La Commissione europea, il potente braccio amministrativo dell'Unione Europea, ha presentato un piano controverso che obbligherebbe i paesi membri dell'UE ad accettare 160.000 migranti e profughi provenienti dal Medio Oriente e dal Nord Africa.
La mossa dei burocrati di Bruxelles volta a costringere i paesi europei a spalancare le loro frontiere – chiedendogli di offrire ai migranti indumenti, cibo, alloggio e assistenza sanitaria per un periodo indefinito di tempo – non solo rappresenta un'audace usurpazione della sovranità nazionale, ma incoraggia altresì milioni di altri migranti provenienti dal mondo arabo a iniziare a dirigersi verso l'Europa.
La proposta sulla migrazione, annunciata il 9 settembre, "ricollocherebbe" 120.000 migranti attualmente presenti in Grecia, Ungheria e Italia in altri paesi dell'Unione Europea. Questa proposta si somma alla precedente proposta della Commissione del maggio scorso di ricollocare 40.000 migranti siriani ed eritrei dall'Italia e dalla Grecia.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, la cui politica dell'immigrazione della "porta aperta" è ritenuta parzialmente responsabile di favorire l'afflusso dei migranti in Europa, ha già avvisato che il piano della Commissione europea è "solo un primo passo" e che l'Europa potrebbe dover accettare numeri sempre maggiori. Il vicecancelliere tedesco Sigmar Gabriel ha detto che la Germania potrebbe accogliere 500.000 profughi all'anno per "diversi anni".
Non è ancora chiaro quanti migranti che arrivano in Europa siano rifugiati in fuga dalle zone di guerra e quanti siano migranti economici in cerca di una vita migliore in Occidente. Le statistiche mostrano che delle 625.920 persone che hanno presentato domanda di asilo nell'Unione Europea, solo il 29,5 per cento arriva dalla Siria, dall'Afghanistan e dall'Iraq.
I funzionari tedeschi ammettono che il 40 per cento dei migranti giunti nel paese nel 2015 provengono da paesi balcanici come l'Albania, il Kosovo e la Serbia, il che significa che almeno la metà di coloro che sono entrati in Germania quest'anno sono migranti economici in fuga dalla povertà e non dalla guerra.
Gli osservatori critici descrivono in termini apocalittici il caos della migrazione che sta travolgendo l'Europa e parlano di "un'inarrestabile rivoluzione demografica", "uno scenario da Armageddon" e di "un esodo di proporzioni bibliche".
Quella che segue è una selezioni di citazioni e commenti espressi da una serie di capi politici e di opinion leader europei, e non solo, sulle conseguenze di un'immigrazione sfrenata dal mondo musulmano.
In Gran Bretagna, l'euroscettico Nigel Farage, leader del Partito per l'indipendenza del Regno Unito (Ukip), parlando dai microfoni del programma radiofonico Today della BBC Radio 4 ha detto:
"Il nostro problema è che abbiamo aperto la porta a un esodo di dimensioni bibliche di milioni e milioni di rifugiati. Abbiamo perso di vista che cosa significa essere un rifugiato. Quanti milioni ne vuole accettare l'Europa? Questo è l'interrogativo.
"I veri profughi tendono a essere gruppi di persone, gruppi etnici o religiosi vittime di persecuzioni, che fuggono per timore di perdere la vita. Il problema che abbiamo adesso è che se si guarda alla definizione della politica comune in materia di asilo dell'Unione Europea, essa include chiunque sia in fuga da un paese dilaniato dalla guerra, e annovera anche chi fugge da una situazione di povertà estrema".
L'eurodeputata britannica Janice Atkinson ha asserito:
"Nessuno ha votato per l'immigrazione illegale. Tantissime persone ci hanno messo qui per opporci a essa. Le centinaia di migliaia di immigranti clandestini che sommergono le nostre frontiere e le nostre capacità di far fronte alla situazione sono esattamente questo: illegali.
"Cerchiamo di essere chiari su un'altra cosa: nonostante ciò che ripetono l'industria dei diritti umani e il gran numero di lobby e di enti di beneficenza finanziati dai contribuenti, questa non è una crisi dei rifugiati, ma una massiccia crisi dell'immigrazione illegale che deve essere contrastata per quella che è".
Lo scrittore e giornalista Peter Hitchens, in un saggio dal titolo "Non salveremo i profughi distruggendo il nostro paese", ha scritto:
"In realtà, non possiamo fare quello che ci pare di questo paese. Lo abbiamo ereditato dai nostri genitori e nonni, e abbiamo il dovere di consegnarlo ai nostri figli e nipoti, preferibilmente migliorato e di certo non danneggiato. Questa è una delle responsabilità più pesanti che abbiamo mai avuto. Non possiamo darlo via d'impulso a dei perfetti sconosciuti, perché ci fa sentire bene con noi stessi... .
"Grazie a un migliaio di anni di pace ininterrotta, abbiamo sviluppato livelli sorprendenti di fiducia, sicurezza e libertà. (...) Sono stupito di come lo stiamo regalando senza la minima preoccupazione.
"I nostri vantaggi dipendono molto dal nostro passato comune, dalle tradizioni ereditate, dalle abitudini e dai ricordi. I nuovi arrivati possono imparare tutto questo, ma solo se arrivano in numero esiguo. L'immigrazione di massa implica che ci adattiamo a loro, quando dovrebbero essere loro ad adattarsi a noi... .
"Così ora, in base a uno spasmo emotivo, travestito da civiltà e generosità, diremo che abbandoniamo questa eredità e decliniamo il nostro obbligo di trasmetterla, come gli eredi spossati e buoni a nulla di una vecchia eredità, che lasciano che la grande casa e la tenuta vadano in rovina?
"Non riesco a capire il senso né la giustizia nel permettere che queste cose diventino un pretesto per un'inarrestabile rivoluzione demografica, in cui l'Europa (tra cui, ahimè, le nostre isole) mescola la propria cultura e l'economia al Nord Africa e al Medio Oriente. Se lasciamo che questo accada, l'Europa perderebbe quasi tutte le cose che inducono gli altri a voler vivere qui".
L'eurodeputato britannico Daniel Hannon ha avvertito che la politica tedesca dell'immigrazione della "porta aperta" avvicina sempre più i migranti al Vecchio Continente. Egli ha scritto:
"La convinzione che la Germania stia allentando la propria politica è destinata a portare a un livello di migrazione che supera qualsiasi cosa vista finora. I profughi e i migranti economici saranno messi rapidamente insieme. Alcuni saranno calpestati e qualche barcone verrà rovesciato. Ma molti altri raggiungeranno l'Italia e la Grecia. Alla fine, i paesi membri dell'UE che sono in prima linea smetteranno di cercare di far rispettare le regole e saluteranno con la mano i nuovi arrivi sul loro territorio, mentre altri cercheranno sempre più numerosi di tentare la traversata".
Il londinese Financial Times ha lamentato la mancanza di una risposta europea univoca alla crisi migratoria:
"Questa è stata una triste estate per gli ideali europei. Da un blocco basato sulla ricerca della pace sono emerse immagini terribili di profughi morti soffocati nelle piazzole di sosta delle autostrade, di squallidi campi di fortuna, di bambini morti annegati e trascinati a riva, di centri di accoglienza in fiamme, di numeri di registrazione scritti sugli avambracci, di poliziotti con le divise nere che spruzzano spray al peperoncino sulle famiglie in fuga dalla guerra. Il Vecchio Continente è sommerso da richiedenti asilo, ma mancano le funzioni centrali per far fronte a essi. L'Europa è divisa su cosa fare. Costruire muri più alti? Stendere tappetini di benvenuto? È un problema nazionale o dovrebbe essere un fardello da condividere?
Il politologo inglese Anthony Glees ha accusato il governo tedesco di totale ipocrisia per aver chiesto alla Grecia di agire conformemente alla legislazione dell'UE per ottenere un piano di salvataggio finanziario, ma quello stesso governo tedesco ha ignorato unilateralmente il diritto comunitario di aprire le frontiere europee alle centinaia di migliaia di migranti provenienti dal mondo musulmano. Egli ha detto:
"Le placche tettoniche dell'Europa si muoveranno se la Germania si comporta come uno Stato hippy, guidato solo dai sentimenti. Il premier David Cameron ha detto, a giusto titolo, che il Regno Unito deve agire non solo con il cuore, ma anche con la testa. E allora ci si chiede: 'Se Frau Merkel ora persegue questa politica, che è ben diversa da quella perseguita nei confronti della Grecia, dove andremo a finire?' Il Regno Unito già interviene militarmente nella lotta contro il cosiddetto Stato islamico. La Germania, però, mantiene le distanze da queste cose. Ma poi al contempo dice alla gente disperata proveniente dalla Siria e dall'Iraq di recarsi nella Repubblica federale tedesca, e questo per molti britannici è privo di senso. Questa situazione sembra non avere fine!
"Credo che ancora la Germania nutra dei sentimenti storici che sono completamente assenti in Gran Bretagna. Può darsi che nel 2015, si ricordi ancora cosa sia accaduto con i profughi prima della Seconda guerra mondiale (1938-1939). Ma nel Regno Unito, dove non solo stiamo combattendo il terrorismo, affrontando la questione dei migranti economici, ma stiamo anche fronteggiando il problema umanitario, l'approccio tedesco sembra superficiale e non accuratamente ponderato, soprattutto quando i tedeschi non rispetteranno le regole. A prescindere da cosa si pensi del governo ungherese, le regole sono regole, e se la Germania non le rispetterà, l'intera Unione Europea rischia di sgretolarsi.
A Bruxelles, l'autoproclamata capitale dell'Europa, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha insistito sul fatto che l'immigrazione dai paesi musulmani costituirebbe una soluzione al declino demografico del Vecchio Continente. Egli ha detto:
"Non dimentichiamo che siamo un continente che invecchia e affronta un declino demografico. Avremo bisogno di talenti. Col tempo, l'immigrazione deve essere trasformata da un problema a una risorsa ben gestita. A tal fine, la Commissione europea presenterà un pacchetto ben concepito sull'immigrazione legale entro l'inizio del 2016".
Nel suo discorso del 9 settembre sul cosiddetto Stato dell'Unione Europea, Juncker ha asserito che non esiste alcuna differenza tra migranti cristiani, ebrei e musulmani. Egli ha chiosato:
"L'Europa in passato ha commesso l'errore di distinguere tra ebrei, cristiani e musulmani. Non ci sono distinzioni di religione, credo o filosofia quando si è rifugiati".
Sebbene la disoccupazione sia dilagante in seno all'UE, soprattutto tra i giovani europei, Juncker ha detto:
"Sono fortemente favorevole a far lavorare i rifugiati ospitati nei Paesi europei e permettere loro di guadagnarsi da vivere. Il lavoro è dignità (...) pertanto, dobbiamo fare di tutto per cambiare la nostra legislazione nazionale al fine di permettere ai profughi, ai migranti, di lavorare sin dal primo giorno del loro arrivo in Europa".
Nella Repubblica ceca, il presidente Milos Zeman ha affermato che nessuno ha invitato i migranti nel suo paese, ma una volta arrivati, essi devono rispettare le norme ceche altrimenti se ne possono andare. Egli ha asserito:
"Se qui non vi piace, andatevene. Qualcuno potrebbe considerare queste parole come un appello agli istinti umani più biechi, ma questa è la stessa posizione condivisa dagli ungheresi che hanno costruito una recinzione lungo il confine con la Serbia, così come gli americani che hanno costruito una barriera di separazione al confine con il Messico".
In Danimarca, Andreas Kamm, il segretario generale del Danish Refugee Council (Dansk Flygtningehjælp), ha avvertito che l'attuale crisi dei rifugiati potrebbe portare al crollo totale della società europea. In un'intervista al quotidiano Jyllands-Posten, Kamm ha detto che l'Europa si trova di fronte a "uno scenario da Armageddon". E ha aggiunto:
"Stiamo assistendo a uno squilibrio storico tra le cifre molto elevate di profughi e migranti e la capacità globale di fornire loro protezione e assistenza. Stiamo correndo il rischio che i conflitti tra i migranti e le popolazioni autoctone sfuggano di mano e si intensifichino. La risposta non può essere che l'Europa importa popolazioni in eccesso. Non possiamo essere obbligati a distruggere la nostra società".
Il ministro delle Finanze danese Claus Hjort Frederiksen ha dichiarato: "Sono indignato per il fatto che i paesi arabi che sono pieni di soldi accolgono solo pochi rifugiati. Paesi come l'Arabia Saudita. È del tutto scandaloso".
In Germania, il ministro degli Interni Thomas de Maizière, in un'intervista a Die Zeit ha detto:
"La crisi della migrazione presenta una sfida formidabile. È più ampia di quanto avessimo pensato – socialmente, politicamente, economicamente, culturalmente. (...) Ora, avremo centinaia di migliaia di musulmani con un background arabo. Secondo quanto mi ha detto il mio collega francese, questa è una differenza significativa per quanto riguarda l'integrazione. (...) Mi è stato detto che tra il 15 e il 20 per cento dei migranti adulto è analfabeta.
"Dobbiamo abituarci all'idea che il nostro paese sta cambiando. Le scuole, la polizia, gli alloggi, i tribunali, l'assistenza sanitaria, ovunque! Abbiamo bisogno di un emendamento alla Costituzione. E tutto questo deve accadere molto rapidamente, nel giro di qualche settimana! Questo richiederà un enorme cambiamento nella nostra mentalità radicata".
In un'intervista a Politico, Josef Joffe, un intellettuale ebreo-tedesco in genere molto arguto che è editore e direttore del quotidiano Die Zelt, sembrava del tutto ignaro delle conseguenze a lungo termine dell'importazione di centinaia di migliaia di musulmani in Germania quando ha asserito:
"È un vero miracolo. La nostra figura emblematica di rifugiato è ora il medico siriano che combina il livello d'istruzione con l'obbligo morale, data l'indicibile crudeltà contro i civili nella guerra siriana. La Germania, come i paesi di colonizzazione inglese, si sta trasformando in un Einwanderungsland, un paese di immigrazione, che accetta differenti razze, religioni, e origini. Così la Germania si sta evolvendo in un una specie di America, dove non occorre essere nati americani, ma lo si può diventare. È una rivoluzione mentale ed emotiva.
In Ungheria, il premier Viktor Orbán ha messo in guardia dalle "conseguenze esplosive" di uno scontro culturale tra l'Europa e i migranti provenienti dal mondo musulmano. In un saggio pubblicato il 3 settembre dalla casa editrice Frankfurter Allgemeine Zeitung, Orbán ha scritto:
"Per capire ciò che dobbiamo fare, occorre cogliere la vera natura della situazione in cui ci troviamo. L'Europa non è nella morsa del 'problema dei profughi' o di 'una situazione di rifugiati', ma il continente europeo è minacciato da un'ondata crescente di migrazione dell'era moderna. La circolazione delle persone avviene su scala immensa, e da una prospettiva europea il numero dei potenziali immigrati futuri sembra illimitato.
"Ogni giorno che passa si vede che centinaia di migliaia di persone si presentano ai nostri confini, e altre milioni intendono partire per l'Europa, mosse da motivi economici...
"Dobbiamo riconoscere che la sconsiderata politica dell'UE in materia di immigrazione è responsabile di questa situazione. L'irresponsabilità è tipica di ogni politico europeo che promette una vita migliore agli immigrati e li incoraggia a lasciarsi ogni cosa alle spalle e a mettere a rischio la vita cercando di raggiungere l'Europa. Se il Vecchio Continente non fa ritorno al buon senso, si ritroverà stremato nella battaglia per il suo destino...
"Non dimentichiamo che coloro che arrivano qui sono cresciuti con una religione diversa e hanno una cultura radicalmente differente. Quasi tutti non sono cristiani, ma musulmani. La questione è importante perché l'Europa e l'identità europea hanno radici cristiane. Non è già preoccupante in sé che il cristianesimo europeo non sia quasi più capace di mantenere l'Europa nel sistema dei valori cristiani? Se si perde di vista questo, l'idea dell'Europa potrebbe diventare di importanza secondaria nel suo stesso continente".
Facendo riferimento all'occupazione dell'Ungheria da parte dell'Impero ottomano dal 1541 al 1699, Orbán ha detto:
"Penso che abbiamo il diritto di decidere se vogliamo o no un gran numero di musulmani nel nostro paese. Non ci piacciano le conseguenze di avere numerose comunità islamiche come in altri paesi e non vedo perché ci debbano costringere a creare modalità di convivenza su cui noi non siamo d'accordo. Questa è un'esperienza storica per noi".
Secondo Zoltán Kovács, un portavoce del governo ungherese di centro-destra, la risposta dell'Unione Europea alla crisi è un completo fallimento. Egli ha dichiarato:
"L'UE non distingue tra coloro che hanno reale bisogno di aiuto. I veri profughi vengono accostati ai migranti economici. Non siamo di fronte a una crisi di rifugiati, ma a una crisi della migrazione. La gente arriva qui da un centinaio di paesi di tutto il mondo. È del tutto inaccettabile che i mezzi illegali di movimento siano ora istituzionalizzati".
In Slovacchia, il premier Robert Fico ha detto che il 95 per cento dei cosiddetti profughi è costituito in realtà da migranti economici:
"Non assisteremo a questa follia con le braccia spalancate ripetendo che accetteremo tutti, indipendentemente dal fatto che siano immigrati economici o no. Se non si comincia a dire la verità sulla migrazione, non faremo passi avanti".
Fico ha anche lanciato un monito sulle conseguenze di una sfrenata immigrazione musulmana. Egli ha dichiarato:
"Poiché la Slovacchia è un paese cristiano, non possiamo tollerare un afflusso di 300.000-400-000 immigrati musulmani che potrebbero cominciare a costruire moschee in tutto il nostro territorio e a cercare di cambiare la natura, la cultura e i valori dello Stato".
Negli Stati Uniti, l'ambasciatore John Bolton ha fatto presente che la crisi migratoria europea è anche un problema dell'America. Egli ha scritto:
"Mentre gli americani possono credere che l'Europa, da tempo sprezzante del nostro acceso dibattito sui problemi dei controlli delle frontiere, sta avendo ciò che si merita, dobbiamo comunque concentrarci sulle potenziali minacce e le lezioni applicabili a noi.
"Una causa cruciale dell'aumento dell'immigrazione illegale in Europa è il crescente caos in tutto il Medio Oriente. Questa anarchia diffusa deriva, sostanzialmente, dalla deliberata politica di Barack Obama del 'leading from behind' volta a ridurre l'attenzione e il coinvolgimento degli Stati Uniti nella regione. Quando la presenza americana diminuisce ovunque nel mondo, qualunque ordine minimo e stabilità esistente possono rapidamente svanire...
"Da anni, la causa centrale degli spostamenti di massa in Europa è di natura economica: i nordafricani hanno attraversato lo Stretto di Gibilterra o si sono diretti verso Francia o Italia. I turchi e gli arabi sono entrati dalla Grecia e dall'Europa Orientale. Una volta giunti nell'Unione Europea, grazie all'accordo di Schengen, le barriere sono ora quasi inesistenti e, come negli Stati Uniti, i clandestini possono viaggiare liberamente...
"La diffusione del terrorismo, i conflitti armati e il crollo dell'autorità politica in Medio Oriente sono ormai potenti fattori causali che sono sullo stesso piano o superano le permanenti disparità economiche. L'Europa teme di essere sopraffatta dalle masse di gente in movimento, perdendo così il controllo sulle decisioni su chi accogliere e chi allontanare. Queste preoccupazioni sono legittime, ma ci sono anche rischi più profondi. Rispecchiando le preoccupazioni di Washington, c'è una grave e crescente minaccia posta dal terrorismo islamista che si nasconde nella marea di gente in cerca di rifugio.
"La lezione per gli Stati Uniti è che ridurre la nostra influenza globale non accresce la pace e la sicurezza internazionale. Proprio il contrario. Il ritiro di Obama dal Medio Oriente, il suo disinteresse per la continua avanzata dello Stato islamico o la sua resa al programma nucleare iraniano, fanno parte di un disegno più ampio. Il problema dell'immigrazione illegale in Europa è anche un nostro problema".
In un articolo apparso su New York Observer, Arthur Chrenkoff ha scritto:
"Mentre la torrida estate europea cede il passo all'autunno, il continente sta vivendo massicci spostamenti di popolazione senza precedenti dal periodo successivo alla Seconda guerra mondiale. Ma in questo caso non sono gli europei a compiere questi spostamenti di massa. Man mano che centinaia di migliaia di persone continuano ad arrivare alle porte dell'Europa e affollano le sue strade e le linee ferroviarie, molti commentatori conservatori ravvisano un parallelo storico più adatto e inquietante nel Völkerwanderung ovvero 'le peregrinazioni dei popoli' che preannunciarono la caduta dell'Impero romano circa sedici secoli fa. Gli europei hanno memorie storiche di lunga data...
"Mentre riflettiamo sulle vivide immagini diffuse dai media di imbarcazioni e treni traboccanti di esseri umani disperati, è importante tenere a mente due cose. Innanzitutto, la maggioranza dei 350.000-400.000 migranti che sono arrivati quest'anno in Europa (queste sono le cifre conosciute, ma non si sa quanti ne siano entrati furtivamente) non è siriana. Infatti, lo sono meno di un terzo, e il resto proviene dai paesi africani, mediorientali e sud-asiatici. In secondo luogo, la maggior parte sembra essere single, giovani uomini in apparente buona salute, che si sono spostati per motivi di ordine economico, e non per paura di essere uccisi o perseguitati.
"Quello che sta accadendo in Europa non è tanto, o almeno non è principalmente, una crisi dei rifugiati, ma una crisi delle politiche europee in materia di immigrazione".
Chrenkoff lo ha sintetizzato in questo modo:
"Il controllo dei propri confini è una delle caratteristiche – e delle responsabilità – più importanti di uno Stato moderno. I paesi perdono il controllo del proprio destino e cessano di esistere quando non riescono a controllare chi arriva."
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York. È anche senior fellow per la politica europea del Grupo de Estudios estratégicos/Strategic Studies Group che ha sede a Madrid. Seguitelo su Facebook e Twitter .