Ecco un paradosso: l'Unrwa, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della questione dei profughi palestinesi, segue delle regole che contraddicono le leggi e la politica degli Stati Uniti e tende a perpetuare e moltiplicare la questione dei rifugiati piuttosto che risolverla. Eppure, il Dipartimento di Stato fornisce un sostegno incondizionato alle regole applicate dall'Unrwa in merito all'attribuzione della qualifica di rifugiato dell'Unrwa.[1] Com'è possibile?
Ad esempio, quasi due milioni di palestinesi che da molto tempo si sono stabiliti in Giordania e da decenni godono della cittadinanza giordana[2] sono comunemente considerati "profughi" dall'Unrwa, d'accordo con il Dipartimento di Stato. Questo, nonostante il fatto che, in base alla legge statunitense, una persona che ha la cittadinanza del paese ove risiede e gode della protezione di quello Stato, non può legittimamente beneficiare dello status di rifugiato.[3] In che modo il Dipartimento di Stato può giustificare questa contraddizione?
Ecco un secondo esempio: altri due milioni di palestinesi vivono in Cisgiordania e a Gaza, e quelli che, per proprio conto, risiedevano nel dichiarato Stato palestinese come cittadini sotto un governo palestinese, sono stati registrati dall'Unrwa come "profughi".[4] Secondo le norme di legge statunitensi, questi palestinesi "si sono saldamente stabiliti" e quindi non hanno diritto allo status di rifugiato.[5] Inoltre, secondo la linea politica americana riaffermata da tre presidenti, questi palestinesi già risiedono nel loro Stato futuro, il luogo in cui i profughi palestinesi intendono vivere.[6] Il Dipartimento di Stato, tuttavia, appoggia la decisione dell'Unrwa di qualificare come "rifugiati" anche i due milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania e a Gaza.
Ecco un terzo esempio: in base alle disposizioni legislative e regolamentari statunitensi, solo una persona che è stata sfollata, il coniuge o un minore a carico di tale persona possono beneficiare dello status di rifugiato o dello status derivante di rifugiato.[7]
I nipoti e i pronipoti non hanno diritto a ereditare lo status di rifugiato solo perché il loro avo era un rifugiato.[8] Ma secondo l'Unrwa, qualsiasi discendente di un rifugiato di sesso maschile, non importa quante generazioni e decenni siano passati, ha diritto automaticamente a essere considerato un "rifugiato".[9] Oltre il 95 per cento dei "rifugiati" odierni dell'Unrwa, di fatto, non era ancora in vita, alla nascita di Israele nel 1948; essi non sono mai stati sfollati dalla creazione di Israele e sono considerati "rifugiati" dall'Unrwa solo a causa di quella particolare prassi di ereditare lo status di rifugiato come diritto di nascita.
È sorprendente come il Dipartimento di Stato difenda tutto questo, a volte con grande specificità. In riposta a chi muove delle critiche al principio di discendenza, ad esempio, il Dipartimento di Stato ha di recente reso noto, con soddisfazione, che l'Unrwa non è la sola agenzia delle Nazioni Unite che segue questa regole di ereditarietà, anche l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) di tanto in tanto lo fa.
Il 25 maggio 2012, Patrick Ventrell, portavoce del Dipartimento di Stato, disse alla rivista Foreign Policy che "il Dipartimento di Stato sostiene questo principio guida".[10] (Il Dipartimento di Stato ignora che l'Unhcr concede lo status di rifugiato per eredità solo occasionalmente e in via eccezionale, mentre l'Unrwa la considera una prassi normale, giustificando in tal modo il 95 per cento delle attribuzioni della qualifica di "rifugiato".)
Il Dipartimento di Stato è anche incoerente. Se l'Unhcr fosse il suo modello, il Dipartimento non accetterebbe la consuetudine dell'Unrwa di ritenere che i cittadini giordani siano dei rifugiati. L'Unhcr non considera mai una persona in possesso di una cittadinanza come un rifugiato, mentre il 40 per cento dei dichiaranti dell'Unrwa sono cittadini giordani. In effetti, lo statuto dell'Unhcr e la Convenzione relativa allo status dei rifugiati che appoggia l'agenzia, vietano esplicitamente di concedere lo status di "rifugiato" quando una persona ottiene la cittadinanza.[11] Lo statuto dell'Unrwa non lo vieta.
Il Dipartimento di Stato è ottimista anche riguardo al fatto che queste prassi dell'Unrwa gonfiano costantemente il numero dei presunti rifugiati palestinesi anno dopo anno, passando dai 750.000 registrati nel 1950 agli oltre 5milioni di oggi, una cifra che si è settuplicata. Nel 2013, il Dipartimento di Stato asserì che "nelle situazioni che protraggono la status di rifugiato, i gruppi di profughi sperimentano nel tempo la crescita demografica naturale".[12]
Il Dipartimento di Stato ha dimostrato che si opporrà a qualsiasi cambiamento nella sua linea politica verso la prassi dell'Unrwa che aggravi e perpetui il problema dei rifugiati. Quando il senatore Mark Kirk introdusse un emendamento del disegno di legge per gli stanziamenti di bilancio del Dipartimento di Stato, previsti per l'esercizio finanziario 2013, il vicesegretario di Stato, Thomas R. Nides, si oppose ferocemente:[13] "La legislazione che avrebbe costretto gli Stati Uniti a esprimere pubblicamente un giudizio sul numero e sullo status dei rifugiati palestinesi potrebbe essere rivista (…) dal momento che gli Stati Uniti così agendo pregiudicano e determinano l'esito di una questione dello status finale"
Questo è lo stesso Dipartimento di Stato che, in più di venti occasioni durante l'amministrazione Obama, ha ferocemente e pubblicamente castigato il governo di Israele per la costruzione di case nelle zone contese di Gerusalemme e della Cisgiordania. A quanto pare, costruire più case israeliane danneggia la pace, ma moltiplicare il numero dei profughi va benissimo.
Nides ha detto che qualsiasi discordanza con le regole applicate dall'Unrwa "nuocerebbe ai nostri sforzi volti a promuovere la pace in Medio Oriente (…) minerebbe le nostre capacità di agire da mediatori e facilitatori del processo di pace (…) incrinerebbe la fiducia tra le parti (e) (…) danneggerebbe i nostri tentativi di evitare che i palestinesi (…) perseguano l'obiettivo di creare uno Stato attraverso le Nazioni Unite". Nides ha poi asserito che ciò "genererebbe una reazione negativa molto forte" perché questa è "una delle questioni più delicate riguardanti lo status finale" che "tocca una profonda corda emotiva", soprattutto in questo "periodo particolarmente fragile e delicato". E poi ha continuato dicendo che ciò "sarebbe visto come un calo del sostegno al popolo palestinese" e "metterebbe a rischio i bisogni umanitari di questo numeroso, povero e vulnerabile gruppo di profughi". E ha aggiunto che così facendo si "rischierebbe un impatto molto negativo e potenzialmente destabilizzante sugli alleati chiave, in particolar modo la Giordania".
Questa terrificante stoccata è opera delle varie divisioni del Dipartimento di Stato per scoraggiare un emendamento di compromesso che lascerebbe intatto l'operato dell'Unrwa come un'agenzia finalizzata all'erogazione di servizi sociali, non rimuoverebbe nessuno dall'elenco dei beneficiari e non taglierebbe un centesimo dal suo bilancio. In effetti, l'emendamento diceva che i beneficiari dell'Unrwa possono essere le persone bisognose meritevoli di assistenza, ma esse non sono "rifugiati". Eppure, queste sono le parole che il Dipartimento di Stato non sopporta che siano pronunciate.
Il governo di Israele sarebbe d'accordo con Nides che "l'Unrwa funge da importante contrappeso a organizzazioni estremiste come Hamas e Hezbollah" e che "ogni vuoto lasciato dall'Unrwa probabilmente sarebbe riempito da elementi terroristici". Ma sostenere le scuole e gli ospedali dell'Unrwa, e il suo ruolo stabilizzante, non comporta che il governo statunitense continui a qualificare come "rifugiati" i beneficiari dell'Unrwa, quando non lo sono. Le cosiddette Prassi consolidate sull'Eleggibilità e la Registrazione dell'Unrwa non prevedono che i beneficiari dell'agenzia siano qualificati come "rifugiati" – la Sezione III.A.2 e III.B creano categorie di beneficiari dell'Unrwa non registrati come "rifugiati" ma che tuttavia sono in possesso dei requisiti per usufruire dei servizi dell'Unrwa.[14]
La triste realtà è che il Dipartimento di Stato americano non vuole queste semplici riforme. Piuttosto, esso ha scelto di agire come patron dell'Unrwa e come paladino della sua missione, perpetuando ed espandendo la questione dei profughi come fonte di conflitto contro Israele.
Steven J. Rosen è direttore del Washington Project del Middle East Forum.
[1] In una dichiarazione del settembre 2013 fatta al Congressional Reasearch Service, il Dipartimento di Stato ha difeso "l'accettazione da parte degli Stati Uniti dei metodi di riconoscimento dei profughi utilizzati dall'Unrwa". Congressional Research Service, U.S. Foreign Aid to the Palestinians, July 3, 2014, p. 24.
[2] Articoli 3 e 9 della Jordan's Nationality Law No. 6 of 1954.
[3] 8 USC 1101 (a), INA 101 (a) section 42.
[4] "Where We Work", UNRWA.
[5] Immigration and Nationality Act, 8 U.S.C. §1158(b)(2)(A)(vi) (2006), Section 208(b)(2)(A)(vi).
[7] Sezione 207 della Legge statunitense sull'Immigrazione e la Nazionalità.
[8] Cfr. Form I-730, the USCIS Refugee/Asylee Relative Petition.
[9] UNRWA's Consolidated Eligibility & Registration Instructions, Section III.A.1
[10] "Did the State Department just create 5 million Palestinian refugees?", Foreign Policy, May 25, 2012.
[11] Risoluzione 428 (V) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 14 dicembre 1950. Sezioni 6 e 7.
[12] Congressional Research Service, U.S. Foreign Aid to the Palestinians, July 3, 2014, p. 24.
[13] Lettera scritta il 24 maggio 2012 dal vicesegretario di Stato Thomas R. Nides per esprimere la sua opposizione all'emendamento Kirk.
[14] Queste categorie idonee usufruire dei servizi dell'Unrwa sono indicate come "altre persone registrate" e come persone "idonee a ricevere i servizi erogati dall'Unrwa senza essere registrate nel Sistema di Registrazione dell'Unrwa".