Analisi e articoli più recenti

Grandi bugie su Israele

di Robert Williams  •  21 luglio 2024

Da mesi, Israele smentisce le affermazioni diffamatorie sulla carestia a Gaza, mentre le organizzazioni internazionali (in particolare l'ONU e l'UE, la Corte Internazionale di Giustizia e i media tradizionali insieme a ONG come Human Rights Watch) hanno promosso la falsa e malevole narrazione secondo cui Israele è responsabile della fame degli abitanti di Gaza e addirittura la sta usando come "arma di guerra". Nella foto: una fila di camion a Rafah, in Egitto, che trasportano aiuti umanitari si prepara ad attraversare la Striscia di Gaza, il 23 marzo 2024. (Foto di Ali Moustafa/Getty Images)

Da mesi, Israele smentisce le affermazioni diffamatorie sulla carestia a Gaza, mentre le organizzazioni internazionali (in particolare l'ONU e l'UE, la Corte Internazionale di Giustizia e i media tradizionali insieme a ONG come Human Rights Watch) hanno promosso la falsa e malevole narrazione secondo cui Israele è responsabile della fame degli abitanti di Gaza e addirittura la sta usando come "arma di guerra". Israele avrebbe potuto risparmiarsi lo sforzo. Nessuno lo ha ascoltato.

"La fame", ha affermato l'Alto Rappresentante UE per la Politica estera Josep Borrell "è usata come arma di guerra". Le sue parole sono arrivate dopo che un organismo affiliato all'ONU, l'Integrated Food Security Phase Classification (ICP), ha pubblicato nel marzo scorso un rapporto speciale da cui emerge che centinaia di migliaia di persone a Gaza stavano già affrontando la carestia ed entro luglio la cifra sarebbe salita a più di un milione.

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I jihadisti brutalizzano le donne non musulmane e le femministe rimangono in silenzio

di Uzay Bulut  •  11 luglio 2024

La violenza sessuale come strategia militare è stata comunemente utilizzata in tutto il mondo dai terroristi islamici sin dal VII secolo. Per quanto riguarda il gran numero di donne israeliane che sono state brutalmente stuprate il 7 ottobre dai terroristi di Hamas e dai loro sostenitori, molte organizzazioni per i diritti delle donne hanno totalmente ignorato l'atrocità di tali abusi. Nella foto: Naama Levy, una 19enne israeliana rapita e portata a Gaza dai terroristi di Hamas il 7 ottobre 2023. È ancora tenuta in ostaggio da Hamas. (Fonte dell'immagine: Hamas)

I terroristi di Hamas, sostenuti dall'Iran, hanno invaso Israele il 7 ottobre 2023. Hanno massacrato più di 1200 persone; hanno bruciato vive intere famiglie, torturato e violentato donne, bambini e uomini, e hanno preso in ostaggio circa 250 persone, tra cui bambini e neonati.

Dall'attacco di ottobre, tuttavia, le donne israeliane hanno dovuto affrontare interrogativi e dubbi espressi dalle opinioni pubbliche sulle brutalità e sulle violenze sessuali subite per mano di uomini musulmani di Gaza.

Nonostante il silenzio, e talvolta anche la totale negazione, da parte di molte organizzazioni femministe in tutto il mondo, i crimini sessuali di Hamas sono ben documentati. L'Associazione dei centri di crisi sullo stupro in Israele ha pubblicato a febbraio il report "Grido silenzioso – Crimini sessuali nella guerra del 7 ottobre".

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Gli eroi dei palestinesi: Assassini, stupratori e rapitori di bambini

di Bassam Tawil  •  7 luglio 2024

A più di otto mesi dall'attacco sferrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre, la maggior parte dei palestinesi continua a esprimere sostegno alle atrocità commesse dal gruppo terroristico sostenuto dall'Iran, tra cui l'uccisione, lo stupro, la decapitazione e il rogo di centinaia di israeliani. Il sostegno a Hamas coincide anche con la continua promozione da parte dell'amministrazione Biden e di alcune nazioni europee della creazione di uno Stato palestinese al fianco di Israele. Nella foto: Terroristi di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese condividono un momento di amicizia tra la folla, nella città di Rafah, nella Striscia di Gaza, il 28 novembre 2023. (Foto di AFP via Getty Images)

A più di otto mesi dall'attacco sferrato da Hamas contro Israele il 7 ottobre, la maggior parte dei palestinesi continua a esprimere sostegno alle atrocità commesse dal gruppo terroristico sostenuto dall'Iran, tra cui l'uccisione, lo stupro, la decapitazione e il rogo di centinaia di israeliani.

Questo costante sostegno a Hamas si inserisce nel contesto degli sforzi guidati dagli Stati Uniti per porre fine all'attuale guerra nella Striscia di Gaza, una mossa che manterrebbe di fatto Hamas al potere per prepararsi al prossimo massacro di israeliani.

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Rispondere all'offensiva strategica di Hezbollah

di Caroline Glick  •  5 luglio 2024

Israele deve porre fine al regno del terrore di Hezbollah nel nord di Israele. Hezbollah sta bruciando le riserve naturali israeliane, i pascoli, i campi e i frutteti. Più di un migliaio di abitazioni sono state distrutte. Circa 80 mila israeliani sono stati sfollati dalle loro case. L'obiettivo finale del gruppo sciita libanese è lo stesso del suo padrone iraniano: l'annientamento di Israele. Nella foto: Incendi provocati dai razzi di Hezbollah lanciati dal Libano bruciano la vegetazione vicino alla città di Tzfat, nel nord di Israele, il 12 giugno 2024. (Foto di Jalaa Marey/AFP via Getty Images)

Hezbollah sta devastando il nord di Israele. Le riserve naturali, i pascoli, i campi e i frutteti stanno andando a fuoco. Le basi militari, tra cui diversi asset strategici, stanno subendo gravi danni. Più di un migliaio di abitazioni sono state distrutte. Le aziende e le imprese chiudono i battenti. E circa 80 mila sfollati israeliani vivono in alberghi senza sapere quando potranno tornare a casa.

Nelle ultime settimane il gruppo paramilitare sciita ha intensificato notevolmente il ritmo e la letalità dei suoi attacchi lanciati contro l'Alta Galilea, la Galilea occidentale e le alture di Golan, oltre ad estendere i suoi attacchi all'area del Monte Carmelo e alla valle di Jezreel.

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Hamas deve essere distrutta prima che abbiano luogo i colloqui di pace

di Con Coughlin  •  19 giugno 2024

L'annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno Stato palestinese non fa altro che evidenziare un'incredibile ingenuità riguardo alla realtà di fondo del conflitto di lunga data tra Israele e i palestinesi. Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha affermato che questo riconoscimento è "a favore della pace e della convivenza". È pronto a concedere ai catalani in Spagna, che da anni lottano per la propria indipendenza, uno Stato di Catalogna? Nella foto: Sanchez tiene un discorso televisivo il 28 maggio 2024. (Foto di Thomas Coex/AFP via Getty Images)

L'annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno Stato palestinese non fa altro che evidenziare un'incredibile ingenuità riguardo alla realtà di fondo del conflitto di lunga data tra Israele e i palestinesi.

Di fatto, l'annuncio probabilmente estenderà il violento conflitto attualmente in corso a Gaza poiché invia un chiaro messaggio a gruppi terroristici come Hamas che perpetrare attacchi brutali contro civili israeliani innocenti sarà ricompensato sostenendo la loro richiesta di uno Stato.

La Norvegia, che contribuì a promuovere gli accordi di Oslo negli anni Novanta, accordi che avrebbero dovuto avviare un processo di pace israelo-palestinese, è stato il primo Paese ad annunciare la sua decisione, con il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre che ha dichiarato: "Non ci può essere pace in Medio Oriente, se non c'è riconoscimento".

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Perché l'Autorità Palestinese non dovrebbe tornare a Gaza

di Bassam Tawil  •  9 giugno 2024

Inverosimilmente, l'Autorità Palestinese (AP) e l'amministrazione Biden vogliono che Israele conceda ai palestinesi uno Stato che sarà governato da quegli stessi assassini, stupratori e rapitori che invasero Israele il 7 ottobre 2023. Nella foto: il segretario di Stato americano Antony Blinken incontra a Ramallah, il 7 febbraio 2024, il presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas, (Foto di Mark Schiefelbein/Pool/AFP via Getty Images)

Chi crede che l'Autorità Palestinese (AP) dovrebbe sostituire il gruppo terroristico Hamas, sostenuto dall'Iran, nel controllo della Striscia di Gaza, è ingenuo, è davvero disinformato oppure vive in un mondo di illusioni. L'AP può presumibilmente gestire le questioni sociali nella Striscia di Gaza e pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, ma non può, e non potrà mai, affrontare direttamente Hamas. La guerra tra Israele e Hamas è iniziata più di sette mesi fa e sembra che le capacità militari dell'organizzazione terroristica non siano state ancora completamente neutralizzate. Potrebbero realisticamente volerci mesi, se non anni, per distruggere le infrastrutture militari che, negli ultimi due decenni, Qatar, Iran, Hamas e varie altre organizzazioni terroristiche hanno costruito nella Striscia di Gaza.

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I mullah iraniani accelerano il programma nucleare: a qualcuno interessa?

di Majid Rafizadeh  •  2 giugno 2024

Nel bel mezzo del conflitto tra Hamas e Israele, mentre l'attenzione del mondo è focalizzata sulla guerra iniziata dall'Iran e da Hamas, i mullah al potere in Iran hanno colto l'occasione per portare avanti il ​​loro programma nucleare. (Fonte dell'immagine: iStock/Getty Images)

Nel bel mezzo del conflitto tra Hamas e Israele, mentre l'attenzione del mondo è focalizzata sulla guerra iniziata dall'Iran e da Hamas, i mullah al potere in Iran hanno colto l'occasione per portare avanti il ​​loro programma nucleare.

Sostenendo, armando e addestrando Hamas, Hezbollah e gli Houthi, l'Iran ha iniziato una guerra per procura contro Israele, sfruttando in parte il conflitto per distogliere l'attenzione dalle proprie ambizioni nucleari.

Questa mossa calcolata favorisce gli interessi immediati dell'Iran nel destabilizzare i suoi avversari, ossia gli Emirati Arabi Uniti, l'Arabia Saudita, la Giordania, il Bahrein e soprattutto gli Stati Uniti, che Teheran vorrebbe vedere fuori dalla regione, in modo da poter presumibilmente avere il Medio Oriente tutto per sé. L'azione diversiva della guerra di Gaza è però in linea anche con l'obiettivo di sradicare Israele.

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SOS: fermare la tirannica presa di potere del 27 maggio da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità

di Robert Williams  •  18 maggio 2024

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non è eletta, non ha legittimità democratica, non deve rendere conto a nessuno e non dispone di meccanismi di controllo per limitarne la portata. Dopo i terribili fallimenti dell'OMS durante il Covid-19, la risposta non è dare più potere all'organizzazione, ma svincolarsi completamente da essa. Nella foto: il direttore generale dell'OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus (a sinistra) condivide un momento con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi a Pechino, il 28 gennaio 2020. (Foto di Naohiko Hatta - Pool/Getty Images)

La maggior parte dei Paesi non ha aperto alcun dibattito pubblico e critico su come è stata gestita la pandemia di Covid-19. I governi ritenuti responsabili della risposta oltraggiosamente maldestra al virus non hanno dovuto rispondere dei loro errori. La Cina comunista, nonostante abbia diffuso il virus nel mondo mentendo deliberatamente in merito alla sua trasmissione da uomo a uomo, non ha avuto una sola conseguenza avversa. Non è stato fatto nulla nemmeno riguardo al ruolo ambiguo svolto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha fatto eco alla propaganda del Partito Comunista Cinese sul virus, anche dopo essere stata informata in anticipo per iscritto da Taiwan che il virus era altamente trasmissibile.

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Ruanda: Trent'anni dopo il genocidio

di Alain Destexhe  •  11 maggio 2024

Nella foto: circa 90 mila rifugiati ruandesi aspettano di ricevere cibo dalla Croce Rossa il 20 maggio 1994 nel campo profughi di Benako, in Tanzania. (Foto di Alexander Joe/AFP tramite Getty Images)

Brainwashing Condizionamento Lavaggio del cervello

Nel 1994, Jean-Claude, un poliziotto hutu in seguito diventato "cacciatore dei tutsi", aveva 26 anni ed era uno dei 14 agenti di polizia della cittadina di Nyamata, a un'ora di distanza da Kigali, una delle zone più colpite dal genocidio.

Quattro anni prima, il Fronte Patriottico Ruandese aveva attaccato il Ruanda dall'Uganda. Il movimento era composto principalmente da tutsi, in esilio dal 1959, che il regime ruandese non aveva voluto far ritornare nel Paese.

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I cristiani preferiscono vivere in Israele e non sotto il controllo dell'Autorità Palestinese

di Bassam Tawil  •  21 aprile 2024

Da quando l'Autorità Palestinese (AP) ha assunto il controllo di Betlemme nel 1995, la percentuale cristiana della popolazione è scesa drasticamente dal 65 per cento all'attuale 12 per cento. Al contrario, la popolazione cristiana in Israele è aumentata nel corso degli ultimi anni. "La maggior parte di noi 180 mila israeliani cristiani preferisce vivere liberamente sotto Israele piuttosto che sotto un regime dell'Autorità islamica palestinese che controlla Betlemme. Israele ci dà la libertà mentre vivere sotto gli arabi è stato un genocidio per i cristiani in tutto il Medio Oriente", afferma Shadi Khalloul, un cristiano maronita che si definisce un "israeliano patriottico". Nella foto: poliziotti dell'Autorità Palestinese in piazza della Mangiatoia, a Betlemme, davanti alla Chiesa della Natività. (Fonte dell'immagine: iStock)

Lo stesso giorno in cui il conduttore televisivo americano Tucker Carlson ha intervistato un pastore luterano di Betlemme che accusava falsamente Israele di maltrattare i cristiani, l'Università israeliana di Haifa ha annunciato la nomina a rettrice della professoressa Mona Maron. Cristiana maronita del villaggio di Isfiya, vicino ad Haifa, Maron è stata un alfiere dell'integrazione e del progresso delle donne nelle scienze, in particolare all'interno della comunità araba. È stata la prima donna araba del suo villaggio a conseguire un dottorato e la prima professoressa araba di neuroscienze in Israele.

"Sono grata per la fiducia che ho ricevuto dai membri del Senato dell'Università e non vedo l'ora di assumere l'incarico", ha detto la Maron.

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Il silenzio delle femministe sulle violenze sessuali di Hamas

di Nils A. Haug  •  7 aprile 2024

Per tutte le paladine del benessere femminile, soprattutto in materia di violenza sessuale, la preoccupazione cruciale in questo momento dovrebbe essere il terrore perpetrato su donne indifese di tutte le età mediante atti di depravazione sessuale, torture e morte inflitti per mano di Hamas in Israele il 7 ottobre. Nella foto: una manifestazione di protesta fuori dal quartier generale delle Nazioni Unite, a New York City, il 4 dicembre 2023, sotto lo slogan "#MeToo a meno che tu non sia ebrea", per protestare contro il silenzio delle Nazioni Unite sulle violenze sessuali perpetrate dai terroristi di Hamas contro donne e ragazze israeliane. (Foto di Charly Triballeau/AFP via Getty Images)

Nel novembre 2023, la Poet Laureate britannica Carol Ann Duffy ha scritto una poesia intitolata "We See You" che celebra il trionfo delle calciatrici. Il successo delle donne negli sport maschili tradizionali è certamente qualcosa da celebrare. Tuttavia, il compito di un Poet Laureate è sicuramente anche quello di delineare le profonde questioni contemporanee che interessano la nazione. La Duffy, una femminista impegnata, attivista sensibile alle tematiche di genere e sostenitrice degli oppressi, deve ancora affrontare la questione fondamentale del momento per il benessere delle donne: l'orribile e sistemica violenza di genere subita da ragazze e donne israeliane innocenti, molte delle quali violentate a morte, abusate, torturate, massacrate, con i loro organi sessuali mutilati o rimossi dal corpo dagli assassini di Hamas il 7 ottobre 2023. Forse la Duffy potrebbe ancora commentare quanto accaduto o scrivere una poesia toccante, o forse no.

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Biden dovrebbe minacciare il Qatar e i terroristi, e non Israele

di Bassam Tawil  •  29 marzo 2024

La minaccia del presidente americano Joe Biden di interrompere o sospendere le forniture militari americane a Israele se l'IDF entrasse a Rafah è ciò che incoraggia Hamas a continuare a combattere e a respingere ogni proposta di rilascio degli ostaggi. Nella foto: Biden pronuncia il discorso sullo stato dell'Unione al Campidoglio degli Stati Uniti, il ​​7 marzo 2024 a Washington, D.C. (Foto di Chip Somodevilla/Getty Images)

Secondo quattro funzionari americani, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden prenderà in considerazione la possibilità di condizionare le forniture militari a Israele se l'esercito israeliano procederà con un'invasione su larga scala della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza.

Biden ha anche detto alla MSNBC che un'operazione a Rafah oltrepasserebbe una "linea rossa", sebbene abbia bilanciato tale dichiarazione con l'impegno a sostenere il diritto di Israele all'autodifesa.

Fonti della sicurezza israeliane hanno rivelato che il gruppo terroristico Hamas sostenuto dall'Iran ha almeno quattro battaglioni a Rafah. Si ritiene che anche molti degli ostaggi israeliani rapiti dai terroristi di Hamas e da altri palestinesi il 7 ottobre 2023 siano tenuti prigionieri a Rafah.

Le Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono riuscite a distruggere la maggior parte dei battaglioni di Hamas in altre aree della Striscia di Gaza.

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"Ramadan, mese del jihad": Il Ramadan non impedirà a Hamas di uccidere gli ebrei

di Bassam Tawil  •  17 marzo 2024

Chi credeva che Hamas volesse un cessate il fuoco prima del Ramadan si è illuso. Nel corso della storia, i musulmani hanno approfittato del Ramadan per dichiarare guerra ai propri nemici. Ad esempio, durante il Ramadan del 2016, due cugini palestinesi, Mohammed e Khalil Mukhamara, compirono un attentato nel mercato di Sarona a Tel Aviv, uccidendo quattro israeliani e ferendone altri 40. Nella foto: Volontari dell'organizzazione "Zaka (acronimo che sta per Identificazione delle Vittime di Disastro)" rimuovono gli schizzi di sangue dalla scena dell'attacco terroristico nel mercato di Sarona, l'8 giugno 2016. (Foto di Lior Mizrahi/Getty Images)

I mediatori internazionali e i leader mondiali, tra cui il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, speravano di raggiungere un accordo per un cessate il fuoco tra Israele e il gruppo terroristico Hamas, sostenuto dall'Iran, prima del 10 marzo, data che quest'anno ha segnato l'inizio del Ramadan, il mese sacro dell'Islam.

Il 5 marzo, Biden ha messo in guardia dai potenziali problemi che sarebbero sorti senza il raggiungimento di un accordo per un cessate il fuoco entro l'inizio del Ramadan: "Dobbiamo arrivare a un cessate il fuoco perché, se la situazione si trascina fino al Ramadan, le cose potrebbero diventare molto pericolose in Israele e a Gerusalemme", ha detto ai giornalisti a Washington.

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La complicità dell'Unione Europea nel finanziamento del regime iraniano

di Majid Rafizadeh  •  10 marzo 2024

(Fonte dell'immagine: iStock/Getty Images)

I rapporti commerciali dell'Iran con l'Unione Europea (UE) si sono sviluppati fruttuosamente nel corso degli anni e questa partnership economica e diplomatica è in gran parte ciò che ha alimentato il sostegno offerto dagli Ayatollah ai gruppi terroristici e ha minato la stabilità regionale. Negli ultimi anni, la portata degli scambi commerciali ha raggiunto livelli importanti, con miliardi di euro di beni e servizi scambiati. Dietro queste transazioni economiche apparentemente innocue, tuttavia, si nasconde una realtà preoccupante: i fondi derivanti dall'interscambio tra Europa e Iran vengono impiegati in attività che stanno prolungando la violenza e il conflitto in tutto il Medio Oriente e oltre.

Secondo l'agenzia di stampa iraniana Tasnim News gli scambi commerciali tra l'Iran e i Paesi membri dell'UE sono cresciuti:

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In Francia, la minaccia è sempre più elevata

di Guy Millière  •  2 marzo 2024

Secondo un nuovo sondaggio esaustivo, il 49 per cento dei musulmani francesi vuole che i cattolici si convertano all'Islam, il 36 per cento vuole che le chiese vengano trasformare in moschee e il 25 per cento ha affermato che rigetta la parola "Francia". Nella foto: Migliaia di musulmani si recano il 28 giugno 2023 nella Grande Moschea di Parigi per partecipare alle preghiere mattutine dell'Eid al-Adha. (Foto di Zakaria Abdelkafi/AFP via Getty Images)

30 gennaio 2024. Il settimanale francese, le Journal du Dimanche, pubblica un sondaggio esaustivo e dettagliato su ciò che pensano i musulmani francesi. E non sorprende che i risultati siano inquietanti.

La prima domanda del sondaggio riguarda gli ebrei. Il 17 per cento dei musulmani francesi ammette di odiare gli ebrei. Il 39 per cento afferma di avere una cattiva, o pessima, opinione dell'Ebraismo.

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