Molti arabi e musulmani si fregano le mani, soddisfatti nel vedere il presidente americano Barack Obama dichiarare guerra a Israele dopo la vittoria del partito Likud di Benjamin Netanyahu nelle elezioni politiche della settimana scorsa.
Essi non ritengono che le crescenti tensioni tra Obama e Netanyahu siano il risultato di una disputa personale tra i due leader. Piuttosto, pensano che la disputa faccia parte della strategia dell'amministrazione Obama di indebolire Israele e costringerlo a fare concessioni territoriali che rappresenterebbero una minaccia per l'esistenza di Israele.
All'inizio del suo primo mandato, Obama ha alimentato grandi speranze nei paesi arabi e islamici quando si precipitò a formulare un discorso apologetico all'Università Al-Azhar del Cairo, vicina ai Fratelli musulmani. Il suo discorso dette a molti arabi e musulmani l'impressione che lui fosse un presidente americano pronto a sacrificare Israele per rabbonire i suoi nemici.
I musulmani per lungo tempo hanno pensato che Obama stesse dalla loro parte nel conflitto con lo Stato ebraico e si aspettavano che lui diventasse il primo inquilino della Casa Bianca ad abbandonare Israele a favore degli arabi e dei musulmani. Ma dopo il discorso tenuto al Cairo nel 2009, i paesi arabi e islamici hanno subito una grande delusione visto che Obama "non ha fatto qualcosa" riguardo a Israele.
Ora, la crescente ostilità di Washington verso lo Stato ebraico è beneaccetta in molte capitali arabe e islamiche che sono a dir poco entusiaste di vedere che dopo aver abbandonato gli arabi e i musulmani negli ultimi sei anni, il presidente americano sembra finalmente muoversi nella direzione "giusta".
I gruppi terroristici come Hamas, Hezbollah, al-Qaeda e la Jihad islamica esprimono altresì una profonda soddisfazione per ciò che ritengono essere una "dichiarazione di guerra" di Obama contro Israele. I funzionari dell'Autorità palestinese in Cisgiordania festeggiano anche il fatto che Israele sia diventato il nemico numero uno di Washington.
Questa settimana uno di questi dirigenti ha asserito che i palestinesi non si stupirebbero se il presidente Obama si unisse alla loro campagna volta a presentare le accuse di "crimini di guerra" contro lo Stato ebraico davanti alla Corte penale internazionale. Pare che il funzionario abbia detto a un diplomatico occidentale presente a Ramallah che Obama odia Israele e che questa è una buona notizia per i palestinesi.
I nemici dello Stato ebraico sono seduti sui confini, in attesa di un'opportunità per attaccare. Finora non hanno scatenato una guerra totale per distruggere Israele, per paura che gli Stati Uniti potessero correre in suo soccorso. Ora, però, Hezbollah, Hamas, la Jihad islamica, lo Stato islamico e altri gruppi terroristici sperano che Obama si sia finalmente deciso ad abbandonare il suo alleato.
Inoltre, i terroristi seguono con grande entusiasmo le voci secondo le quali l'amministrazione Obama sta considerando di rivedere la propria politica – dal momento che gli Stati Uniti non ritengono più che Israele sia il loro principale alleato strategico in Medio Oriente.
Così, il fatto che Washington non appoggerà più Israele nelle sedi e nelle agenzie internazionali, soprattutto all'Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è interpretato da un numero crescente di arabi e musulmani come l'inizio della fine di una partnership che ha sempre preoccupato i nemici dello Stato ebraico perché questo sodalizio rappresenta un ostacolo nel raggiungimento del loro obiettivo di cancellare Israele dalla faccia della terra.
In breve, la posizione anti-israeliana di Obama è il miglior regalo che gli americani avrebbero potuto fare ai terroristi musulmani e agli arabi radicali. Per la prima volta, l'amministrazione Obama infonde nei nemici dello Stato ebraico la speranza di avere finalmente il suo pieno sostegno, proprio come ha fatto con l'Iran.
La grave crisi esistente tra Gerusalemme e Washington ha luogo in un momento in cui l'America sta perdendo la maggior parte dei suoi amici arabi e musulmani, soprattutto in Egitto, in Giordania, nello Yemen e anche altrove; e proprio mentre l'Iran sta attirando dalla propria parte un paese arabo dopo l'altro, e ha accerchiato tutti i giacimenti petroliferi del Golfo Persico, oltre ad essersi silenziosamente infiltrato da anni in Sud America.
Grazie alle politiche di Obama, gli iraniani e i loro amici hanno ora il controllo dell'Iraq, dello Yemen, della Siria e del Libano e di gran parte del Bahrein, e hanno accerchiato i bacini petroliferi del Golfo Persico. Nel frattempo, gli Stati Uniti sono stati costretti a chiudere le loro ambasciate in tre paesi arabi – in Siria, in Libia e in Yemen.
Anziché affrontare i pericoli della determinazione iraniana a esportare la rivoluzione islamica nel maggior numero possibile di paesi arabi e islamici, Obama ha trasformato Israele in generale, e Netanyahu in particolare, nella principale minaccia per la pace e la stabilità mondiale.
E invece di congratularsi con la popolazione israeliana per far parte di uno dei pochi paesi del Medio Oriente in cui si tengono vere elezioni libere e democratiche, Obama ha deciso di infliggere una punizione collettiva non a Netanyahu ma a tutti gli israeliani, anche ai cittadini musulmani e cristiani, per aver sancito un esito elettorale a lui non gradito.
Ciò che l'attuale inquilino della Casa Bianca sembra volere è costringere Israele ad accettare uno Stato palestinese che rappresenterebbe una minaccia esistenziale ad esso e diventerebbe una fonte di instabilità e tensioni nell'intera regione. Obama sembra anche non voler accettare il fatto che a causa dei suoi ritiri e della negligenza mostrata, la situazione odierna in Medio Oriente, con l'ascesa dello Stato islamico e di altri gruppi terroristici, non è la stessa di cinque anni fa.
Anche i palestinesi e gli arabi sono consapevoli del fatto che nelle attuali circostanze uno Stato palestinese prima o poi sarebbe controllato dai jihadisti e dai terroristi islamici, il cui sogno è la distruzione di Israele, dell'Europa e degli Stati Uniti.
Se Obama fosse interessato a riconsiderare la sua politica mediorientale, dovrebbe cominciare a valutare le ripercussioni della creazione di uno Stato palestinese indipendente sulla sicurezza regionale e internazionale. L'ultima cosa di cui gli americani e gli europei hanno bisogno è un altro paese estremista islamico che esporti il terrorismo – con tanto di armi nucleari – in ogni parte del mondo.
Obama deve svegliarsi. Il vero nemico non è Netanyahu. Il vero nemico è l'Iran, Hezbollah, Hamas, la Jihad islamica e lo Stato islamico. Purtroppo, il presidente americano ha deciso di schierarsi dalla parte sbagliata – continuando a danneggiare gli arabi e i musulmani moderati del mondo libero.