La tesi secondo cui negoziare e raggiungere un accordo sul nucleare con i mullah iraniani frenerà le loro ambizioni nucleari e impedirà al regime iraniano di ottenere armi nucleari è, purtroppo, una fantasia pericolosa. Nella foto: l'impianto di arricchimento dell'uranio di Isfahan, a Isfahan, in Iran. (Foto di Getty Images) |
La tesi secondo cui negoziare e raggiungere un accordo sul nucleare con i mullah iraniani frenerà le loro ambizioni nucleari e impedirà al regime iraniano di ottenere armi nucleari è, purtroppo, una fantasia pericolosa.
L'accordo sul nucleare contiene clausole di caducità che presto rimuoveranno le restrizioni al programma nucleare iraniano dopo la scadenza dell'accordo. In breve, l'accordo nucleare, piuttosto che impedire a Teheran di acquisire armi nucleari, come è stato falsamente propagandato, di fatto, apre la strada all'Iran per diventare uno Stato nucleare legittimato dopo la sua conclusione.
Ma prima di allora occorre aspettarsi che, qualunque sia l'accordo, il regime iraniano continuerà a perseguire le sue ambizioni nucleari e le sue attività nucleari clandestine: ci sono precedenti storici a riguardo.
Non era ancora trascorso un anno dalla firma dell'accordo sul nucleare del 2015 che due credibili rapporti di intelligence rivelarono che l'Iran non aveva alcuna intenzione di onorare i termini dell'accordo che aveva appena raggiunto con l'amministrazione Obama-Biden. L'agenzia di intelligence nazionale tedesca, l'Ufficio federale per la protezione della Costituzione, rilevò nel suo rapporto annuale del 2016 che il governo iraniano aveva seguito un percorso "clandestino" per ottenere tecnologia nucleare illecita e attrezzature da aziende tedesche, "a quello che è, anche secondo gli standard internazionali, un livello quantitativamente elevato".
Il rapporto d'intelligence del 2016 affermò inoltre che "è lecito aspettarsi che l'Iran continuerà le sue intense attività di approvvigionamento in Germania utilizzando metodi clandestini per raggiungere i suoi obiettivi". All'epoca, la cancelliera tedesca Angela Merkel criticò fortemente l'Iran e sottolineò la rilevanza di questi dati in una dichiarazione al Parlamento tedesco.
Un altro rapporto dettagliato del 2016, redatto dall'Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale, sembrava fare maggiore chiarezza sulle attività nucleari segrete dell'Iran perseguite dopo la conclusione di quello che il mondo probabilmente pensava fosse un accordo nucleare sicuro. Il rapporto dichiarava che:
"L'Istituto per la Scienza e la Sicurezza Internazionale ha appreso che l'Organizzazione Iraniana per l'Energia Atomica (OIEA) ha di recente tentato di acquistare da un Paese tonnellate di fibre di carbonio, un materiale strettamente controllato. Questo tentativo è avvenuto dopo l'entrata in vigore del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA) [l'accordo sul nucleare]. (...) Questa iniziativa solleva quindi preoccupazioni sul fatto che l'Iran intenda rispettare i suoi impegni relativi al JCPOA. (...) Il tentativo di approvvigionamento di fibra di carbonio è anche un altro esempio degli sforzi compiuti dai Paesi cosiddetti P5 + 1 per mantenere segrete le preoccupanti iniziative iraniane".
Inoltre, fu ancora durante il presunto accordo nucleare, nel 2018, che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sollecitò il direttore generale dell'AIEA, Yukiya Amano, a ispezionare immediatamente un "deposito atomico" in Iran.
La Repubblica islamica, dichiarò Netanyahu nel suo discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aveva un "deposito atomico segreto per immagazzinare enormi quantità di materiale e equipaggiamento dal programma segreto sulle armi nucleari dell'Iran". Teheran affermò che il "deposito atomico segreto", situato in un villaggio di Turquz Abad, alla periferia di Teheran, era un luogo dove venivano puliti i tappeti. L'AIEA in un primo momento ignorò le segnalazioni. Ciò non dovrebbe sorprendere: l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica ha una lunga storia di dichiarazioni erronee sul rispetto dell'accordo da parte della Repubblica islamica e rifiuta di dare seguito a rapporti credibili sulle attività nucleari illecite dell'Iran. Tuttavia, dopo notevoli pressioni sull'AIEA, il sito venne alla fine ispezionato. Anche se i leader iraniani avevano ripulito l'impianto, gli ispettori dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica furono in grado di rilevare tracce di uranio radioattivo. Il monito di Israele e altre segnalazioni si erano dimostrati accurati.
Il rilevamento di particelle radioattive a Turquz Abad dopo l'allarme lanciato da Israele, oltre alla risposta dell'Iran, secondo cui i sospetti sui suoi inganni erano "inventati", evidenziano probabilmente la refrattaria riluttanza iraniana a onorare i propri impegni.
Infine, anche durante l'accordo sul nucleare del 2015, il regime iraniano ha superato la produzione di acqua pesante – un materiale che può essere utilizzato per l'energia nucleare o per produrre armi nucleari – che avrebbe dovuto possedere in base al patto sul nucleare. L'Iran era obbligato a mantenere le sue scorte di acqua pesante a meno di 130 tonnellate metriche. Secondo i rapporti dell'AIEA, tuttavia, la Repubblica islamica ha superato i limiti delle sue riserve di acqua pesante in più di un'occasione: sia nel 2015 sia nel 2016. Il direttore generale dell'AIEA, Yukiya Amano, ammise, nel novembre 2016: "Per la seconda volta dall'attuazione del JCPOA, l'inventario iraniano di acqua pesante ha superato le 130 tonnellate metriche".
I mullah iraniani non onoreranno alcun accordo con la comunità internazionale. Mentre i mullah raccoglieranno volentieri i profitti di qualsiasi accordo sul nucleare e della sua revoca delle sanzioni, il loro regime continuerà a perseguire i suoi tentativi segreti di ottenere armi nucleari e i tentativi palesi – con la Cina – di conquistare il Medio Oriente.
Proprio di recente, abbiamo visto il trinceramento dell'Iran in Siria e in Iraq; la sua conquista del Libano grazie al proprio delegato Hezbollah; la sua aggressione intensificata contro l'Arabia Saudita tramite gli Houthi, suoi mandatari, e la sua guerra, con il lancio di 4 mila razzi questo mese contro il piccolo Paese di Israele da parte di un altro delegato: Hamas.
Qualunque "accordo" venga raggiunto a Vienna, l'Iran non desidera "stabilizzare" il Medio Oriente. Come ha giustamente rilevato l'amministrazione Biden, i leader iraniani, con la Cina, sembrano interessati solo a destabilizzarlo, per poi dominarlo.
Majid Rafizadeh, accademico di Harvard, politologo e uomo d'affari, è anche membro del consiglio consultivo della Harvard International Review, una pubblicazione ufficiale della Harvard University, e presidente del Consiglio internazionale americano sul Medio Oriente. È autore di molti libri sull'Islam e sulla politica estera statunitense.