
La diplomazia dell'Unione Europea è rimasta silente a guardare mentre gli Stati Uniti e Israele affrontavano da soli la Repubblica Islamica dell'Iran.
In un momento in cui i leader americani e israeliani hanno corso rischi reali e tangibili per contrastare la minaccia rappresentata da Teheran e dalla sua vasta rete globale di terrore, i funzionari europei hanno optato per l'appeasement, il rinvio, la codardia e la parsimonia, criticando Israele per essere intervenuto in loro aiuto, invece di ringraziarlo.
Come spesso accade in gran parte dell'Europa millantatrice, si rilasciano dichiarazioni e si tengono riunioni, ma non si intraprende alcuna azione concreta. Lo schema è ormai consolidato. L'UE parla di diritti umani, di valori democratici, di sicurezza internazionale, ma quando si tratta dell'Iran, mostra una ferma riluttanza ad agire. È ora che Bruxelles smetta di nascondersi dietro vuoti rituali diplomatici, solitamente accompagnati da sontuosi banchetti e profuse dichiarazioni ipocrite, e inizi a fare finalmente qualcosa di significativo.
Il regime iraniano non è una mera minaccia regionale circoscritta al Medio Oriente. È un regime rivoluzionario con ambizioni globali, e l'Europa è nel suo mirino. Teheran ha pubblicamente dichiarato il proprio intento di esportare la sua rivoluzione islamista radicale nel resto del mondo. Il regime considera l'Unione Europea parte "dell'Occidente decadente" che deve essere sconfitto e smantellato. Non si tratta solo di retorica. I leader iraniani hanno condotto una campagna di terrore, spionaggio e omicidi sul suolo europeo, dimostrando che loro influenza si estende ben oltre i confini, fino al Sud America, e che tra i loro nemici figurano comuni cittadini e legislatori europei, così come dissidenti iraniani residenti all'estero.
Nel 2018, un complotto terroristico iraniano prese di mira il raduno "Free Iran", organizzato a Parigi. Non si trattò di un'operazione di poco conto. Venne pianificata ed eseguita da un diplomatico iraniano, Assadollah Assadi, che trasportò esplosivi su un volo commerciale dall'Iran e li consegnò ad agenti in Europa. L'obiettivo era massacrare migliaia di persone, tra cui leader internazionali, attivisti per i diritti umani e giornalisti. Il complotto iraniano fu un atto di terrorismo di Stato nel cuore dell'Unione Europea. Eppure, anche dopo la condanna di Assadi in Belgio, la risposta dell'UE fu debole. Le ambasciate iraniane rimasero aperte, Assadi venne rilasciato e gli scambi commerciali non vennero interrotti. Teheran non pagò alcun prezzo.
Il regime iraniano è stato anche coinvolto in una lunga serie di omicidi, riusciti o tentati, di dissidenti iraniani residenti in Europa. Nei Paesi Bassi, l'Iran è stato implicato nell'uccisione dei dissidenti Ali Motamed nel 2015 e Ahmad Mola Nissi nel 2017. In Germania, le autorità hanno sventato attacchi contro membri dell'opposizione iraniana. In tutto il continente, gli agenti segreti e gli assassini di Teheran hanno operato con sconcertante facilità: i governi europei si sono limitati ad assumere un'espressione seria e rilasciare dichiarazioni di "profonda preoccupazione". L'Iran ha interpretato questa passività come debolezza, e chi può biasimarlo?
L'influenza dell'Iran non si limita "soltanto" agli omicidi e alle cellule terroristiche. Il regime è ora un attore chiave in uno dei più grandi conflitti europei dalla Seconda guerra mondiale: la guerra tra Russia e Ucraina. Teheran ha fornito a Mosca migliaia di droni letali, tra cui i famigerati Shahed-131 e Shahed-136, che la Russia ha utilizzato per attaccare civili e infrastrutture in Ucraina. Nel maggio 2025, la Russia ha lanciato in Ucraina in una sola notte più di 700 droni suicidi. Queste armi non sono state sviluppate dal nulla, ma sono il prodotto di una crescente alleanza tra Iran e Russia. Continuando a ignorare il ruolo di Teheran in questa guerra, l'UE sta di fatto consentendo il massacro di civili ucraini e il consolidamento di un asse ostile anti-occidentale.
Invece di agire, cosa sta facendo l'Unione Europea? Tiene colloqui. Proprio come accadde negli anni Trenta, gli attuali leader delle democrazie europee preferiscono capitolare anziché agire, sperando che la tempesta si plachi senza doversi schierare. Bruxelles sta agendo ni confronti dell'Iran con la stessa tragica codardia con cui la classe dirigente europea si comportò di fronte all'ascesa di Hitler. L'inazione dell'UE dà a Teheran lo spazio, il tempo e la fiducia per rafforzarsi. Gli inglesi e gli americani non hanno salvato l'Europa dal fascismo solo perché i suoi leader moderni si prostrassero davanti agli ayatollah iraniani.
Un passo fondamentale che l'UE può e deve compiere, almeno Germania e Francia, è quello di attivare il meccanismo sanzionatorio "snapback" (tale meccanismo consente di ripristinare automaticamente le sanzioni sospese, in caso di flagranti violazioni da parte di Teheran dell'accordo sul nucleare, N.d.T.) previsto dalla risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. I tre Stati membri dell'UE (Francia, Germania e Regno Unito) detengono ancora l'autorità giuridica per attivare questo meccanismo. Se agiranno prima del prossimo 18 ottobre, potranno reimporre l'intera gamma di sanzioni ONU contro l'Iran, revocate nell'ambito dell'imperfetto "accordo sul nucleare" iraniano del 2015 (il Piano d'azione globale congiunto o JCPOA). Tali sanzioni includono restrizioni al programma missilistico iraniano, alle esportazioni militari e alle reti finanziarie. Teheran non solo ha violato il JCPOA, ma lo ha anche fatto a pezzi arricchendo l'uranio ben oltre i limiti legali e ostacolando gli ispettori nucleari internazionali.
Se la scadenza del 18 ottobre non verrà rispettata, diventerà praticamente impossibile mobilitare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per reimporre le sanzioni: Cina e Russia bloccheranno qualsiasi azione futura. Anni di sforzi, pressioni e diplomazia andranno sprecati. Ci sono voluti decenni per costruire il regime di sanzioni internazionali che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha tragicamente smantellato nel 2015 con il JCPOA. Lasciare che questa struttura crolli completamente sarebbe un tradimento imperdonabile della sicurezza globale e un invito all'Iran a proseguire impunemente il suo percorso verso le armi nucleari.
Oltre al meccanismo di ripristino delle sanzioni, l'UE potrebbe interrompere tutte le relazioni diplomatiche ed economiche con la Repubblica Islamica, chiudere tutte le ambasciate iraniane in Europa, espellere tutti gli ambasciatori iraniani, rescindere tutti gli accordi commerciali, congelare tutti i beni e sanzionare ogni funzionario legato all'apparato terroristico del regime. Mantenere lo status quo con l'Iran non fa che rafforzare il suo potere, trasmette ai leader iraniani il messaggio che Bruxelles non è disposta ad affrontare il pericolo quando lo vede.
L'Europa, in realtà, finge di difendere la democrazia e i diritti umani, mentre fa affari con il "principale sponsor mondiale del terrorismo".
Se i leader dell'UE sono troppo deboli, troppo codardi o troppo compromessi per affrontare direttamente il regime iraniano, almeno potrebbero smettere di cercare di indebolire le azioni di Israele e degli Stati Uniti. Piuttosto, sostenete i vostri alleati! Condividete informazioni di intelligence. Fornite sostegno pubblico e diplomatico. Non nascondetevi dietro la retorica e la "neutralità" mentre altri rischiano la vita per combattere uno dei regimi più pericolosi al mondo, che sta cercando di divorarvi. Come minimo, l'UE non dovrebbe ostacolare gli sforzi di coloro che sono disposti ad agire.
La politica di Bruxelles nei confronti dell'Iran è stata caratterizzata da codardia, indecisione e da un pericoloso desiderio di compiacere il regime iraniano, voltando lo sguardo altrove e continuando a comportarsi come se nulla fosse. Ottobre si avvicina. Se l'UE non agisce ora, ripristinando le sanzioni, interrompendo le relazioni diplomatiche, sospendendo gli scambi commerciali e sostenendo i suoi alleati, si screditerà ancora una volta. Ma quando mai l'Europa si è preoccupata della vergogna?
Majid Rafizadeh, accademico di Harvard e politologo. È autore di numerosi libri sull'Islam e sulla politica estera statunitense. Può essere contattato all'indirizzo e-mail Dr.Rafizadeh@Post.Harvard.Edu