L'immagine del premier israeliano Benjamin Netanyahu in piedi davanti a un enorme archivio costituito da uno scaffale con i classificatori e da un pannello contenente i CD simboleggia forse il più grande colpo nella storia dello spionaggio: l'acquisizione da parte del Mossad dell'archivio del programma iraniano per lo sviluppo di armi nucleari. Un'impresa che ricorda le informazioni fornite riguardo all'Operazione Overlord – il nome in codice dello sbarco degli Alleati in Normandia alla fine della Seconda guerra mondiale – da parte di Elyesa Bazna, agente segreto ad Ankara e di Paul Fidrmuc che operava a Lisbona.
La Germania nazista non riuscì ad agire in base a tali informazioni riguardanti il luogo in cui sarebbe avvenuto il D-Day. Piuttosto, fu vittima di false informazioni fornite da una presunta spia che lavorava per gli Alleati. L'analogia con questo fallimento è offerta dall'attuale calca di politici e di cosiddetti esperti che affermano che il colpo del Mossad non dice nulla di nuovo e si limita a dimostrare che l'accordo è più giustificato che mai. In particolare essi sostengono che prima che l'accordo fosse sottoscritto l'Aiea, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, già era a conoscenza fin nei minimi dettagli di ciò che rivelano le nuove informazioni.
Ciò che i vari apologeti dell'accordo sul nucleare iraniano non sono riusciti a cogliere è una semplice distinzione: la differenza tra sospetti e conferme. L'Aiea ha basato le proprie valutazioni su "oltre un migliaio di pagine" di documenti: ne abbiamo ormai un centinaio di migliaia.
Queste centomila pagine sono di fatto delle confessioni firmate dal regime iraniano che non ha rinunciato all'intento di costruire ordigni atomici e di sistemarli su missili di propria fabbricazione. Le menti ristrette degli apologeti sono semplicemente incapaci di cogliere la portata storica della scoperta fatta dal Mossad.
Nelle foto: Due immagini tratte dall'archivio nucleare segreto iraniano, mostrato pubblicamente dal premier israeliano Netanyahu il 30 aprile 2018. In quello che forse può essere considerate come il più grande colpo nella storia dello spionaggio, il Mossad israeliano ha acquisito più di 100 mila documenti dall'archivio del programma per lo sviluppo di armi nucleari. (Foto dell'Ufficio stampa del governo israeliano) |
Oltre a Netanyahu, la persona più importante che ha compreso la portata dell'azione è il presidente Trump. Nel febbraio 2018, Trump ha informato i tre paesi europei coinvolti nell'accordo sul nucleare iraniano dei difetti che avrebbe voluto correggere per continuare a certificare l'accordo. Come riportato allora dalla Reuters:
"Trump ravvisa tre difetti nell'accordo: l'incapacità di affrontare la questione del programma sui missili balistici dell'Iran; i termini in base ai quali gli ispettori delle Nazioni Unite possono visitare i siti nucleati iraniani considerati sospetti; e le cosiddette "sunset clauses", le clausole che prevedono che i vincoli imposti al programma nucleare iraniano dall'accordo scadano dopo 10 anni. Trump vuole che le tre condizioni siano inasprite, se gli Stati Uniti non usciranno dall'accordo".
Il colpo del Mossad ha trasformato le tre proposte di Trump in tre imperativi, non solo per gli europei, ma anche per i due paesi coinvolti nell'accordo: la Russia e la Cina. (La Russia, in particolare, deve capire che le grandi città russe sono nel raggio d'azione dei missili iraniani.) In altre parole, se l'accordo dovesse sopravvivere, le "sunset clauses" dovranno essere cancellate, l'Aiea dovrà avere la libertà di ispezionare qualsiasi cosa desideri e la capacità dei missili a lungo raggio dovrà essere ridotta. E questo perché il Mossad ci ha fornito un centinaio di migliaia di confessioni firmate che il regime iraniano riprenderà e completerà i piani per dotarsi di missili in grado di trasportare testate nucleari non appena l'accordo glielo consentirà – anzi, lo autorizzerà – a farlo.
Malcolm Lowe è uno studioso gallese specialista di filosofia greca, di Nuovo Testamento e di relazioni ebraico-cristiane. Ha familiarità con la realtà israeliana dal 1970.