Analisi e articoli più recenti

La tradizione palestinese di celebrare la morte degli ebrei

di Bassam Tawil  •  16 ottobre 2024

I palestinesi hanno l'abitudine di festeggiare in strada ogni volta che Israele viene attaccato o che un ebreo viene assassinato dai terroristi ed è difficile se non impossibile, trovare un alto funzionario palestinese disposto a criticare il suo stesso popolo per aver celebrato gli attacchi terroristici. Nella foto: Arabi palestinesi festeggiano l'attacco missilistico iraniano contro Israele e posano esultanti, facendo il gesto delle dita a "V", che sta per vittoria, con un pezzo di un missile iraniano abbattuto che hanno spostato nella piazza della città di Dura (vicino a Hebron), il 1° ottobre 2024. (Foto di Hazem Bader/AFP via Getty Images)

I palestinesi hanno l'abitudine di festeggiare in strada ogni volta che Israele viene attaccato o che un ebreo viene assassinato dai terroristi.

Gli ultimi festeggiamenti palestinesi hanno avuto luogo lo scorso 1° ottobre, quando l'Iran ha lanciato centinaia di missili balistici verso Israele. Le celebrazioni si sono svolte nonostante alcuni missili siano caduti in aree palestinesi in Cisgiordania e l'unica persona uccisa sia stata, paradossalmente, un palestinese di Gerico.

In un villaggio della Cisgiordania, i palestinesi hanno eretto un monumento utilizzando l'estremità della parte posteriore di un missile iraniano per celebrare l'attacco iraniano contro Israele.

Altri festeggiamenti hanno avuto luogo in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e in molti Paesi quando l'Iran ha lanciato il suo primo attacco con missili e droni contro Israele nell'aprile scorso. Secondo un report del quotidiano iraniano Tehran Times:

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Il Sudan è il nuovo proxy dell'Iran

di Pete Hoekstra  •  15 ottobre 2024

L'Iran, dopo aver assistito ai danni inflitti a Hamas e Hezbollah, due dei suoi maggiori proxies, punta a un nuovo agente, una sorta di "premio di consolazione" da utilizzare come base operativa complementare: il Sudan. Di recente, la ricca milizia privata iraniana, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, ha stabilito una solida relazione con il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo delle Forze Armate Sudanesi. Nella foto: Il 26 settembre 2024, al-Burhan interviene all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a New York. (Foto di Leonardo Munoz/AFP via Getty Images)

L'Iran, dopo aver assistito ai danni inflitti a Hamas e Hezbollah, due dei suoi maggiori proxies, punta a un nuovo agente, una sorta di "premio di consolazione" da utilizzare come base operativa complementare: il Sudan.

Da qualche tempo, la Repubblica islamica sta cercando di stabilire un porto nella principale città costiera del Sudan, Port Sudan. La strategia di Teheran di sostenere altri Paesi e gruppi terroristici, infiltrandosi in essi, come ha fatto in Iraq, in Siria, a Gaza, in Libano, in Venezuela e in Yemen, sembra essere l'ennesima estensione della sua strategia di spostarsi in territori con governi deboli o instabili, espandere la propria influenza in tutto il Medio Oriente, creare nuovi fronti per le sue campagne finalizzate a distruggere Israele e far crollare l'ordine mondiale guidato dall'Occidente.

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La Germania annuncia "una stretta sui coltelli", dopo l'attentato di Solingen

di Daniel Greenfield  •  6 ottobre 2024

Nel 2023, in Germania, si sono verificati 13.844 episodi di "crimini da coltello", che le autorità attribuiscono all'esistenza dei coltelli più che agli autori di tali crimini, che pare siano perlopiù giovani uomini musulmani. Nella foto: I pompieri ripuliscono il sangue dal marciapiede dove un migrante musulmano ha accoltellato 6 persone, uccidendone una, il 31 maggio scorso, a Mannheim, in Germania. (Foto di Kirill Kudrayavtsev/AFP via Getty Images)

Dopo che un profugo siriano di religione islamica ha accoltellato diverse persone di mezza età al Festival della diversità di Solingen, il governo tedesco ha annunciato che metterà al bando i coltelli lunghi più di sette centimetri.

Il terrorista dell'ISIS, autore dell'attentato, era uno degli oltre un milione di migranti che hanno invaso la Germania dichiarandosi "profughi". L'uomo era anche uno dei numerosi immigrati irregolari raggiunti da un decreto di espulsione mai reso esecutivo.

Tutto ciò che il terrorista musulmano ha dovuto fare per evitare l'espulsione è stato lasciare l'alloggio per rifugiati facendo perdere le proprie tracce alle autorità per poi ricomparire quando il termine per il trasferimento era scaduto, potendo così rimanere sul suolo tedesco. I rifugiati musulmani che non vengono espulsi sono una delle maggiori fonti di terrorismo, criminalità e violenza in Europa.

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La guerra di Israele è contro Hezbollah, e non contro il popolo libanese

di Bassam Tawil  •  28 settembre 2024

Come risponderebbero gli Stati Uniti se un'organizzazione terroristica messicana lanciasse migliaia di missili e droni sulle città americane? Gli Stati Uniti tollererebbero tali attacchi per quasi un anno? Come risponderebbe la Francia se le sue città venissero attaccate da terroristi con base nei Paesi vicini? I francesi chiederebbero l'avvio di negoziati con i terroristi o eserciterebbero il loro diritto all'autodifesa? Nella foto: una casa e due auto a Moreshet, in Israele, colpite direttamente da un razzo lanciato da Hezbollah dal Libano, il 22 settembre 2024. (Foto di Amir Levy/Getty Images)

Questo articolo è stato pubblicato dal Gatestone il 25 settembre 2024, prima della morte di Hassan Nasrallah.

Alcuni media internazionali stanno travisando i recenti scontri tra Israele e Hezbollah, l'organizzazione terroristica sostenuta dall'Iran, come una guerra tra Israele e Libano. Questa, tuttavia, non è una guerra tra Israele e il popolo libanese, quanto invece tra Israele e un gruppo terroristico armato fino ai denti che ha creato uno stato all'interno di uno Stato in Libano e sta agendo su ordine dei mullah di Teheran per promuovere il loro obiettivo di distruggere "l'entità sionista". Questa guerra è stata iniziata undici mesi fa da Hezbollah a sostegno del gruppo terroristico palestinese Hamas, un altro proxy sostenuto dall'Iran che opera nella Striscia di Gaza.

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L'unico accordo che Hamas vuole è la resa di Israele

di Bassam Tawil  •  22 settembre 2024

Abbandonare il confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto consentirebbe ad Hamas di continuare con la sua decennale pratica di contrabbando di armi nell'enclave. Permetterebbe anche al nuovo capo di Hamas, Yahya Sinwar, di fuggire, insieme a molti degli ostaggi di cui si pensa si circondi per proteggersi, attraverso i tunnel nel deserto del Sinai in Egitto. Nella foto: un grande tunnel di Hamas tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, sotto il Corridoio Filadelfia, scoperto dall'esercito israeliano il 4 agosto 2024. (Fonte della foto: IDF)

Il gruppo terroristico palestinese Hamas, sostenuto dall'Iran, ha reiterato la richiesta che Israele si ritiri completamente dalla Striscia di Gaza per raggiungere un accordo per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi. Hamas, in altre parole, chiede che Israele perda la guerra in modo che il gruppo terroristico possa riorganizzarsi, riarmarsi e prepararsi per altri attacchi contro lo Stato ebraico, come quello lanciato il 7 ottobre 2023. In quell'attacco, 1.200 israeliani sono stati assassinati, molti dei quali stuprati, torturati e bruciati vivi. Altri 240 israeliani sono stati rapiti e portati nella Striscia di Gaza, dove 101 sono ancora tenuti in ostaggio, molti dei quali sono già stati uccisi (si veda qui e qui).

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La Gran Bretagna dhimmi sprofonda nell'autoritarismo: morte alla libertà di espressione

di Robert Williams  •  25 agosto 2024

Utilizzando le proteste in corso in tutta la Gran Bretagna per reprimere, in modo unilaterale, i diritti fondamentali, il primo ministro Keir Starmer è riuscito ad esacerbare il conflitto razziale, ad infiammare le tensioni, creare divisioni, penalizzare la libertà di espressione e a prendere chiaramente sottogamba le preoccupazioni legittime. Nella foto: un'auto brucia durante una rivolta a Middlesbrough, in Inghilterra, il 4 agosto 2024. (Foto di Ian Forsyth/Getty Image

Appena un mese dopo le elezioni politiche, il nuovo governo laburista sta trascinando la Gran Bretagna in un grave conflitto civile, distruggendo al contempo quel poco che resta delle libertà britanniche, in particolare la libertà di espressione.

Il figlio adolescente di una famiglia di immigrati ruandesi ha accoltellato a morte tre bambine che frequentavano un corso di danza sulle note della popstar americana Taylor Swift, a Southport, una città vicino a Liverpool, il 29 luglio scorso. Il triplice omicidio ha scatenato proteste e rivolte da parte dei britannici che a quanto pare ne hanno abbastanza di come stanno le cose.

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L'orrore di un'arma nucleare iraniana

di Nils A. Haug  •  18 agosto 2024

L'Iran ha accelerato il suo programma nucleare, con un obiettivo primario in mente: l'eradicazione totale di Israele. Teheran non ha esitato a esprimere chiaramente i propri obiettivi genocidi contro Israele. Il neoeletto presidente iraniano Masoud Pezeshkian, all'inizio di luglio, ha ribadito "la dedizione di Teheran alla distruzione di Israele". (Fonte immagine: iStock)

L'obbligo primario di ogni leader politico, incluso il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, è proteggere l'integrità dei confini del Paese e garantire la sicurezza di ogni cittadino. Il dovere giuridico, politico e morale di Netanyahu è garantire che ogni cittadino possa vivere in pace ed essere libero, indipendente, e avere una vita prospera.

Questi obiettivi di vivere in un Paese tranquillo, prospero e sicuro sono esattamente ciò per cui si batterono i padri fondatori di Israele e ciò che ha portato a così tante guerre difensive che si sono succedute, scatenate dagli antagonisti dello Stato ebraico.

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La "diplomazia degli ostaggi": rapire per divertimento e profitto

di Nima Gholam Ali Pour  •  14 agosto 2024

Il 15 giugno, Iran e Svezia hanno concluso uno scambio di detenuti. Due innocenti cittadini svedesi, Johan Floderus e Saeed Azizi, sono stati rilasciati in cambio di un cittadino iraniano, Hamid Noury, il quale era stato condannato da un tribunale svedese per tortura e per il coinvolgimento nelle esecuzioni di massa di prigionieri politici, in Iran. Nella foto: Floderus (a destra) viene accolto dal primo ministro svedese Ulf Kristersson all'aeroporto di Arlanda, nei pressi di Stoccolma, il 15 giugno 2024. (Foto di Tom Samuelsson/TT News Agency/AFP via Getty Images)

Il 15 giugno, il governo svedese ha annunciato di aver portato a termine uno scambio di detenuti con il regime iraniano. Hamid Noury, un cittadino iraniano è stato rilasciato in cambio della liberazione di due cittadini svedesi, Johan Floderus e Saeed Azizi.

Noury ​​era stato condannato da un tribunale svedese per tortura e per il coinvolgimento nelle esecuzioni di massa di prigionieri politici nel carcere iraniano di Gohardasht, alla fine degli anni Ottanta, in seguito a una fatwa emessa dall'allora Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ruhollah Khomeini.

Nel novembre 2019, Noury ​​fu attirato in Svezia da alcuni iraniani con promesse di viaggi di lusso, feste e compagnie femminili. All'aeroporto di Arlanda, Noury trovò ad accoglierlo la polizia svedese e nel luglio 2022 è stato condannato all'ergastolo dal Tribunale distrettuale di Stoccolma per i crimini da lui commessi.

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Il miraggio dell'Iran: La trappola del "riformista"

di Majid Rafizadeh  •  31 luglio 2024

I principali media occidentali sono pieni di titoli che elogiano Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente dell'Iran, presumibilmente "riformista". L'aggettivo "riformista" accompagna puntualmente il suo nome, evidenziando così una forte estraneità verso i mullah al potere in Iran e il loro establishment teocratico. Nella foto: Pezeshkian parla a un raduno di suoi sostenitori a Teheran, in Iran, il 3 luglio 2024. (Foto di Hossein Beris/Middle East Images/AFP via Getty Images)

I principali media occidentali sono pieni di titoli che elogiano Masoud Pezeshkian, il nuovo presidente dell'Iran, presumibilmente "riformista". L'aggettivo "riformista" accompagna puntualmente il suo nome, evidenziando così una forte estraneità verso i mullah al potere in Iran e il loro establishment teocratico.

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Grandi bugie su Israele

di Robert Williams  •  21 luglio 2024

Da mesi, Israele smentisce le affermazioni diffamatorie sulla carestia a Gaza, mentre le organizzazioni internazionali (in particolare l'ONU e l'UE, la Corte Internazionale di Giustizia e i media tradizionali insieme a ONG come Human Rights Watch) hanno promosso la falsa e malevole narrazione secondo cui Israele è responsabile della fame degli abitanti di Gaza e addirittura la sta usando come "arma di guerra". Nella foto: una fila di camion a Rafah, in Egitto, che trasportano aiuti umanitari si prepara ad attraversare la Striscia di Gaza, il 23 marzo 2024. (Foto di Ali Moustafa/Getty Images)

Da mesi, Israele smentisce le affermazioni diffamatorie sulla carestia a Gaza, mentre le organizzazioni internazionali (in particolare l'ONU e l'UE, la Corte Internazionale di Giustizia e i media tradizionali insieme a ONG come Human Rights Watch) hanno promosso la falsa e malevole narrazione secondo cui Israele è responsabile della fame degli abitanti di Gaza e addirittura la sta usando come "arma di guerra". Israele avrebbe potuto risparmiarsi lo sforzo. Nessuno lo ha ascoltato.

"La fame", ha affermato l'Alto Rappresentante UE per la Politica estera Josep Borrell "è usata come arma di guerra". Le sue parole sono arrivate dopo che un organismo affiliato all'ONU, l'Integrated Food Security Phase Classification (ICP), ha pubblicato nel marzo scorso un rapporto speciale da cui emerge che centinaia di migliaia di persone a Gaza stavano già affrontando la carestia ed entro luglio la cifra sarebbe salita a più di un milione.

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I jihadisti brutalizzano le donne non musulmane e le femministe rimangono in silenzio

di Uzay Bulut  •  11 luglio 2024

La violenza sessuale come strategia militare è stata comunemente utilizzata in tutto il mondo dai terroristi islamici sin dal VII secolo. Per quanto riguarda il gran numero di donne israeliane che sono state brutalmente stuprate il 7 ottobre dai terroristi di Hamas e dai loro sostenitori, molte organizzazioni per i diritti delle donne hanno totalmente ignorato l'atrocità di tali abusi. Nella foto: Naama Levy, una 19enne israeliana rapita e portata a Gaza dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023. È ancora tenuta in ostaggio da Hamas. (Fonte dell'immagine: Hamas)

I terroristi di Hamas, sostenuti dall'Iran, hanno invaso Israele il 7 ottobre 2023. Hanno massacrato più di 1200 persone; hanno bruciato vive intere famiglie, torturato e violentato donne, bambini e uomini, e hanno preso in ostaggio circa 250 persone, tra cui bambini e neonati.

Dall'attacco di ottobre, tuttavia, le donne israeliane hanno dovuto affrontare interrogativi e dubbi espressi dalle opinioni pubbliche sulle brutalità e sulle violenze sessuali subite per mano di uomini musulmani di Gaza.

Nonostante il silenzio, e talvolta anche la totale negazione, da parte di molte organizzazioni femministe in tutto il mondo, i crimini sessuali di Hamas sono ben documentati. L'Associazione dei centri di crisi sullo stupro in Israele ha pubblicato a febbraio il report "Grido silenzioso – Crimini sessuali nella guerra del 7 ottobre".

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Gli eroi dei palestinesi: Assassini, stupratori e rapitori di bambini

di Bassam Tawil  •  7 luglio 2024

A più di otto mesi dall'attacco sferrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre, la maggior parte dei palestinesi continua a esprimere sostegno alle atrocità commesse dal gruppo terroristico sostenuto dall'Iran, tra cui l'uccisione, lo stupro, la decapitazione e il rogo di centinaia di israeliani. Il sostegno a Hamas coincide anche con la continua promozione da parte dell'amministrazione Biden e di alcune nazioni europee della creazione di uno Stato palestinese al fianco di Israele. Nella foto: Terroristi di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese condividono un momento di amicizia tra la folla, nella città di Rafah, nella Striscia di Gaza, il 28 novembre 2023. (Foto di AFP via Getty Images)

A più di otto mesi dall'attacco sferrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre, la maggior parte dei palestinesi continua a esprimere sostegno alle atrocità commesse dal gruppo terroristico sostenuto dall'Iran, tra cui l'uccisione, lo stupro, la decapitazione e il rogo di centinaia di israeliani.

Questo costante sostegno a Hamas si inserisce nel contesto degli sforzi guidati dagli Stati Uniti per porre fine all'attuale guerra nella Striscia di Gaza, una mossa che manterrebbe di fatto Hamas al potere per prepararsi al prossimo massacro di israeliani.

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Rispondere all'offensiva strategica di Hezbollah

di Caroline Glick  •  5 luglio 2024

Israele deve porre fine al regno del terrore di Hezbollah nel nord di Israele. Hezbollah sta bruciando le riserve naturali israeliane, i pascoli, i campi e i frutteti. Più di un migliaio di abitazioni sono state distrutte. Circa 80 mila israeliani sono stati sfollati dalle loro case. L'obiettivo finale del gruppo sciita libanese è lo stesso del suo padrone iraniano: l'annientamento di Israele. Nella foto: Incendi provocati dai razzi di Hezbollah lanciati dal Libano bruciano la vegetazione vicino alla città di Tzfat, nel nord di Israele, il 12 giugno 2024. (Foto di Jalaa Marey/AFP via Getty Images)

Hezbollah sta devastando il nord di Israele. Le riserve naturali, i pascoli, i campi e i frutteti stanno andando a fuoco. Le basi militari, tra cui diversi asset strategici, stanno subendo gravi danni. Più di un migliaio di abitazioni sono state distrutte. Le aziende e le imprese chiudono i battenti. E circa 80 mila sfollati israeliani vivono in alberghi senza sapere quando potranno tornare a casa.

Nelle ultime settimane il gruppo paramilitare sciita ha intensificato notevolmente il ritmo e la letalità dei suoi attacchi lanciati contro l'Alta Galilea, la Galilea occidentale e le alture di Golan, oltre ad estendere i suoi attacchi all'area del Monte Carmelo e alla valle di Jezreel.

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Hamas deve essere distrutta prima che abbiano luogo i colloqui di pace

di Con Coughlin  •  19 giugno 2024

L'annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno Stato palestinese non fa altro che evidenziare un'incredibile ingenuità riguardo alla realtà di fondo del conflitto di lunga data tra Israele e i palestinesi. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha affermato che questo riconoscimento è "a favore della pace e della convivenza". È pronto a concedere ai catalani in Spagna, che da anni lottano per la propria indipendenza, uno Stato di Catalogna? Nella foto: Sanchez tiene un discorso televisivo il 28 maggio 2024. (Foto di Thomas Coex/AFP via Getty Images)

L'annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno Stato palestinese non fa altro che evidenziare un'incredibile ingenuità riguardo alla realtà di fondo del conflitto di lunga data tra Israele e i palestinesi.

Di fatto, l'annuncio probabilmente estenderà il violento conflitto attualmente in corso a Gaza poiché invia un chiaro messaggio a gruppi terroristici come Hamas che perpetrare attacchi brutali contro civili israeliani innocenti sarà ricompensato sostenendo la loro richiesta di uno Stato.

La Norvegia, che contribuì a promuovere gli accordi di Oslo negli anni Novanta, accordi che avrebbero dovuto avviare un processo di pace israelo-palestinese, è stato il primo Paese ad annunciare la sua decisione, con il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre che ha dichiarato: "Non ci può essere pace in Medio Oriente, se non c'è riconoscimento".

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Perché l'Autorità Palestinese non dovrebbe tornare a Gaza

di Bassam Tawil  •  9 giugno 2024

Inverosimilmente, l'Autorità Palestinese (AP) e l'amministrazione Biden vogliono che Israele conceda ai palestinesi uno Stato che sarà governato da quegli stessi assassini, stupratori e rapitori che invasero Israele il 7 ottobre 2023. Nella foto: il segretario di Stato americano Antony Blinken incontra a Ramallah, il 7 febbraio 2024, il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, (Foto di Mark Schiefelbein/Pool/AFP via Getty Images)

Chi crede che l'Autorità Palestinese (AP) dovrebbe sostituire il gruppo terroristico Hamas, sostenuto dall'Iran, nel controllo della Striscia di Gaza, è ingenuo, è davvero disinformato oppure vive in un mondo di illusioni. L'AP può presumibilmente gestire le questioni sociali nella Striscia di Gaza e pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, ma non può, e non potrà mai, affrontare direttamente Hamas. La guerra tra Israele e Hamas è iniziata più di sette mesi fa e sembra che le capacità militari dell'organizzazione terroristica non siano state ancora completamente neutralizzate. Potrebbero realisticamente volerci mesi, se non anni, per distruggere le infrastrutture militari che, negli ultimi due decenni, Qatar, Iran, Hamas e varie altre organizzazioni terroristiche hanno costruito nella Striscia di Gaza.

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