La città francese di Nizza ha revocato il controverso divieto del burkini musulmano dopo che un tribunale ha stabilito che divieti del genere sono illegali. E così hanno fatto anche Cannes, Fréjus, Roquebrune e Villeneuve-Loubet, anche se il bando resta in vigore in almeno 25 altre città della costa francese.
Il disaccordo sul burkini – un neologismo che fonde le parole burqa e bikini – ha riacceso un dibattito di lunga data sul codice di abbigliamento islamico in Francia e in altri Stati laici europei (vedi l'Appendice qui di seguito all'articolo).
Il 26 agosto, il Consiglio di Stato francese, la più alta corte amministrativa del paese, ha stabilito che le autorità municipali di Villeneuve-Loubet, una località costiera della Riviera francese, non avevano diritto a vietare il burkini. L'Alta Corte ha rilevato che il bando – che era stato emesso dopo l'attacco jihadista che ha avuto luogo a Nizza il 14 luglio e nel quale hanno perso la vita 86 persone – è stato "una violazione grave e apertamente illegale delle libertà fondamentali, compresa la libertà di movimento e la libertà di coscienza". I giudici hanno stabilito che le autorità locali potrebbero limitare le libertà personali solo ci fosse un "comprovato rischio" per l'ordine pubblico. Ma in questo caso, essi hanno dichiarato che non c'era alcuna prova di un rischio del genere.
Sebbene la sentenza si applichi solo al divieto imposto dal Comune di Villeneuve-Loubet, secondo gli osservatori essa costituirebbe un precedente legale per altre 30 città e paesi che hanno posto in essere la messa al bando del burkini.
La decisione del Consiglio di Stato ha annullato una sentenza di un tribunale di grado inferiore, emessa il 22 agosto, secondo la quale il divieto del burkini era "necessario, appropriato e proporzionato" all'obiettivo di garantire l'ordine pubblico.
Ricorsi sono stati presentati dal Collettivo contro l'islamofobia in Francia (Ccif) e dalla Lega per i diritti umani (Ldh). I due gruppi hanno promesso di intentare causa contro ogni Comune che ha emesso un divieto sul burkini, che a loro dire viola la libertà religiosa dei musulmani in Francia.
Patrice Spinosi, un avvocato dell'Ldh, ha detto che in assenza di una comprovata minaccia all'ordine pubblico, l'Alta Corte "ha stabilito e dimostrato che i sindaci non hanno alcun diritto di porre limiti all'ostentazione dei simboli religiosi negli spazi pubblici. È contrario alla libertà di religione, che è una libertà fondamentale.
Al contrario, i fautori del divieto – appartenenti a tutto lo spettro politico – sostengono che il burkini è un indumento politico e non religioso.
Scrivendo per Le Figaro, il commentatore francese Yves Thréard ha rilevato che:
"Lo scenario peggiore sarebbe che il dibattito si trascinasse e sconfinasse in considerazioni totalmente estranee a questa oltraggiosa tenuta. Laicità e religione sono qui irrilevanti. Il burkini non è una prescrizione coranica, ma un'altra espressione dell'Islam politico, militante, distruttivo, che cerca di rimettere in discussione il nostro stile di vita, la nostra cultura, la nostra civiltà. Velo a scuola, preghiera in strada, menù scolastico halal, apartheid sessuale nelle piscine, negli ospedali, nelle scuole guida, niqab, burqa... da trent'anni questa infiltrazione mina la nostra società, cercando di destabilizzarla. È tempo di sbattergli la porta in faccia. Yusuf al-Qaradawi, il famoso predicatore egiziano, già conferenziere in Francia ci aveva avvisato: 'Vi colonizzeremo con le vostre leggi democratiche'. Con la nostra indifferenza e ingenuità, da tempo siamo complici di questa impresa funesta e subdola".
Secondo il premier francese Manuel Valls, il burkini è "l'affermazione dell'Islam politico nei luoghi pubblici. In un'intervista a La Provence, Valls, un socialista, ha detto:
"Appoggio coloro che hanno emesso i divieti. (...) Le spiagge così come ogni altro spazio pubblico, devono essere preservate dalle rivendicazioni religiose. Il burkini è la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato tra l'altro sull'asservimento della donna. Dietro il burkini c'è l'idea che per natura le donne sarebbero impudiche, impure, che dovrebbero dunque essere completamente coperte. Questo non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica. Di fronte alle provocazioni, la Repubblica deve difendersi".
Anche Laurence Rossignol, ministra socialista delle Famiglie, dell'Infanzia e dei Diritti delle donne, ha detto di essere favorevole al divieto del burkini. In un'intervista a Le Parisien, ella ha dichiarato:
"Il burkini non è una nuova linea di costumi da bagno. È la versione da spiaggia del burqa e ha la stessa logica: coprire i corpi delle donne per poterli controllare meglio. Dietro questo c'è una visione profondamente arcaica del posto della donna nella società. C'è l'idea che per natura, le donne sarebbero impure e impudiche e pertanto dovrebbero nascondere il loro corpo, farlo sparire dagli spazi pubblici.
"Il burkini agita così tanto a causa della sua dimensione politica collettiva. Esso non riguarda solo le donne che lo indossano. Il burkini è il simbolo di un progetto politico che è ostile alla diversità e all'emancipazione".
Il premier francese Manuel Valls di recente ha dichiarato che "il burkini è la traduzione di un progetto politico, di contro-società, fondato tra l'altro sull'asservimento della donna. (...) Non è compatibile con i valori della Francia e della Repubblica. Di fronte alle provocazioni, la Repubblica deve difendersi". Nella foto sopra: Quattro poliziotti, il 23 agosto, a Nizza, in Francia, sono fotografati mentre costringono una donna a rimuovere parte dei suoi indumenti perché la sua tenuta ha violato il divieto del burkini emesso dal Comune. La donna è stata inoltre multata per la violazione del bando. (Fonte dell'immagine: NBC News video screenshot) |
L'ex presidente francese Nicolas Sarkozy, che di recente ha annunciato che si candiderà alle elezioni presidenziali del 2017, ha detto che se sarà eletto potrebbe "modificare la Costituzione" e spingere per un divieto nazionale del burkini. In un comizio elettorale del 26 agosto, Sarkozy, un conservatore, ha dichiarato:
"Sarò il presidente che ristabilirà l'autorità dello Stato. Voglio essere il presidente che garantisce la sicurezza della Francia e di ogni persona...
"Mi rifiuto di permettere che il burkini si imponga sulle spiagge e nelle piscine francese (...) ci deve essere una legge che lo vieta in tutto il territorio della Repubblica. La nostra identità è minacciata se accettiamo un politica in materia di immigrazione che non ha senso".
In un'intervista a Le Figaro, Sarkozy si è soffermato su questo punto:
"Indossare il burkini è un atto politico militante, una provocazione. Le donne che lo indossano saggiano la resistenza della Repubblica francese. Se non mettiamo fine a questo, vi è il rischio che entro dieci anni, le ragazze musulmane che non vogliono indossare il burkini o il velo saranno stigmatizzate e obbligate a farlo".
Henri Leroy, sindaco di Mandelieu-La-Napoule, una delle prime città francesi che ha vietato il burkini, ha detto che bisognerebbe ricordare agli abitanti musulmani che "innanzitutto sono francesi e poi viene la confessione musulmana". Egli ha aggiunto: "La nostra Repubblica ha tradizioni e costumi che devono essere rispettati".
Secondo il sindaco conservatore di Cannes, David Lisnard, il burkini è "una divisa che è simbolo dell'estremismo islamico". Thierry Migoule, direttore generale dei servizi municipali di Cannes ha asserito che il burkini è "una tenuta ostentata che indica appartenenza a movimenti terroristici che ci hanno dichiarato guerra".
Il sindaco di Fréjus, David Rachline, ha scritto che la decisione del Consiglio di Stato è stata una "vittoria per l'Islam radicale, l'Islam politico, che avanza nel nostro paese".
Lionnel Luca, il primo cittadino conservatore di Villeneuve-Loubet, ha affermato che il divieto del burkini era necessario per "contrastare l'islamizzazione rampante che progredisce nel nostro paese". egli ha aggiunto che la decisione dell'Alta Corte "invece di tranquillizzare, non può che riaccendere passioni e tensioni".
Ange-Pierre Vivoni, sindaco socialista della città corsa di Sisco, ha imposto un divieto sul burkini "per proteggere la popolazione" a seguito della furia musulmana scatenatasi il 14 agosto, quando un turista ha fotografato alcune donne in burkini che nuotavano in un torrente. Più di 400 persone hanno finito per partecipare alla rissa in cui i corsi del posto si sono scontrati con migranti nordafricani. Il giorno seguente, più di 500 corsi si sono riuniti in strada gridando: "Alle armi! Questa è casa nostra!"
I sondaggi d'opinione mostrano un ampio sostegno pubblico ai divieti del burkini. Secondo un sondaggio Infop pubblicato da Le Figaro il 25 agosto, il 64 per cento dei francesi è contrario all'uso del burkini in spiaggia; solo il 6 per cento è a favore. Il direttore dell'Ifop, Jérôme Fourquet, ha detto: "Le percentuali sono simili a quelle rilevate ad aprile riguardo all'uso del velo e del foulard nelle strade pubbliche (con il 63 per cento contrario). Le spiagge sono equiparate alle strade, dove anche l'ostentazione di simboli religiosi viene respinta da due terzi dei francesi".
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York. È anche senior fellow per la politica europea del Grupo de Estudios estratégicos/Strategic Studies Group che ha sede a Madrid. Seguitelo su Facebook e Twitter. Il suo primo libro, Global Fire, uscirà nel 2016.
Appendice
Il divieto del burqa nei paesi europei
Il disaccordo sul burkini – un neologismo che fonde le parole burqa e bikini – ha riacceso un dibattito di lunga data sul codice di abbigliamento islamico in altri paesi europei.
Austria. Il 13 agosto, Norbert Hofer, candidato del Partito della Libertà (Fpö) alle elezioni presidenziali austriache, ha invocato il divieto del burqa. "Penso che abbia senso", egli ha asserito. Alcuni giorni dopo, il ministro per gli Affari Esteri e l'Integrazione, Sebastian Kurz del Partito popolare (Övp), ha detto che una nuova legge sull'integrazione includerebbe restrizioni sul burqa. "Un corpo interamente coperto ostacola l'integrazione", ha chiosato Kurz. "Il burqa non è un simbolo religioso, ma un simbolo per una contro-società".
Secondo il ministro dell'Interno Wolfgang Sobotka, un divieto generale del burqa sarebbe "costituzionalmente problematico", mentre un parziale divieto del burqa ai valichi di frontiera e alla guida delle auto è più realistico.
Un sondaggio nazionale pubblicato il 25 agosto ha rilevato che il 75 per cento degli austriaci è favorevole a vietare il burqa.
L'Fpö aveva già chiesto di probire il burqa nel luglio 2014. A quel tempo, Kurz respinse l'idea, definendola un "dibattito artificiale".
Nel mese di giugno 2016, la città di Hainfeld è stata la prima in Austria a vietare il burkini nelle piscine pubbliche. A Vienna, i media locali hanno parlato di un "notevole aumento" del numero di donne che indossano il burkini nelle piscine pubbliche della capitale.
Belgio. Nel luglio 2011, il Belgio è stato il secondo paese europeo dopo la Francia a vietare il burqa. I trasgressori rischiano una multa di 137 euro (150 dollari) e fino a sette giorni di carcere. Fino ad oggi, sono state multate 70 donne per aver indossato questo indumento in pubblico. Di queste, 67 a Bruxelles e sette a Liegi.
Nell'agosto scorso, Nadia Sminate, una deputata belga di origine marocchina e fiamminga, ha chiesto un divieto totale del burqa. In un'intervista a De Standaard, ella ha detto:
"Dobbiamo assolutamente evitare che le donne se ne vadano in giro nelle Fiandre con il burkini. Non deve essere indossato nelle piscine e sulle spiagge. Non credo che le donne vogliano camminare in spiaggia indossando una simile mostruosità in nome della religione. Se lo permettessimo, emargineremo le donne. Viviamo nelle Fiandre e facciamo le regole. Se diciamo che occorre fissare dei limiti e far rispettare i nostri valori, dobbiamo farlo".
Bulgaria. Nel mese di giugno 2016, il parlamento bulgaro ha approvato una nuova legge che proibisce l'uso del burqa. La Bulgaria è il terzo paese dopo la Francia e il Belgio ad aver varato una legge del genere. Il divieto si applica ai cittadini bulgari e a tutti coloro che si trovano temporaneamente nel paese.
La legge stabilisce che l'abbigliamento che nasconde il volto non può essere indossato nei servizi amministrativi centrali e locali bulgari, nelle scuole, nelle istituzioni culturali e nei luoghi di ricreazione, sportivi e culturali.
Coprire la testa, gli occhi, le orecchie e la bocca sarà permesso solo se necessario per motivi di salute, per necessità professionale e in occasione di eventi sportivi e culturali. Il divieto si applicherà anche ai luoghi di culto.
La legge prevede una multa di 200 lev (100 euro; 115 dollari) per una prima violazione del divieto. In caso di reiterazione del reato, la multa è di 1500 lev (755 euro; 430 dollari) ed è prevista la perdita delle prestazioni sociali.
Chiunque convinca altri a coprire i loro volti è soggetto a una sanzione fino a tre anni di carcere e al pagamento di una multa di 5.000 lev (2.500 euro; 2.850 dollari). Se la persona convinta a coprirsi il volto è un minore, la pena aumenta fino a un massimo di cinque anni prigione e si rischia una multa fino a 10.000 lev (5.000 euro; 5.700 dollari).
Danimarca. Nell'agosto scorso, il Partito popolare danese ha detto che avrebbe presentato in parlamento una proposta di legge per vietare il burqa. In un'intervista a Metro Express, il portavoce del partito Kenneth Kristensen Berth ha dichiarato che l'indumento deve essere messo al bando per motivi di sicurezza:
"Ci sono molteplici esempi, soprattutto in Medio Oriente, dove le persone che indossavano il burqa erano attentati suicidi. È solo una questione di tempo prima che possa accadere in Europa. Sono appena tornato da Londra, dove il numero dei burqa nelle strade è aumentato in modo considerevole. Può essere utilizzato per piazzare bombe senza essere individuati".
Francia. Nell'aprile 2011, la Francia fu il primo paese europeo a vietare burqa e niqab. Nel luglio 2014, la Corte europea dei diritti dell'uomo confermò quel bando.
Dopo l'attentato di Nizza del luglio 2016, in cui hanno perso la vita 86 persone, almeno 30 città e paesi francesi hanno proibito l'uso del burkini sulle spiagge pubbliche.
Il 26 agosto, il Consiglio di Stato, la più alta corte amministrativa del paese, ha stabilito che le autorità municipali di Villeneuve-Loubet, una località costiera della Riviera francese, non avevano diritto a vietare il burkini. Sebbene la sentenza si applichi solo al divieto imposto dal Comune di Villeneuve-Loubet, secondo gli osservatori essa costituirebbe un precedente legale per il resto della Francia.
I sondaggi d'opinione mostrano un ampio sostegno pubblico per il divieto del burkini. Secondo un sondaggio Ifop, pubblicato il 25 agosto da Le Figaro, il 64 per cento dei francesi è contrario all'uso del burkini sulle spiagge e solo il 6 per cento è favorevole. Jérôme Fourquet, direttore dell'Ifop, ha dichiarato: "Le percentuali sono simili a quelle rilevate ad aprile riguardo all'uso del velo e del foulard nelle strade pubbliche (con il 63 per cento contrario). Le spiagge sono equiparate alle strade, dove anche l'ostentazione di simboli religiosi viene respinta da due terzi dei francesi".
Germania. Il 18 agosto, il ministro dell'Interno Thomas de Maizière ha annunciato una proposta per un "parziale divieto del burqa" che vieterebbe l'uso di veli islamici negli spazi pubblici, tra cui asili, scuole, università, uffici pubblici e alla guida di un veicolo.
"Rifiutiamo il velo integrale", ha detto de Maizière . "Non solo il burqa, qualsiasi velo integrale che lascia visibili solo gli occhi di una persona. Non è adatto alla nostra società, al nostro modo di comunicare, alla nostra coesione sociale. Ecco perché chiediamo che si mostri la faccia".
In un'intervista del 12 agosto a Bild, Julia Klöckner, vice leader della Cdu, il partito dell'Unione Cristiano-Democratica al potere, ), ha dichiarato:
"Il velo integrale ostacola notevolmente l'integrazione delle donne qui. Non è un segno di diversità religiosa, ma rappresenta un'immagine degradante delle donne. È vietato in Francia e la Corte europea dei diritti dell'uomo ha confermato tale divieto".
In un'intervista del 30 luglio a Die Welt, Jens Spahn, un politico della Cdu, ha detto:
"Il divieto del velo integrale, del niqab e del burqa è in ritardo come segnale da inviare al mondo. Immaginate come si potrebbe conversare se fossimo coperti integralmente dal velo mentre ci parliamo. Non voglio incontrare nessun burqa in questo paese. In questo senso, sono burqafobo".
In un editoriale scritto per Bild, Bassam Tibi, un ex docente dell'Università di Göttingen che si definisce un "musulmano europeo", ha scritto che appoggia pienamente il divieto del burqa:
"Proibire l'uso del burqa sarebbe una misura politica intelligente contro certe persone che si rinchiudono in società parallele, per un'integrazione inclusiva dei migranti musulmani e per la sicurezza della Repubblica federale tedesca".
Un nuovo sondaggio pubblicato il 26 agosto da Infratest dimap ha rilevato che l'81 per cento dei tedeschi è favorevole all'idea di vietare l'uso del burqa nei luoghi pubblici. In base al sondaggio, il 51 per cento approva il divieto del velo integrale.
Il 22 agosto, un tribunale di Osnabrück ha stabilito che una studentessa della città non potrà indossare il velo in classe. La Sophie Scholl aveva inizialmente accettato l'iscrizione della ragazza ma ha cambiato idea quando la giovane ha insistito per indossare in classe il niqab, il velo islamico che lascia vedere solo gli occhi. I funzionari della scuola hanno spiegato che questo non è possibile perché i docenti devono comunicare apertamente con gli allievi.
A giugno, la città bavarese di Neutraubling ha vietato il burkini nelle piscine pubbliche dopo che le clienti degli impianti si erano lamentate del fatto che l'indumento è antigienico. Il sindaco Heinz Kiechle ha espresso la sua perplessità dicendo: "Non capisco perché sia necessario indossare un burkini di sera quando la piscina è riservata solo alle donne".
Gran Bretagna. Il 31 agosto, un sondaggio YouGov ha rilevato che la maggioranza dei cittadini britannici è favorevole a mettere al bando il burqa nei luoghi pubblici. Secondo il sondaggio, il 57 per cento dei britannici appoggia il divieto; il 25 per cento è contrario. A opporsi al divieto sono gli interpellati della fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni; tutti gli altri sono favorevoli, con gli over 65 che appoggiano il divieto dal 78 al 12 per cento. Tutti i maggiori partiti politici hanno anche una pluralità di elettori favorevoli al divieto. Inoltre, secondo il sondaggio, il 46 per cento dei britannici vorrebbe proibire il burkini e il 30 per cento è favorevole.
Italia. Dall'1 gennaio 2016, burqa e niqab sono stati banditi da tutti gli uffici pubblici e gli ospedali della Lombardia, una regione del nordest del paese.
Il 17 agosto, il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha detto che l'Italia non vieterà il burkini perché una mossa del genere potrebbe causare una reazione nella comunità musulmana. In un'intervista al Corriere della Sera, egli ha dichiarato:
"Il ministro dell'Interno ha la responsabilità di garantire la sicurezza e di scegliere il livello di durezza nelle risposte che però non diventi mai provocazione potenzialmente capace di attirare attentati".
Malta. Nell'ottobre 2015, il governo ha discusso la proposta di vietare il burqa in pubblico dopo che era saltata fuori la foto di una donna al volante di un'auto con indosso il velo integrale. L'art. 338 del codice penale stabilisce che è una minaccia per l'ordine pubblico se qualcuno "in ogni luogo pubblico, indossa una qualunque maschera o si traveste, eccetto che nei termini e nei modi previsti dalla legge". Secondo alcuni membri del governo, nella legge esistente occorre vietare in maniera specifica il burqa.
Un imam locale, Mohammed Elsadi, ha detto che un divieto del burqa minaccerebbe l'integrazione e l'armonia sociale a Malta. Egli ha aggiunto: "In un mondo globale dove le persone di culture diverse vivono insieme e interagiscono in tanti modi e in tanti ambiti della vita, è più vantaggioso per tutti i paesi concedere libertà individuali quanto più ampie possibili". E ha aggiunto che i musulmani dovrebbero "liberamente esercitare le loro norme culturali e il proprio stile di vita".
La ministra per il Dialogo sociale Helena Dalli ha ribattuto:
"A Malta, ci sono diverse migliaia di musulmani e molti sono qui da lungo tempo, anche da generazioni. Il burqa e il niqab non sono indumenti da associare a questa comunità, pertanto un divieto più preciso sul velo non dovrebbe avere alcun effetto sulla vasta maggioranza dei musulmani".
Norvegia. Nell'agosto 2016, un commissione sull'integrazione composta da tutti i gruppi parlamentari ha proposto di vietare burqa e niqab nelle istituzioni pubbliche e di proibire l'uso dell'hijab nelle scuole pubbliche. In un rapporto di 50 pagine, intitolato "Dieci comandamenti per una migliore integrazione", la commissione ha chiesto delle linee guida chiare sui codici d'abbigliamento islamico per migliorare l'integrazione.
"Per migliorare l'integrazione, dobbiamo incoraggiare una maggiore partecipazione alla vita pubblica". Jette Christensen, membro del Partito Laburista ha detto: "Pertanto, non possiamo permettere che il volto venga coperto".
E Maryan Keshvari del Partito del Progresso ha aggiunto: "Non possiamo permettere la principale uniforme islamista nelle scuole norvegesi".
Nel 2013, il parlamento norvegese bocciò il divieto del burqa perché la Norvegia avrebbe rischiato di essere censurata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu). Dopo che la Cedu ha confermato il divieto in Francia nel luglio 2014, i fautori norvegesi del bando hanno cercato invano di far sì che il parlamento approvasse un divieto del genere in Norvegia.
Paesi baltici. Nel mese di aprile 2016, il governo lettone ha annunciato una proposta di legge per vietare il burqa. Il governo ha detto che l'obiettivo della legge, che dovrebbe entrare in vigore nel 2017, è quello di garantire che gli immigrati musulmani rispettino i valori del paese. Si parla di vietare il burqa anche in Estonia e in Lituania.
Paesi Bassi. Nel maggio 2015, il governo olandese ha approvato un parziale divieto del velo islamico sui mezzi di trasporto pubblici e nei luoghi pubblici come scuole e ospedali. Per i trasgressori si prevede una multa di 405 euro (450 dollari). Il divieto non si applica a chi indossa il burqa o il niqab in strada.
Repubblica ceca. Nel mese di marzo 2016, una studentessa musulmana ha intentato causa contro una scuola per infermieri di Praga dopo che le era stato vietato di indossare un hijab (il velo islamico che copre la testa e il colo) durante le lezioni. La scuola ha argomentato che gli studenti non dovrebbero avere il capo coperto in aula.
Slovenia. Nel novembre 2015, il Partito Democratico (Sds) all'opposizione ha presentato un disegno di legge per vietare burqa e niqab nei luoghi pubblici e inasprire le condizioni per ottenere asilo in Slovenia.
"Quando in Slovenia la gente dovrebbe rispettare la cultura e i costumi sloveni", ha detto Janez Janša, leader dell'Sds. "Ecco perché abbiamo presentato una proposta di legge volta a vietare il burqa in pubblico."
Vinko Gorenak, deputato dell'Sds, ha aggiunto: "Noi dobbiamo adattarci alle loro abitudini quando ci rechiamo nei loro paesi. Non vi è alcun motivo per cui non dovremmo chiedere loro di fare la stessa cosa quando si trovano nel nostro ambiente culturale".
Spagna. Nel dicembre 2010, la città catalana di Lérida ha emanato un divieto del burqa nei luoghi pubblici. Nel febbraio 2013, la Corte Suprema spagnola stabilì che il bando era incostituzionale. La Corte ha detto che il divieto "costituisce una limitazione al diritto fondamentale di esercitare la libertà di religione, che è garantita dalla Costituzione spagnola". Secondo la Corte, la limitazione di un diritto fondamentale può essere conseguita solo attraverso le leggi nazionali, e non attraverso le ordinanze locali.
Nel settembre 2014, durante un dibattito parlamentare sulla Legge di pubblica sicurezza (Ley de Seguridad Ciudadana), il ministro dell'Interno Jorge Fernández Díaz ha chiesto di vietare il burqa nei luoghi pubblici. Egli ha detto che il problema ha due dimensioni: la sicurezza e la dignità delle donne.
"A mio parere, il burqa è un indumento che viola la dignità delle donne", ha chiosato Fernández Díaz. "Ma questo non rientra nella sfera di competenza del ministro dell'Interno." In termini di sicurezza, egli ha detto che il burqa "rende difficile identificare le persone che commettono reati".
Nell'agosto 2016, un parco acquatico della città catalana di Girona ha vietato il burkini "per motivi di sicurezza". Nel giugno 2014, la città basca di Vitoria ha messo al bando il burkini nelle piscine pubbliche. Nel novembre 2014, il conducente di un autobus di Vitoria si è rifiutato di far salire sul suo bus una donna che indossava il burqa.
Svizzera. L'1 luglio 2016, il divieto del burqa è entrato in vigore nel Ticino, il primo cantone svizzero che ha approvato il bando. I trasgressori rischiano una multa di 10.0.000 franchi svizzeri (9.100 euro; 10.000 dollari). Il provvedimento ha fatto seguito a un referendum del settembre 2013, in cui il 65 per cento degli elettori del cantone di lingua italiana ha votato a favore del divieto.