Molti arabi sono preoccupati delle minacce lanciate dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan contro i loro Paesi e della sua continua ingerenza nei loro affari interni. "Alcuni Paesi della nostra regione ieri non esistevano e potrebbero non esistere in futuro", ha osservato Erdogan il 1° ottobre scorso. (Foto di Adem Altan/AFP via Getty Images) |
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan continua a insultare e a minacciare gli arabi, in particolare, quelli che vivono del Golfo.
Molti arabi sono preoccupati delle minacce lanciate da Erdogan contro i loro Paesi e della sua continua ingerenza nei loro affari interni. Alcuni arabi affermano che è giunto il momento di opporsi a Erdogan e porre fine ai suoi piani "malevoli" contro i Paesi arabi.
Negli ultimi giorni, molti arabi hanno stigmatizzato sui social media e su altri piattaforme le più recenti osservazioni offensive e le minacce velate lanciate dal leader turco contro i loro Paesi.
È stata questa la loro risposta alla dichiarazione di Erdogan, il quale il 1° ottobre scorso aveva detto ai parlamentari turchi: "Alcuni Paesi della nostra regione ieri non esistevano e potrebbero non esistere in futuro, ma a Dio piacendo, continueremo a issare per sempre la nostra bandiera in questa regione". Pare si riferisse all'Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti, all'Oman e ad altri Paesi del Golfo.
Erdogan è intervenuto all'apertura della 27a sessione legislativa del Parlamento turco. Commentando la morte dell'emiro del Kuwait, lo sceicco Sabah Al-Ahmad Al-Sabah, il presidente turco ha dichiarato: "Egli [l'emiro del Kuwait] era un leader diverso, razionale e saggio, a differenza dei governanti di alcuni Paesi della regione, le cui decisioni non corrispondono a ragione, logica e correttezza".
Le dichiarazioni di Erdogan hanno scatenato un'ondata di proteste e di condanne nei Paesi del Golfo, che hanno considerato i suoi commenti "ostili agli arabi" e una "dichiarazione di guerra agli arabi".
Alcuni arabi si sono chiesti se Erdogan si stia preparando a rovesciare i regimi arabi.
Osservando che il presidente turco ha postato un videoclip delle sue dichiarazioni sul suo account Twitter in lingua araba, nel tentativo esplicito di ammonire gli arabi, l'analista politico saudita Abdel Hameed Yahya ha scritto: "[Erdogan] L'ha pubblicato sul suo account in lingua araba con una traduzione in arabo. Questa è una dichiarazione di guerra, per non dire altro".
Yayha e diversi analisti politici e commentatori arabi hanno affermato che Erdogan "ha un progetto di egemonia e influenza che assomiglia al progetto dell'Iran, sebbene i due progetti differiscano negli strumenti e nel metodo di attuazione".
"Mentre l'Iran usa il settarismo attraverso le sue milizie e i suoi mandatari, Ankara ha usato altri strumenti, il più importante dei quali è l'Islam politico, rappresentato dall'organizzazione dei Fratelli Musulmani", secondo il quotidiano pan-arabo con sede a Londra, Al-Arab.
"Per anni, la Turchia ha continuato ad attuare il suo programma in segreto, ma il suo vero volto ha cominciato a mostrarsi in pubblico. Alla luce della crisi economica interna e delle battute d'arresto esterne della Turchia, non c'era più spazio per Erdogan, se non fuggire in avanti".
L'attivista politico saudita Munther Al Sheikh Mubarak ha osservato:
"Forse ottobre sarà un punto di svolta nei rapporti con Erdogan. Le sue minacce esplicite obbligano gli Stati del Golfo a prendere misure chiare contro la Turchia, ponendo fine a ogni relazione con essa. Taci, Erdogan!"
Adheya Ahmed Al-Sayed, presidente dell'Associazione dei giornalisti del Bahrein, ha commentato che le minacce di Erdogan contro gli Stati del Golfo dovrebbero essere viste come un "messaggio a tutti coloro che sono stati ingannati da lui. La sua minaccia contro il nostro Paese è chiara e non nascosta".
Due hashtag popolari di tendenza su Twitter riflettono la crescente preoccupazione tra gli arabi verso le intenzioni e le minacce del leader di Ankara: "Gli arabi sono una linea rossa che non dovrebbe essere oltrepassata" ed "Erdogan minaccia gli arabi".
Diversi utenti dei social media del Golfo hanno accusato Erdogan di cercare di aumentare la sua popolarità "oltraggiando i Paesi del Golfo e mostrando disprezzo per gli arabi".
Il pensatore politico egiziano Magdi Khalil, presidente del Middle East Freedom Forum, ha scritto che il presidente turco "sta seguendo le orme dell'Iran reclutando estremisti a favore del suo pericoloso progetto di espansione". Erdogan, egli ha aggiunto, "è un uomo pericoloso per il mondo".
Abdullah Al-Otaibi, uno scrittore saudita e analista politico ha scritto che Erdogan ha inviato "mercenari" a combattere in Siria, in Iraq e in Libia per dimostrare che lui sarà il prossimo califfo ottomano. "In Siria, la Turchia si è presentata come sostenitrice e salvatrice del popolo siriano dal suo esercito e dalla sua leadership politica", ha affermato Al-Otaibi.
"Poi è diventato chiaro che l'obiettivo turco è quello di controllare la Siria settentrionale e trasformare i giovani siriani in un esercito di milizie mercenarie che la Turchia utilizzerebbe per realizzare le proprie ambizioni espansioniste nei Paesi arabi. Ankara ha interferito con le sue forze armate nel nord dell'Iraq con il pretesto di perseguire i membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan. La sovranità irachena e libica è stata violata dalla Turchia sotto gli occhi del mondo. L'Iran e la Turchia diffondono caos nei Paesi in cui Teheran e Ankara hanno interferito, e appoggiano il terrorismo, dispiegano milizie e trasportano mercenari".
Lo scrittore egiziano Emil Amin ha definito Erdogan un "uomo delirante" e "l'uomo cattivo della regione". Il presidente turco, scrive Amin, è stato "impegnato il più possibile con le invasioni straniere e i sogni di restaurare l'Impero ottomano".
Lo scrittore emiratino Abdel Rahman Al-Naqbi ha scritto dello "sporco stratagemma" del leader turco per distogliere l'attenzione dai suoi problemi in patria- "Non passa settimana senza che Erdogan se ne esca con dichiarazioni infuocate che contengono una minaccia diretta o implicita nei confronti degli Stati del Golfo e dell'Egitto", ha dichiarato Al-Naqbi .
"Queste continue dichiarazioni indicano la gravità delle turbolenze e delle sfide che lui deve affrontare all'interno della Turchia, soprattutto in ambito economico. Questo vecchio stratagemma politico di distrarre il popolo turco dal fallimento del regime al potere per risolvere i suoi problemi interni è ancora utilizzato in modo ridicolo. Tali sciocchezze non sono appropriate per un politico comune, figuriamoci per un presidente di un Paese islamico che offende e minaccia gli Stati musulmani."
L'analista politico saudita Abdullah Farraj Al-Sharif ha affermato che Turchia e Iran sono diventati i due Paesi più ostili all'Arabia Saudita. "Affrontarli è obbligatorio", ha chiosato Al-Sharif. "Questi due Paesi sono ostili all'Arabia Saudita senza ragioni comprensibili".
Un altro scrittore saudita, Mohammed Al-Saaed, ha paragonato Erdogan all'ex dittatore libico Muammar Gheddafi. "Erdogan pensa di essere il governatore della regione", ha detto Al-Saaed, definendo il presidente turco delirante e ignorante.
"I famigerati messaggi che invia ai Paesi e alle popolazioni della regione confermano al di là di ogni ragionevole dubbio che siamo di fronte a un nuovo Gheddafi. Ciò che Erdogan sta facendo oggi è smontare le fondamenta del moderno Stato turco, pietra dopo pietra, e distruggerne i valori."
Abdel Aziz Razan, consigliere saudita del Center for Arab-Russia Studies, ha invitato i media internazionali a denunciare i "crimini" di Erdogan contro gli arabi.
"I suoi crimini contro le popolazioni arabe devono essere smascherati, come i massacri contro il popolo siriano, contro i curdi nella regione del Kurdistan iracheno e in Libia mediante la violazione della sovranità libica e l'invio di mercenari siriani in quel Paese."
Tali risposte forti date dai sauditi e da altri arabi alle sprezzanti dichiarazioni di Erdogan mostrano che gli arabi ora comprendono che il leader turco e i suoi amici in Iran sono coloro che dovrebbero temere. Agli occhi di questi arabi, Erdogan e le sue connessioni iraniane rappresentano la vera minaccia alla loro sicurezza e stabilità.
Alla luce di tali reazioni, forse più Paesi arabi seguiranno l'esempio degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein firmando accordi diplomatici con Israele. Lo Stato di Israele, come si è visto, è un alleato forte e strategico che può aiutare i Paesi arabi a fermare la Turchia e l'Iran dal diffondere il loro contagio del terrorismo in Medio Oriente.
Khaled Abu Toameh è un pluripremiato giornalista che vive a Gerusalemme. È Shillman Journalism Fellow al Gatestone Institute.