout del Dipartimento di Stato.

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L'Europa rischia una guerra civile?

di Drieu Godefridi  •  1 novembre 2023

Gli europei dovranno fare l'impensabile: applicare le loro leggi. Se qualcuno, musulmano o non musulmano, vuole celebrare i pogrom jihadisti contro gli ebrei, beh, può andare a gioire in Iran o in Qatar. Non in Europa. Nella foto: manifestanti anti-israeliani a Bruxelles, in Belgio, il 15 ottobre 2023. (Foto di Nicolas Maeterlinck/Belga Mag/AFP tramite Getty Images)

A Vienna, Londra, Parigi, Berlino, Bruxelles e in decine di altre città europee, sono state organizzate una serie di manifestazioni "a sostegno della Palestina" ancor prima che gli israeliani rispondessero al pogrom jihadista perpetrato il 7 ottobre da Hamas, appoggiato dall'Iran, mentre i corpi di oltre 1.400 vittime israeliane torturate, stuprate, uccise e mutilate, di bambini decapitati o bruciati vivi, erano ancora caldi. Secondo un report di JNS:

"[Il 23 ottobre] le Forze di Sicurezza Israeliane hanno pubblicato due segmenti dell'interrogatorio dei terroristi di Hamas che hanno partecipato al massacro...

"Lo scopo dell'entrata in territorio israeliano (...) era quello di rapire civili. 'Avevamo l'ordine di prendere in ostaggio e rapire quanti più possibile' ha rivelato uno dei terroristi. E ha aggiunto: 'Hamas ci ha promesso che chiunque avesse portato un ostaggio avrebbe ricevuto un appartamento e 10 mila dollari'".

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Hamas usa gli israeliani rapiti come scudi umani: cosa dovrebbe fare Israele?

di Alan M. Dershowitz  •  22 ottobre 2023

Secondo il diritto internazionale, Israele ha diritto a voler impedire la morte dei propri civili causando inavvertitamente la morte di civili nemici. Nella foto: un terrorista di Hamas tiene in braccio due dei tanti bambini israeliani che Hamas ha rapito e portato come prigionieri nella Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023. (Fonte dell'immagine: e: Hamas/X [Twitter])

La strategia da tempo praticata da Hamas di usare bambini palestinesi e altri civili come scudi umani solleva l'importante e vecchia questione morale di scegliere tra la vita dei civili nemici e quella dei propri civili e soldati. Anche se alcuni "civili" palestinesi non sono del tutto innocenti, e anche se la loro morte è stata non intenzionale e collaterale ai legittimi obiettivi militari, è comunque tragica. Secondo il diritto internazionale, Israele ha diritto a voler impedire la morte dei propri civili causando inavvertitamente la morte di civili nemici.

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Per vincere una guerra si deve combatterne una

di Daniel Greenfield  •  13 ottobre 2023

Per Israele, vincere questa guerra significa distruggere Hamas, i suoi leader, i suoi terroristi e i suoi sostenitori con ogni mezzo necessario, e proteggere il territorio da dove i miliziani sono entrati in azione in modo che non possa essere utilizzato per compiere altri attacchi. Nella foto: Soldati dell'IDF, il 10 ottobre, si apprestano a rimuovere i corpi di quattro civili israeliani uccisi sabato dai terroristi di Hamas, a Kfar Aza, in Israele. (Foto di Alexi J. Rosenfeld/Getty Images)

Da persone civili, abbiamo perso il contatto con alcuni concetti basilari. Come la guerra.

Ci lamentiamo del fatto che non vinciamo più le guerre, ma è perché non le combattiamo. Piuttosto, poniamo in essere interventi armati con dimensioni limitate e finalità circoscritte contro gli insorti. Cerchiamo di stabilizzare gli Stati falliti. A volte entriamo, eliminiamo qualche terrorista e poi torniamo a casa. I veterani di guerra, le cui ferite sono molto reali, stanno lì a chiedersi se è a questo che dovevamo arrivare. Lo stesso dicasi per le famiglie degli uomini che sono morti combattendo in una guerra che non è mai stata una guerra.

Per vincere una guerra, si deve combatterne una.

Se il tuo nemico sta combattendo una guerra e tu stai combattendo qualcosa di meno di una guerra, il nemico vincerà.

Le azioni di polizia, i processi di nation-building e via dicendo hanno obiettivi vaghi e mal definiti, mentre le guerre ne hanno di molto chiari.

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Il jihad contro Israele: dove si colloca la Turchia?

di Burak Bekdil  •  11 ottobre 2023

Il fanatico retaggio anti-israeliano del presidente turco Recep Tayyip Erdoĝan ha avvelenato "con successo" una società già xenofoba e probabilmente ci vorranno generazioni per rimediare. Nella foto: Erdoĝan (a destra) rende omaggio al leader di Hamas Ismail Haniyeh al Parlamento di Ankara. (Copyright foto di Adem Altan/AFP via Getty Images)

Quando il 7 ottobre il gruppo terroristico Hamas ha lanciato un barbato attacco contro Israele, uccidendo più di 900 uomini, donne e bambini israeliani (e ferendone altre migliaia), il presidente turco Recep Tayyip Erdoĝan, anziché scagliare le sue solite invettive incendiarie contro Israele, ha invitato insolitamente alla moderazione entrambe le parti.

Tuttavia, l'ascesa dell'Islam politico in Turchia negli ultimi due decenni e l'innato antisionismo di Erdoĝan, il quale una volta definì il sionismo un crimine contro l'umanità, sembrano avere lasciato un segno indelebile nella psiche turca. Oltre ai suoi equilibrati inviti alla moderazione apertamente imparziali, Erdoĝan ha anche detto che l'istituzione di uno Stato palestinese è una necessità che non può essere procrastinata.

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Perché Hamas manda i palestinesi a morire sul confine con Israele?

di Khaled Abu Toameh  •  6 ottobre 2023

Hamas sta inviando palestinesi a Gaza per attaccare gli israeliani al confine con Israele con ordigni esplosivi, bombe molotov e sassi, perché sembra contrariato dal fatto che i suoi amici in Qatar abbiano ridotto il loro contributo finanziario mensile. Nella foto: una bomba lanciata dai terroristi di Hamas esplode nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione di confine con Israele, durante i disordini del 23 settembre (Foto di Said Khatib/AFP tramite Getty Images)

Negli ultimi giorni, il gruppo terroristico palestinese Hamas, appoggiato dall'Iran, ha nuovamente esortato i palestinesi che vivono sotto il suo governo nella Striscia di Gaza a marciare verso il confine con Israele e ad attaccare gli israeliani. Proteste simili a quelle avvenute nel 2018, indette e promosse anche da Hamas, hanno provocato la morte o il ferimento di centinaia di palestinesi.

Queste proteste anti-israeliane sono durate un anno e si sono concluse senza alcun risultato degno di nota per Hamas. Israele ha accettato di allentare alcune restrizioni sulla Striscia di Gaza, come l'ampliamento della zona di pesca di oltre tre miglia e il permesso di importare più materie prime per le fabbriche civili.

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"L'emergenza climatica" è una bufala

di Robert Williams  •  1 ottobre 2023

"I modelli climatici presentano molte carenze e non sono nemmeno lontanamente plausibili come strumenti politici. Essi (...) ignorano il fatto che arricchire l'atmosfera con CO 2 è benefico. (...) Non esistono prove statistiche che il riscaldamento globale stia intensificando uragani, inondazioni, siccità e simili disastri naturali, o li stia rendendo più frequenti". – Tratto dalla dichiarazione "L'emergenza climatica non esiste", firmata da 1.609 scienziati e professionisti. (Fonte immagine: iStock)

Più di 1.600 scienziati e professionisti, tra cui due premi Nobel, hanno firmato una dichiarazione in cui si afferma che "l'emergenza climatica non esiste". Purtroppo, è improbabile che tale documento attiri l'attenzione dei media mainstream, ma è importante che la gente lo sappia: l'isteria climatica di massa e la distruzione dell'economia americana in nome del cambiamento climatico devono finire.

"La scienza del clima dovrebbe essere meno politica, mentre le politiche climatiche dovrebbero essere più scientifiche", si legge nella dichiarazione firmata da 1.609 scienziati e professionisti, tra cui i premi Nobel per la fisica John F. Clauser (statunitense), e Ivar Giaever (statunitense di origine norvegese).

La dichiarazione aggiunge:

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L'Occidente sta importando la Rivoluzione culturale cinese

di J.B. Shurk  •  24 settembre 2023

La "rivoluzione culturale" cinese ha già distrutto una grande civiltà, forse l'Occidente dovrebbe rifiutarsi di importare una propria rivoluzione culturale prima che sia troppo tardi. Nella foto: un gruppo di bambini che leggono il "libretto rosso" del presidente Mao Tse-tung, riuniti davanti a un ritratto di Mao durante la Rivoluzione culturale cinese, intorno al 1968. (Foto di Hulton Archive/Getty Images)

La millenaria cultura tradizionale cinese è permeata da bellissime teorie confuciane, dai legami di parentela, dal simbolismo artistico, dalla mitologia e da una costante devozione agli antenati di famiglia. Ma ad osservare queste antiche usanze è Taiwan, e non la Cina, dove un visitatore dovrebbe recarsi. Quando i comunisti della Cina continentale distrussero il ricco patrimonio cinese e quando la "Rivoluzione culturale" di Mao Tse-tung spazzò via i "Quattro Vecchiumi", ossia le vecchie idee, i vecchi costumi, le vecchie abitudini e la vecchia cultura della società cinese, Taiwan divenne de facto l'estremo rifugio per una delle grandi civiltà più antiche al mondo.

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Jihad in Austria: "I cristiani devono morire"

di Raymond Ibrahim  •  3 settembre 2023

Due ragazzi musulmani che vivono in Austria, di 15 e 16 anni, hanno di recente confessato davanti al Tribunale regionale di Leoben che vorrebbero "uccidere i cristiani" e "ripristinare il califfato". Avevano pianificato di massacrare quante più persone possibile durante un attacco alla scuola secondaria di primo grado frequentata dal 15enne. Nella foto: la città di Leoben, dove si è celebrato il processo. (Fonte dell'immagine: David Bauer/Wikimedia Commons)

Due ragazzi musulmani che vivono in Austria hanno di recente confessato davanti al Tribunale regionale di Leoben che vorrebbero "uccidere i cristiani" e "ripristinare il califfato".

I due, di 15 e 16 anni, sono stati processati presso il Tribunale regionale di Leoben, il 16 luglio scorso. Avevano pianificato di massacrare quante più persone possibile durante un attacco alla scuola secondaria di primo grado frequentata dal 15enne, a Bruck an der Mur, dove vivevano entrambi.

In aula, i due imputati, i quali hanno entrambi un passato di violenza e criminalità, hanno ammesso che volevano "sparare a tutti i cristiani della classe". Alla domanda come avrebbero reagito se la polizia fosse intervenuta, hanno risposto: "Ci saremmo arresi", aggiungendo che "Allah li avrebbe perdonati" in prigione, perché "uccidere i cristiani ci conduce in Paradiso".

Facendo una riflessione sui due mancati stragisti, un articolo rileva:

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Stuprate e costrette a sfilare nude: la persecuzione dei cristiani in India

di Raymond Ibrahim  •  30 agosto 2023

Secondo la World Watch List, la crescente persecuzione dei cristiani in India ha addirittura portato quella nazione all'11° posto nella classifica dei Paesi dove i cristiani sono maggiormente perseguitati. Nella foto: i resti di una chiesa bruciata nel villaggio di Langching, nello Stato indiano nordorientale del Manipur, il 31 maggio 2023. (Foto di AFP via Getty Images)

Una recente atrocità, ripresa in un video, evidenzia l'orribile situazione delle minoranze cristiane nell'India indù.

Secondo un report:

"Il video virale cattura la terribile esperienza che hanno vissuto due donne cristiane del Manipur. Il 4 maggio 2023, le donne sono state costrette a sfilare nude mentre centinaia di uomini le molestavano e le picchiavano impietosamente. Purtroppo, la donna più giovane, di soli 19 anni, è stata brutalmente stuprata dalla folla inferocita, tra cui membri della tribù Meitei [indù]. Per aggiungere orrore all'orrore, quattro agenti di polizia sarebbero rimasti fermi a guardare il perpetrarsi della brutale aggressione, senza cercare di intervenire.

"Nel video si sentono gridare membri del gruppo tribale Meitei; 'Se non ti togli i vestiti, ti uccideremo'. Le donne poi vengono palpeggiate, schiaffeggiate e prese a pugni in pubblico, implorando pietà, mentre singhiozzano e gemono tra le angustie.

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L'incriminazione di Trump criminalizza il dissenso politico

di Daniel Greenfield  •  20 agosto 2023

L'incriminazione per l'assalto a Capitol Hill, sede del Congresso americano, del 6 gennaio 2021, formulata dal consigliere speciale Jack Smith, un amico dei Democratici di lunga data, criminalizza le contestazioni elettorali. O almeno quelle che prendono di mira i Democratici. E insieme a ciò, ogni dissenso politico. Smith non ha fatto altro che prendere parti della legge e usarle per creare un'infrastruttura criminale in grado di bandire la maggior parte dei partiti politici e delle attività alla stregua della Cina comunista o della Russia. Nella foto: Smith si prepara a parlare ai media il 1° agosto 2023, a Washington, D.C. (Foto di Drew Angerer/Getty Images)

Le numerose accuse e le molteplici indagini penali a carico dell'ex presidente Donald Trump intendono manipolare le elezioni presidenziali del 2024, ma l'ultima incriminazione ha l'obiettivo di manipolare anche le conseguenze di queste elezioni.

Le precedenti incriminazioni dell'ex presidente avevano fatto qualcosa di inedito trasformando i misfatti in reati e stabilendo che i termini di prescrizione non sono vincolanti, ma l'incriminazione per l'assalto a Capitol Hill, sede del Congresso americano, del 6 gennaio 2021, formulata dal consigliere speciale Jack Smith, un amico dei Democratici di lunga data, va oltre perché criminalizza le contestazioni dei risultati elettorali.

O almeno quelle che prendono di mira i Democratici. E insieme a ciò, ogni dissenso politico.

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I campi estivi dei palestinesi per uccidere gli ebrei

di Bassam Tawil  •  30 luglio 2023

Quest'estate, più di 100 mila ragazzini palestinesi della Striscia di Gaza parteciperanno ai campi estivi gestiti da Hamas e dalla Jihad Islamica. I campi insegnano ai giovani come combattere Israele e gli ebrei, e forniscono un addestramento militare con esercitazioni pratiche con coltelli e armi da fuoco, combattimenti corpo a corpo, ed esercitazioni di marcia e a piedi. Nella foto: uomini armati mascherati delle Brigate Izaddin al-Qassam di Hamas registrano i bambini che partecipano a un campo estivo, il 14 giugno 2021, a Gaza City. (Foto di Mahmud Hams/AFP via Getty Images)

Mentre gli scolari e gli alunni di tutto il mondo si godono le vacanze estive praticando attività sportive e ricreative, ai ragazzini palestinesi viene insegnato come combattere Israele e gli ebrei e vengono addestrati a farlo.

L'indottrinamento e il lavaggio del cervello di questi giovanissimi non sono una novità. I leader palestinesi hanno coltivato l'odio verso Israele e gli ebrei di generazione in generazione. Questo incitamento ha luogo da decenni negli asili palestinesi, nelle scuole, nelle università, nelle moschee, nei media e persino nei cruciverba. È questo il motivo per cui i sondaggi dell'opinione pubblica continuano ovviamente a mostrare, non a caso, che i palestinesi avallano opinioni radicali e sostengono il terrorismo contro Israele.

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Il piano dell'Iran per cacciare gli ebrei dalla "Palestina"

di Bassam Tawil  •  23 luglio 2023

Il segretario generale della Jihad islamica palestinese Ziyad al-Nakhalah, il quale di recente si è recato a Teheran per incontrare i leader iraniani, ha rivelato che l'obiettivo principale dell'intensificarsi degli attacchi terroristici compiuti dalla sua organizzazione contro gli israeliani è quello di far sentire gli ebrei insicuri al punto di dover abbandonare il proprio Paese. Nella foto: il leader supremo dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei (a destra), incontra Nakhalah (secondo da destra), a Teheran, il 14 giugno 2023. (Fonte dell'immagine: khamenei.ir)

I mullah iraniani stanno cercando di creare una situazione in cui gli ebrei non si sentano più al sicuro nel proprio Paese e siano costretti a lasciare Israele. Per conseguire tale obiettivo, i mullah hanno incaricato i loro emissari palestinesi del terrore, Hamas e la Jihad Islamica Palestinese (JIP), di intensificare la campagna terroristica contro Israele e gli ebrei.

I mullah sono anche riusciti a reclutare nel loro jihad (guerra santa) finalizzato a distruggere Israele i membri israeliani di Fatah, la fazione palestinese al potere guidata dal presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas.

La Guida Suprema dell'Iran Ali Khamenei ha ripetutamente dichiarato la sua intenzione di sostenere qualsiasi gruppo terroristico palestinese che vuole la distruzione di Israele e uccide gli ebrei. Il 14 giugno, Khamenei ha scritto:

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