Dove vorresti che fosse tua figlia di 13 anni? A scuola o a letto con uomo maturo? La risposta a questa domanda è ovvia in gran parte del mondo. Ma nelle società islamiche – compresa la Turchia non araba e teoricamente secolare – la risposta a una domanda del genere è inverosimile. In genere, in questi paesi il potere di polizia del governo non contrasta la tradizione patriarcale, piuttosto la sostiene.
L'ex presidente turco, Abdullah Gül, storico uomo forte islamista, ex alleato di Recep Tayyip Erdoğan e co-fondatore del partito che governa la Turchia dal 2002, aveva 30 anni quando sposò sua moglie Hayrünnisa, all'epoca 15enne. Gül, nominato alla presidenza da Erdoğan, è stato il primo presidente islamista della Turchia.
Il presidente turco dal 2007 al 2014, Abdullah Gül (a sinistra, nella foto), aveva 30 anni quando sposò sua moglie Hayrünnisa, all'epoca 15enne. (Foto dell'ufficio stampa della NATO tramite Getty Images) |
I turchi conservatori, invece di mettere in discussione il matrimonio di Gül con una minore, hanno plaudito alla sua ascesa alla presidenza. Il sottoscritto è stato avvertito più volte in privato – ma non gentilmente – dagli esponenti politici di rango elevato di non sollevare la questione negli articoli pubblicati su un altro quotidiano.
Secondo l'organizzazione Turkish Philanthropy Funds (TPF), in Turchia, il 40 per cento delle ragazze di età inferiore ai 18 anni è costretto a sposarsi. La TPF ha rilevato che la media nazionale turca della dispersione scolastica femminile nella scuola superiore è del 56 per cento. Ha inoltre osservato che i matrimoni precoci sono presi in considerazione dalle famiglie con un basso livello di istruzione. "Una scarsa scolarizzazione" è registrata in quasi tutta la Turchia: il livello medio di scolarità è di soli 6,5 anni. In 45 province turche, il tasso di scolarizzazione è inferiore alla media nazionale.
Il governo islamista del paese che un tempo era secolare ha aggravato il problema delle spose bambine, anziché contrastarlo. Nel novembre 2017, il presidente Erdoğan firmò la "legge muftì", la quale consente agli esponenti religiosi autorizzati dal governo (o semplicemente agli imam) di celebrare matrimoni, "nonostante le preoccupazioni della società civile che questo potrebbe avere un impatto sui matrimoni precoci".
Nel gennaio 2018, la Direzione per gli Affari religiosi dello Stato turco (nota come Diyanet) – un ente governativo sotto la giurisdizione di Erdoğan – ha proposto che, in base alla legge islamica, le bambine di appena 9 anni e i ragazzi di 12 anni possono convolare a nozze. La Diyanet è responsabile della gestione delle istituzioni religiose in Turchia. Il suo sito web ha ribadito che, conformemente alla legge islamica, chiunque abbia raggiunto l'età della "adolescenza" ha diritto a sposarsi. Questa "fatwa" ha indotto il principale partito di opposizione del paese, un gruppo secolare, a chiedere di avviare una inchiesta sui matrimoni di minori.
L'arrivo di circa tre milioni di rifugiati siriani, in Turchia, da quando è scoppiata la guerra civile nella vicina Siria, ha peggiorato la situazione. Ad esempio, un'assistente sociale del Kanuni Sultan Süleyman Training and Research Hospital, nel distretto di Küçükçekmece a Istanbul, ha rivelato che l'ospedale ha cercato di insabbiare le gravidanze e non ha informato le autorità, come la legge prevede per tutte le ragazze incinte di età inferiore ai 18 anni. Questi esempi sono solo la "punta dell'iceberg", secondo Canan Güllü, presidente della Federazione delle associazioni femminili turche.
Un recente caso di abusi su minori nei confronti dei rifugiati siriani minorenni è imbarazzante non solo per la cultura politica turca che ha alimentato questa piaga, ma anche per la magistratura turca. Ecco quanto è accaduto a Fatma C., una piccola profuga siriana arrivata ad Ankara, la capitale della Turchia, con la sua famiglia, quattro anni fa. Nel 2017, appena tredicenne, è stata costretta a sposare un suo parente, Abdulkerim J., contraendo un matrimonio civile, ma non religioso (reso legale sotto l'Islam da un imam). Fatma C. è poi rimasta incinta ed è stata condotta in un ambulatorio medico locale, dove le autorità sanitarie hanno provveduto a informare le forze dell'ordine, avendo la ragazzina meno di 18 anni.
La magistratura ha deciso che il marito della giovane e la madre, Emani B., sarebbero finiti sotto processo per aver costretto la minorenne a sposarsi. Ma una volta davanti alla corte di Ankara, alla prima udienza sono stati assolti da ogni accusa. Gli imputati hanno affermato di non conoscere la legge turca sul matrimonio e che la ragazzina si era sposata "conformemente alla legge siriana". Un giudice turco straordinariamente tollerante ha stabilito che "il matrimonio non era stato contratto con l'intento di commettere un reato".
"È una regola universale che non conoscere la legge non è una scusa quando si delinque", ha asserito Ceren Kalay Eken, un avvocato dell'Ordine degli Avvocati di Ankara. "Il luogo adatto per una ragazzina di 13 anni è stare seduta fra i banchi di scuola e non accanto a una culla".
È sorprendente quanto possano essere compiacenti e tolleranti le autorità giudiziarie quando i trasgressori agiscono per motivi legati alle rigide tradizioni e agli austeri valori islamici. Più o meno nello stesso periodo in cui sono stati assolti i due aguzzini della sposa bambina, un altro tribunale di Ankara ha arrestato quattro studenti universitari per aver esibito alla loro cerimonia di laurea un cartello che la corte ha definito offensivo nei confronti del presidente Erdoğan. In Turchia si può abusare di una 13enne e farla franca, ma non si può prendere in giro il presidente.
Burak Bekdil, uno dei maggiori giornalisti turchi, è stato di recente licenziato da un importante quotidiano del paese dopo 29 anni di lavoro, per aver scritto sul sito web del Gatestone ciò che sta accadendo in Turchia. È membro del Middle East Forum.