Chi avrebbe mai pensato che in Germania esiste ancora una legge che rende "la lesa maestà" (offendere la dignità di un sovrano) un reato penalmente perseguibile? E che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ne sta ora beneficiando, e questo potrebbe far precipitare la Germania in una (nuova) "crisi nazionale"?
In questi ultimi tempi, i termini "crisi nazionale" e "crisi di governo" sono stati ripetutamente utilizzati a causa dei gravi problemi che hanno colpito la Germania. Ma questa volta se ne parla a causa di una poesia recitata da Jan Böhmermann – un comico e cabarettista tedesco – che ha offeso il presidente turco. Erdogan ha chiesto la testa di Böhmermann e la settimana scorsa la cancelliera Merkel si è schierata dalla sua parte.
La storia è iniziata a marzo, quando un'emittente televisiva regionale tedesca ha trasmesso un video musicale durante uno show satirico, in cui la repressione e la violazione dei diritti umani in Turchia sono state messe alla berlina. Il governo turco ha convocato l'ambasciatore tedesco e gli ha chiesto che il video fosse rimosso da Internet e mai più trasmesso. I tedeschi sono venuti a conoscenza del fatto che l'ambasciatore tedesco quest'anno è stato convocato per ben tre volte da Ankara, che pare si sia anche una volta lamentata del materiale didattico diffuso nelle scuole della Sassonia inerente il genocidio armeno.
La scoperta che Erdogan sia un facile bersaglio di scherno ha spinto alcune persone a vedere se potevano spingersi oltre. Il cabarettista Jan Böhmermann ha recitato una "Poesia diffamatoria" (intitolata proprio così) nel corso di una trasmissione di ZDFNeo, un piccolo canale tv dell'emittente pubblica ZDF che ha uno share dell'1 per cento. La poesia conteneva illazioni sulle preferenze sessuali e sui gusti alimentari del presidente turco. Secondo quanto riportato dall'AFP, Böhmermann "ha accusato Erdogan di fare sesso con capre e pecore pur riconoscendo con il sorriso sulle labbra di aver superato i limiti di legge posti in Germania alla libertà di parola".
A quanto pare, il comico ha mescolato queste accuse infondate con dichiarazioni veritiere sulla repressione delle minoranze in Turchia (Erdogan vorrebbe "prendere a calci i curdi e picchiare i cristiani", egli ha detto).
Resa preventiva
In una capitolazione anticipata, che per molti tedeschi è stato il vero scandalo, la ZDF ha rimosso immediatamente la clip del poema dai suoi archivi online, prima che Erdogan potesse lamentarsi. "La parodia rivolta satiricamente al presidente turco non soddisfa le esigenze qualitative che la ZDF ha previsto per i programmi di satira", l'emittente ha spiegato così la sua scelta. "Per questo motivo, lo sketch è stato rimosso". Norbert Himmler, direttore dei programmi della ZDF, ha aggiunto che la decisione è stata presa di concerto con Jan Böhmermann. In questo caso, sono stati superati i limiti dell'ironia e della satira.
I redattori della ZDF ora criticano questo corso d'azione e chiedono che il video sia di nuovo accessibile nella mediateca dell'emittente tv.
La cancelliera Merkel – che non è esattamente conosciuta per reagire rapidamente alle crisi – ha cercato di rabbonire Erdogan subito dopo la messa in onda del programma. In una conversazione telefonica con il premier turco Davutoglu, la Merkel ha definito la poesia "deliberatamente offensiva" e "inaccettabile". Probabilmente ella sperava di risolvere la faccenda senza doversi apertamente scusare, perché molti tedeschi da un capo all'altro dello spettro politico si sarebbero risentiti. Ma Erdogan non aveva la minima intenzione di calmarsi e così ha chiesto che Böhmermann venisse perseguito penalmente. L'ufficio del procuratore di Mainz già sta indagando a causa di diverse denunce presentate contro Böhmermann e i dirigenti della ZDF.
Le leggi dell'Impero tedesco
Le leggi, alcune delle quali risalgono all'Impero tedesco, complicano la questione. Quasi nessun tedesco ne ha mai sentito parlare, ma esse sono diventate improvvisamente importanti. In Germania, il termine "critica offensiva" è noto solo ai giuristi, mentre molti cittadini probabilmente sanno che è vietato lanciare gravi insulti. Quella che però è meno conosciuta – e molto meno accetta – è una legge del 1871, che rende la "diffamazione delle istituzioni e dei capi di Stato stranieri" – un reato che comporta una pena detentiva fino a cinque anni.
Il 14 aprile, Angela Merkel ha annunciato che avrebbe accolto la richiesta del presidente turco di autorizzate l'avvio di un procedimento penale contro Böhmermann, nonostante le obiezioni del Partito socialdemocratico (SPD). suo partner di coalizione.
La cancelliera sostiene che in Germania spetterebbe alla magistratura, e non al governo, occuparsi di un caso del genere. Ma molti commentatori ritengono che questa giustificazione sia ipocrita; dopo tutto Erdogan ha già intrapreso a titolo individuale delle azioni legali davanti al tribunale di Magonza. Ora la Merkel consentirà di avviare un altro procedimento giudiziario per "lesa maestà". Il quotidiano berlinese Tagesspiegel scrive:
"La maggioranza dei tedeschi è contraria al fatto che la Merkel ottemperi in questo modo alle richieste di sua maestà Recep Tayyp Erdogan. "Maestà" è il termine appropriato perché l'art. 103 del codice penale punisce la lesa maestà. L'art. 103 è stato introdotto nel 1871, in un'epoca in cui noi ancora andavamo in giro in carrozza e avevamo un imperatore. Un'epoca in cui i turchi avevano un sultano".
Molti ritengono che la decisione della Merkel sia particolarmente assurda perché quello stesso giorno la cancelliera ha detto di voler abrogare la legge sulla lesa maestà "entro il 2018".
Così facendo, il messaggio che la Merkel ha inviato è che "l'onore" del presidente turco è più importante di quello dei cittadini tedeschi, che possono agire in giudizio se vengono calunniati ma non possono godere del privilegio di un'estesa "protezione dell'onore", riservata ai "principi".
Erdogan è riuscito a ottenere che le regole da lui instaurate in Turchia fossero estese alla Germania. Pochi mesi fa, quando nessuno in Turchia aveva mai sentito parlare di Jan Böhmermann, Die Welt ha scritto:
"Il reato politico più comune è quello contemplato dall'art. 299 del codice penale turco, che prevede fino a quattro anni di carcere per chi insulta il Capo dello Stato. Come ha rivelato un'inchiesta del Partito Chp (Cumhuriyet Halk Partisi o Partito repubblicano del popolo), nei primi dieci mesi dello scorso anno, 98 persone sono state arrestate per questo motivo. Altre 66 sono state incriminate e 15 sono rimaste in carcere. Il numero dei procedimenti pregiudiziali è sconosciuto: secondo gli attivisti per i diritti umani sono diverse centinaia. 'Con queste reazioni, Erdogan dimostra come le critiche siano giustificate. Un regime che risponde alla critiche con dei procedimenti penali si dirige verso una dittatura', ha asserito Sezgin Tanrikulu, parlamentare del Chp che si occupa della tutela dei diritti umani."
Le disposizioni del codice penale turco ora verranno applicate in Germania?
"Crimini contro l'umanità"
Il governo turco ha detto che la diffamazione di Erdogan costituisce "un reato grave contro l'umanità". Queste parole ricordano il modo in cui Erdogan ha assolto il presidente sudanese Omar al Bashir dalle accuse di genocidio in Darfur asserendo che "i musulmani non possono compiere un genocidio". Così dicendo il presidente turco ha espresso un'opinione molto diffusa in Occidente, vale a dire che i crimini non sono tali se a commetterli sono i musulmani. Raramente, in Germania si critica un demagogo o un despota musulmano, ma nessuno si fa scrupolo di vilipendere il Cristianesimo o la Chiesa.
È questo dualismo che Mathias Döpfner, amministratore delegato dell'importante casa editrice tedesca Axel Springer, ha denunciato in una lettera aperta a Böhmermann, pubblicata sul quotidiano Die Welt. Invitando alla "solidarietà con Jan Böhmermann", Döpfner scrive:
"Innanzitutto, vorrei dire che il suo poema ha avuto successo, ho riso a gran voce. È importante che io sottolinei questo perché in questi ultimi giorni non c'è stato un solo articolo – che si sia schierato a suo favore o contro – che non l'abbia fatto (un tentativo di captatio benevolentiae) per mostrare rilevare soprattutto come la sua satira su Erdogan sia stata di pessimo gusto, primitiva e oltraggiosa".
Secondo Döpfner, è "come se si dovesse accusare un costruttore di vetture di Formula 1 di produrre auto veloci". Essere oltraggioso è l'obiettivo e ha avuto utili conseguenze: "Le reazioni alla sua satira sono state molto eloquenti. Esse hanno segnato una svolta". Döpfner evoca le opere di vari artisti, comici e vignettisti tedeschi che hanno schernito i cristiani e la loro fede. "Quando si tratta di provocare la religione e più esattamente di offendere i sentimenti cristiani, tutto è permesso in Germania". Ma se qualcuno offende Erdogan questo porta a una "sorta di crisi nazionale".
Döpfner ricorda come Erdogan in Turchia ha attaccato la libertà di espressione, le minoranze e l'uguaglianza per le donne e menziona "la violenza eccessiva e incauta dell'esercito turco" contro i curdi. Perché offendere Erdogan provoca una simile agitazione in Germania? E Döpfner scrive:
"In cambio di un piccolo compenso di tre miliardi di euro, Erdogan regola i flussi migratori affinché la situazione non precipiti in Germania. Lei deve capirlo, caro signor Böhmermann, perché il governo tedesco si è dovuto scusare con il governo turco per le sue osservazioni insensibili. Nel contesto attuale, esse sono controproducenti – libertà artistica o meno. Potremmo definire questo atteggiamento come un atto ossequioso. Oppure una 'sottomissione', per riprendere il titolo del capolavoro di Michel Houellebecq sulla rinuncia di sé del mondo occidentale democratico".
Prostrarsi davanti alla Turchia
Erdogan, che nel 2014 ha fatto campagna elettorale anche in Germania, sembra considerare quest'ultima come una provincia del grande Impero ottomano. Egli ha ricordato ai turchi residenti in Germania che "l'assimilazione è un crimine contro l'umanità". Erdogan gode dunque di un grande potere in Germania. E questo non solo grazie a organizzazioni come la DITIB (l'Unione turco-islamica per gli affari religiosi), che è controllata dal governo turco, ma soprattutto grazie alla sua abilità a provocare disordini nel paese. Il fatto che la cancelliera tedesca gli abbia conferito ancor più potere, implorandolo di impedire a centinaia di migliaia di migranti di mettere piede in Europa, ha peggiorato la situazione, anche perché la Merkel ha ripetutamente spiegato che questa è l'unica soluzione alla crisi migratoria.
La cancelliera trova indecente che gli europei rendano sicuri i confini dei loro paesi sulla base delle leggi nazionali, trova invece normale concedere pieni poteri a Erdogan in materia di immigrazione.
Il segnale che in passato il governo federale tedesco ha più volte inviato ad Ankara è che noi siamo totalmente dipendenti dalla Turchia e non possiamo vivere senza di essa. E allora perché dovremmo stupirci del fatto che Erdogan sia sempre più megalomane?
Qualcuno dovrebbe dire: "Noi non abbiamo tanto bisogno della Turchia". Purtroppo, però, non è così. Piuttosto, la Germania e l'Europa si sottometteranno ancora al sultano.
Le apparizioni televisive di Böhmermann sono state cancellate. Il comico teme per la sua vita ed è stato messo sotto protezione della polizia.
La paura in Occidente
Il giornalista e scrittore tedesco Henryk M. Broder, è stato uno dei primi a criticare la resa dell'Occidente di fronte ai dittatori e rivoltosi musulmani. Nel 2006, egli ha pubblicato il libro Evviva! Ci arrendiamo. Intervistato dal Gatestone Institute sui recenti fatti, Broder ha scritto:
"Appeasement è una parola inglese, ma è parte integrante della cultura politica tedesca. È fondata sul detto: il saggio prende le decisioni. In realtà, non è il saggio a prenderle, ma il debole, che spaccia la sua inferiorità come saggezza. Se il Papa è offeso da vignette di pessimo gusto, scrive una lettera al direttore oppure tace. Ma non minaccia di ricorrere alla violenza e di certo non ha kamikaze da inviare.
"La 'sensibilità culturale' di cui sono dotate le società liberali e progressiste non ha nulla a che fare con la sensibilità o il riguardo. Essa nasce dalla paura della violenza. Lo scenario delle minacce che è stato costruito nel corso degli anni non è senza conseguenze. Nessun artista vuole vivere come Salman Rushdie, sotto il peso di una fatwa o essere prigioniero in casa propria, come Kurt Westergaard.
"Ciò che viene definito come 'pessimo gusto' è una forma di valutazione del rischio. L'attuale situazione si può spiegare con una vecchia storiella ebraica. Due ebrei vengono portati in un campo di concentramento e vedono un soldato delle SS. 'Moshe,' dice uno degli ebrei, 'chiedigli cosa intendono fare con noi.' 'Non essere stupido, Shlomo', risponde l'altro. 'Non dobbiamo provocarli: i tedeschi potrebbero arrabbiarsi'".
Stefan Frank è un giornalista indipendente e scrittore. Vive in Germania.