"Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose." – Lettera ai Filippesi 3,8
Quando San Paolo scrisse quanto riportato sopra nella lettera indirizzata ai cristiani della città di Filippi, lui e la Chiesa nascente erano perseguitati (Paolo alla fine fu giustiziato a Roma). Mentre i cristiani occidentali di oggi continuano a parafrasare le sue parole in riferimento ai loro sacrifici quotidiani, un crescente numero di cristiani in tutto il mondo, soprattutto in quello musulmano, sta perdendo tutto a causa della fede religiosa.
In Uganda, in soli dieci anni, le cose sono andate di male in peggio. Ad esempio, la situazione di Hassan Muwanguzi, un musulmano convertito al Cristianesimo – dei cui sacrifici iniziali parlo a p. 131 del mio libro Crucifixed Again: Exposing Islam's New War on Christians – non ha fatto altro che peggiorare.
Dopo aver conseguito una laurea in diritto musulmano e dopo essersi convertito nel 2003 al Cristianesimo, Hassan fu subito cacciato di casa dalla sua famiglia. "I musulmani inferociti" lo picchiarono. In seguito, quello stesso anno, sua moglie lo lasciò e perse anche il suo lavoro di insegnante presso la Nankodo Islamic School, nei pressi di Pallisa.
Quanto gli accadde era solo l'inizio. Raccogliendo i pezzi della sua vita e andando avanti, Hassan finì per aprire una scuola cristiana, la Grace International Nursery e Primary School, vicino a Mbale, una città a maggioranza musulmana. Da allora, Hassan racconta: "I musulmani hanno cercato di usare tutti i tipi di minacce per farmi chiudere la scuola: innanzitutto la stregoneria. Questo espediente non ha funzionato e quindi essi hanno cercato di scoraggiare i genitori musulmani dal mandare i loro figli nella mia scuola, dicendo che l'istituto converte i bambini musulmani al Cristianesimo perché gli impartisce un'educazione religiosa cristiana".
Esaurito ogni espediente per rovinare il giovane, nel 2011 venne giocata una nuova carta. Un insegnante islamico, lo sceicco Hassan Abdalia, mosse una falsa accusa asserendo che Hassan aveva "disonorato" la giovane figlia. Insieme ai concittadini musulmani, il religioso promosse un'azione in sede giudiziaria in seguito alla quale Hassan fu arrestato e incarcerato per tre settimane.
Poiché lo sceicco Abdalia, il suo accusatore, non si presentò più volte in tribunale per testimoniare, Hassan fu rilasciato. Nelle sue parole: "Il giudice ha scoperto che si trattava di un'accusa falsa, quindi ha archiviato il caso. Ho subito umiliazioni, ma li ho perdonati per il bene della mia opera di evangelizzazione cristiana sul territorio".
Il successivo attacco islamico fu sferrato pochi mesi dopo l'assoluzione di Hassan. Il proprietario del terreno sui cui Hassan aveva costruito la scuola cristiana negò di avergli mai venduto l'area. Questa dichiarazione indusse il tribunale, nel maggio 2012, a emettere un'ordinanza di chiusura della scuola. Il mese dopo, a giugno, la casa di Hassan fu bruciata da tre musulmani:
"La mia famiglia e io siamo scappati di casa per grazia divina, ma se non fosse stato così, ora non ci saremmo più. (…) Quest'attacco è stato organizzato dagli sceicchi musulmani, dagli imam e dai miei parenti che sapevano della mia conversione al Cristianesimo avvenuta dopo aver ultimato gli studi universitari ed essermi laureato in diritto musulmano".
Meno di un anno dopo, il 31 marzo 2013, Hassan fu ricoverato in ospedale a Mbale poiché una zia durante una "riunione di famiglia" aveva fatto scivolare un po' di insetticida nella sua tazza di tè. Nelle parole di Hassan:
"Dopo aver mangiato e bevuto il tè, iniziai ad avere mal di stomaco, poi capii che la responsabile di questo era mia zia, e credo anche che abbia avuto dei complici, dal momento che mi davano la caccia direttamente e indirettamente, perché la mia conversione al Cristianesimo li affliggeva molto. (…) Il motivo per cui mi vogliono uccidere è chiarissimo: è la mia conversione, che per loro è stata soprattutto un disonore, essendo io un ex sceicco. Ma questo era il piano che Dio, Padre onnipotente, aveva per me, per espandere il Suo Regno".
Secondo il medico che lo ha curato, quando Hassan arrivò all'ospedale, aveva già vomitato, "sembrava confuso e articolava male le parole" e inoltre "la vista gli si era appannata", in modo da non riuscire nemmeno a riconoscere l'amico che lo aveva portato lì.
Durante la riunione di famiglia, quando Hassan iniziò a star male telefonò a un capo cristiano locale che lo esortò ad andarsene di nascosto: "Sapevo che se avesse detto loro di star male, gli avrebbero fatto ancor più male", ha spiegato il vescovo Kinyewa.
Più di recente, il 16 giugno 2014, quattro musulmani fecero irruzione in casa sua, uno di loro gridando: "Oggi ti uccidiamo – sei un sobillatore e non rispetti la religione del nostro profeta". "L'apostata" si rinchiuse in una stanza, pensando che i quattro non avrebbero fatto del male a sua figlia, Grace Baruka, di dodici anni. Ma poi sentì le grida della ragazzina mentre gli aggressori musulmani la stavano strangolando.
Quando Hassan uscì dalla stanza i quattro lo afferrarono: "Mi hanno colpito con un oggetto contundente e sono caduto a terra. Quando mi sono svegliato ho visto accanto a me i vicini di casa che mi dicevano in lacrime che mia figlia versava in condizioni critiche". I vicini portarono Grace in un ambulatorio ma all'arrivo fu dichiarata morta. "Mi rammarico di essere sopravvissuto all'avvelenamento", ha dichiarato Hassan. "Dio avrebbe dovuto permettermi di morire. Mia figlia è morta e io ora piango la sua morte e ho dolori dappertutto".
Se l'esperienza di Hassan con l'implacabile "cane da caccia del jihad" parla da sé, la realtà è che innumerevoli cristiani di tutto il mondo – stanno silenziosamente "perdendo tutto" per mano dei musulmani, che siano loro familiari, "i musulmani del luogo" o le organizzazioni terroristiche islamiche.
Secondo un'attivista per i diritti umani che di recente ha visitato i cristiani in fuga a causa dell'avanzata dello Stato islamico a Mosul, "le persone sono fortemente scioccate: hanno perso ogni cosa. Spesso fuggono per la seconda, la terza o anche per la quarta volta". Un cristiano iracheno, con una storia simile a quella di Hassan, le ha confessato: "A volte vorrei che i miei genitori non mi avessero mai messo al mondo".
Non passa mese nel mondo musulmano senza che siano sferrati attacchi contro le chiese e molti di essi – ad esempio in Nigeria e in Kenya – provocano un gran numero di vittime.
Non passa mese che i cristiani non siano accusati, spesso senza prove, di "blasfemia" o di commettere apostasia per abbandono dell'Islam.
Questa settimana, in Pakistan, una donna cristiana incinta, già madre di tre figli, e suo marito, falsamente accusati di aver bruciato delle pagine del Corano, sono stati picchiati da una folla di musulmani e gettati in un forno acceso di una fabbrica di mattoni, dove sono stati arsi vivi; e solo pochi mesi fa, Meriam Ibrahim, un'altra moglie e madre cristiana, durante la gravidanza è stata imprigionata in Sudan e condannata a morte per apostasia e a 100 frustrate. La donna è poi stata liberata ma il pastore Saeed Abedini, con passaporto iraniano e americano, è ancora detenuto in carcere in Iran accusato di apostasia e di professare pubblicamente la sua fede cristiana. A quanto pare, il suo caso non è stato neppure sollevato dagli americani durante i negoziati con Teheran sul programma nucleare iraniano.
Abubakar Shekau (nella foto), il leader del gruppo terroristico islamista nigeriano Boko Haram rivendica con orgoglio la responsabilità del sequestro, della vendita come schiave e della conversione coatta all'Islam di centinaia di studentesse liceali cristiane. |
A maggio, in Nigeria, oltre 200 ragazze cristiane sono state sequestrate da Boko Haram. "Ho rapito le vostre figlie," ha detto il capo del gruppo estremista Abubakar Shekau, "le venderò al mercato in nome di Allah", come schiave. A settembre, in Iraq, i cristiani sono fuggiti quando l'Isis li ha messi di fronte alla scelta di convertirsi all'Islam o di essere uccisi.
La storia dell'ugandese Hassan Muwanguzi è solo un esempio di ciò che innumerevoli cristiani e i membri di altre minoranze religiose perdono vivendo sotto l'Islam.