Il defunto leader libico, il colonnello Muammar Gheddafi, disse che l'Europa sarebbe caduta in mano ai musulmani senza colpo ferire. Per capire il destino che attende l'Europa, è necessario ascoltare seriamente ciò che le alte sfere dell'Islam si dicono in merito alle loro intenzioni: ma in arabo. Questi messaggi sono molto diversi da quelli trasmessi dalla televisione occidentale. Quello che si dicono a vicenda è che la missione dell'Islam è porsi a guida di tutto il mondo e sradicare tutte le altre religioni, poiché sono state rese irrilevanti dal Corano.
La loro dottrina è palese nei libri e nei siti web. È diffusa nei linguaggi locali usati nelle moschee dagli imam in tutta Europa. Queste comunità operano secondo un vecchio codice islamico: controllano l'immigrazione; la formazione delle enclave nel paese ospitante e l'eventuale occupazione violenta di esso.
Una volta ultimato questo processo, tutte le comunità islamiche si uniranno per formare il Califfato islamico. Esso non avrà confini e nessun'altra identità. Poi ci sarà la pace. Questo, dicono era lo stato delle cose sotto Maometto e questa sarà la situazione in futuro.
Ma è ben chiaro per noi che il mondo si rifiuta di ascoltare ciò che dicono gli islamisti. Chi osa fare un monito è tacciato di essere un allarmista o un razzista, o altro ancora.
Nelle rare occasioni in cui un esperto mette in guardia dal prossimo pericolo, i media globali lo trasformano in un oggetto di scherno e derisione. Sembra anche che non si voglia nemmeno prendere in considerazione l'ideologia islamista. Al Jazeera, strumento dell'emiro del Qatar per promuovere l'Islam radicale, ha dato disposizione alla sua sede americana di non usare le parole "terrorista", "militante", "estremista", "jihad" e "islamista". Qualcuno crede davvero che lo facciano per promuovere la trasparenza?
Nel corso della storia, la società ha ignorato – e spesso perseguitato – chi dice delle cose che non piacciano, come Giordano Bruno, bruciato sul rogo nel 1600 perché aveva ferito il narcisismo del mondo asserendo che le stelle sono simili al Sole e possono avere intorno altri pianeti. Di recente, l'esperto di terrorismo Steven Emerson, che nel 1994 realizzò il documentario "I terroristi fra noi: Il Jihad in America" sui pericoli che gli Stati Uniti avrebbero affrontato a causa dell'Islam radicale, è stato diffamato e schernito per un esagerato commento espresso su Birmingham. Scusandosi ha ammesso di aver commesso un errore, ma il suo messaggio centrale era giusto. Ma non c'è nulla da eccepire in merito al monito da lui lanciato sul pericolo futuro che queste enclave costituiscono per l'Europa. Parigi non è l'unica città dove esistono dei quartieri off limits alla forze di polizia. Ogni turista che si reca a Marsiglia, Colonia, Berlino e Francoforte è messo in guardia dagli abitanti del posto in merito ai luoghi da evitare.
Lo stesso dicasi per Stephen Coughlin, già maggiore di un reparto d'intelligence militare dell'esercito americano. Essendo un avvocato, gli fu chiesto di stilare un rapporto sulla sharia, la legge islamica. Il documento, consegnato nel luglio 2007, risultò essere un resoconto molto accurato e ben documentato dal titolo "A discapito nostro: Ignorare ciò che gli estremisti dicono del jihad". Coughlin fu subito licenziato. A quanto pare, aveva dato la risposta "sbagliata" perché l'esercito americano si aspettava di sentire che la sharia non era molto diversa dalla Magna Charta.
In Europa, tutti i commentatori hanno espresso opinioni sugli attacchi terroristici a Charlie Hebdo e al supermercato kosher di Parigi. Hanno discusso con deferenza delle motivazioni dei terroristi, dell'atmosfera anti-islamica e si sono detti preoccupati per ulteriori attacchi jihadisti globali, ma hanno penosamente dimostrato una scarsa comprensione del significato del jihad. Se quest'ultimo è una lotta interna e chi lo pratica è un mujaheddin, là fuori c'è un numero sbalorditivo di uomini assetati di sangue, spietati, e armati di coltello pronti a condurre una lotta interna.
La copertina del numero di Charlie Hebdo pubblicato dopo l'attacco illustra la vera debolezza sfruttata dagli islamisti. In questa copertina Maometto è ritratto mentre versa una lacrima, dimostrando umanità. Ogni musulmano del pianeta vi ravvisa un'ostentazione della debolezza della Francia, la sua crescente resa alla minaccia islamista e la crescente forza dell'Islam.
La vera minaccia per l'Europa non proviene dai musulmani autoctoni che si sono recati a combattere tra le file dell'Isis e sono già tornati. La vera minaccia proviene dai musulmani già presenti nelle enclave europee, in procinto di attaccare i paesi che li ospitano. Essi si sono resi conto che le loro rivolte, gli incendi dolosi, gli atti di vandalismo e le rapine mettono in fuga gli occidentali, i vigili del fuoco e la polizia. L'ultimo Capodanno, solamente in Francia, sono state date alle fiamme "solo" 940 autovetture, meno – ha annunciato con orgoglio il Ministero degli Interni francese – di quante ne sono state incendiate l'anno prima, ossia 1067.
Questa tendenza – accanirsi contro il latore del messaggio o disprezzarlo – si traduce spesso nella colpevolizzazione della vittima. Si pensa che gli ebrei dovevano "aver fatto qualcosa" per far sì che i nazisti volessero sterminarli tutti; che "avrebbero dovuto reagire" e che "deve essere stata colpa loro".
Gli islamisti radicali garantiscono al mondo che le stragi di Parigi sono state solo un complotto sionista. Essi sostengono che l'attacco al supermercato kosher sia stato sferrato per convincere gli ebrei a immigrare in Israele, per aiutare Benjamin Netanyahu a vincere le prossime elezioni israeliane. La complice dell'Iran, la presidente dell'Argentina Cristina Fernández Kirchner, ha tentato la stessa tattica, lasciando intendere che ci fossero gli ebrei dietro il recente omicidio di Alberto Nisman, il procuratore federale che stava per testimoniare su come i leader argentini avessero celato le responsabilità dell'Iran nell'attentato del 1994 al centro ebraico (AMIA) di Buenos Aires.
C'è stata anche collaborazione tra i governi europei e le organizzazioni terroristiche negli accordi cinici, in apparenza stretti per prevenire attacchi sul suolo europeo. A causa di questa collusione, probabilmente la Francia ha rifiutato per così tanto tempo di considerare Hezbollah un'organizzazione terroristica. E forse è anche per questo motivo che Hassan Nasrallah si è precipitato in modo ridicolo a condannare gli attacchi terroristici di Parigi, nonostante invochi incessantemente l'uccisione dei "miscredenti" e di chi "manca di rispetto" all'Islam. Questa lista nera comprende "criminali" come Salman Rushdie per il suo libro Versi satanici; Anwar Sadat per aver fatto pace con Israele e Yasser Arafat "reo" di aver firmato gli accordi di Oslo.
Un altro esempio sospetto di relazioni internazionali "amichevoli" è la rimozione "temporanea" di Hamas dalla lista dell'UE delle organizzazioni terroristiche, nonostante sia chiaro che il movimento islamista sta distruggendo la propria popolazione, l'Autorità palestinese e Israele, e che non perde mai occasione per sabotare qualsiasi tentativo di raggiungere un accordo di pace.
Ciò che finora non è chiaro è quello che la Francia e il resto di Europa riceveranno in cambio della loro stupidità, oltre – come continuiamo a vedere – alla promessa perennemente infranta che non ci saranno "ulteriori attacchi".
L'Europa edonista e disonesta è apparentemente disposta a trattare con qualsiasi dittatore violento, compreso quello potenzialmente più violento: l'Iran sulla soglia del nucleare.
Gli odierni apologeti delle organizzazioni terroristiche saranno le vittime di domani.
Bassam Tawil è uno studioso che vive in Medio Oriente.