Negli ultimi dieci anni, le forze di sicurezza spagnole hanno arrestato 568 jihadisti in 124 operazioni separate contro il terrorismo islamico, ha rivelato il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernández Díaz nel corso di una conferenza sulla sicurezza africana tenutasi in Niger il 14 maggio. Egli ha detto che "le costanti azioni giudiziarie e di polizia" aiutano le autorità spagnole a prevenire un altro attacco terroristico su larga scala simile agli attentati di Madrid del marzo 2004, in cui circa 200 persone persero la vita e altre 2.000 furono ferite.
Allo stesso tempo, Fernández Díaz ha avvertito che è "molto probabile" che i terroristi islamici colpiranno la Spagna in futuro e ha stimato una probabilità del 70 per cento che venga sferrato un attacco terroristico.
E in una conferenza sul terrorismo, tenutasi a Madrid il 23 e 24 aprile, il ministro degli Interni spagnolo ha detto che almeno 115 jihadisti spagnoli – tra cui una ragazza di 15 anni – si sono uniti allo Stato islamico. E ha poi aggiunto che 14 jihadisti sono rientrati in Spagna – nove dei quali sono in prigione e cinque restano liberi.
A gennaio, Fernández Díaz ha dichiarato che il numero dei jihadisti spagnoli all'estero ammontava a 70, il che implica un aumento di oltre 40 nuovi jihadisti solo nei primi quattro mesi del 2015. Nell'agosto 2014, la prima volta che il titolare del dicastero degli Interni ha fornito una stima ufficiale, il numero dei jihadisti spagnoli all'estero ammontava a 51.
Nel frattempo, "decine" di jihadisti e di altri radicali islamici stanno entrando in Spagna dalla vicina Francia, dove "si sentono soffocati" a causa del giro di vite del governo dopo gli attentati di Parigi del gennaio scorso. (Il 29 aprile, il presidente francese François Hollande ha annunciato il dispiegamento di 7.000 soldati per pattugliare costantemente le strade francesi.)
Secondo un anonimo agente dell'intelligence spagnola intervistato dal quotidiano El Confidencial di Madrid, i jihadisti francesi si stanno spostando in Spagna perché ritengono di avere "maggiori possibilità di movimento" nella penisola iberica. Tra di loro ci sono individui "sospettati" di essere radicali islamici ma per i quali non esistono prove sufficienti per arrestarli.
L'articolo afferma che la maggior parte dei jihadisti lascia la Francia alla volta della Catalogna e della costa spagnola del Mediterraneo, dove cerca di "mimetizzarsi" nelle comunità musulmane del luogo. Conosciuta anche come Levante spagnolo, la regione corrisponde approssimativamente a quella che un tempo era chiamata Xarq al-Ándalus, territori che furono occupati dagli invasori musulmani per quasi cinque secoli.
Al-Andalus è il nome arabo dato a queste parti della Spagna, del Portogallo e della Francia occupate dai conquistatori musulmani (conosciuti anche come Mori) dal 711 al 1492. Molti musulmani credono che i territori islamici persi durante la Reconquista cristiana della Spagna appartengano ancora al regno dell'Islam. Essi sostengono che la legge islamica dia loro il diritto di ritornare in quei luoghi e ristabilire il dominio musulmano.
Nel luglio 2014, i jihadisti dello Stato islamico hanno realizzato un video in cui giuravano di liberare al-Andalus dai non musulmani e annetterla al loro nuovo califfato islamico. Il video mostrava un jihadista che parlando in spagnolo con un forte accento nordafricano, avvertiva:
"Io dico al mondo intero e lo avverto che viviamo sotto la bandiera islamica, il califfato islamico. Per questa bandiera moriremo fino a che non saranno libere tutte le nostre terre occupate, da Giacarta all'Andalusia. E dichiaro che la Spagna è la terra dei nostri padri e ce la riprenderemo con la potenza di Allah".
Le autorità dell'antiterrorismo ora avvertono che lo Stato islamico è attivamente alla ricerca di convertiti spagnoli all'Islam in possesso di porto d'armi e che possono legalmente acquistare carabine e fucili da caccia. Gli islamisti sono particolarmente interessati ai convertiti che non hanno ancora assunto nomi musulmani e sulle cui carte di identità risultano ancora i loro nomi cristiani, in modo da poter acquistare armi senza attirare l'attenzione della polizia.
Attualmente, sono almeno 50.000 i convertiti musulmani che vivono in Spagna. La polizia dice che essi sono particolarmente vulnerabili alla radicalizzazione perché subiscono crescenti pressioni da parte degli islamisti che gli chiedono di compiere attacchi per "dimostrare il loro impegno" nella nuova fede. "I convertiti sono il vivaio perfetto dell'islamismo", secondo un operativo dell'intelligence spagnola.
Queste preoccupazioni trovano conferma in un nuovo rapporto pubblicato dall'Istituto spagnolo di studi strategici, un organo del Ministero della Difesa, che ha messo in guardia sul fatto che i cosiddetti lupi solitari rappresentano la più grande minaccia per la Spagna e per altri paesi europei.
"Sono attivisti che in gran segreto giurano fedeltà a Abu Bakr al-Baghdadi [il leader dello Stato islamico] e agiscono in modo indipendente senza entrare in contatto nessuno, pertanto, riuscire a localizzarli è un inferno", dice il report. E aggiunge:
"I terroristi non hanno più bisogno di comunicare direttamente con la leadership dell'organizzazione cui appartengono né di usare il telefono o le email per sapere esattamente cosa facciano, quando e in quali circostanze. Non c'è più alcun bisogno di avere precedenti contatti per stabilire che tipo di segnali usare, le condizioni e le dimensioni di un attacco o eventuali restrizioni.
"Queste strategie mettono fine al sogno dei servizi di intelligence di controllare tutto attraverso le intercettazioni sistematiche delle comunicazioni e l'uso di immagini satellitari. Se non c'è alcuna comunicazione, non è possibile intercettare nulla".
La Spagna è anche diventata un importante punto di accesso per la tratta di esseri umani gestita dalle mafie che viene utilizzata dai veterani jihadisti che cercano di tornare in Europa dopo aver combattuto in Medio Oriente. Un rapporto stilato dalla polizia di frontiera spagnola identifica tre principali vie di ingresso – l'Africa, il Sudamerica e l'Europa – e avverte che la tratta di esseri umani è "più redditizia del traffico di cocaina".
Secondo il report:
"C'è un proliferarsi di organizzazioni dedite al traffico di esseri umani e che approfittano dei documenti falsi o contraffatti per fare entrare nei paesi europei migliaia di persone. Il problema si aggrava se si considera il fatto che i veterani jihadisti europei che hanno combattuto in Siria e in Iran per conto dello Stato islamico usano le stesse reti per facilitare il loro ritorno. Molti hanno mandati di arresto in differenti paesi (Spagna, Francia, Regno Unito etc.) e i membri dell'Isis possono attraversare le nostre frontiere per compiere attacchi terroristici in Europa".
Nel novembre 2014, la polizia di Madrid ha arrestato 18 individui – otto libanesi, quattro spagnoli, tre siriani, un ecuadoriano, un marocchino e un ucraino – accusati di essere coinvolti in operazioni volte a far entrare illegalmente in Spagna persone provenienti dalla Siria. La polizia stima che la cellula, con ramificazioni in Libano e Turchia, generava proventi tra i 50.000 euro (55.000 dollari) e i 100.000 euro (110.000 dollari) al mese. Secondo uno degli agenti che lavorano al caso, "la Turchia è il supermercato dei passaporti falsi".
Nel frattempo, sono almeno 60 i jihadisti che in Catalogna pare che aspettino un segnale dallo Stato islamico per lanciare un attacco, secondo il quotidiano El País. Il monito è stato espresso durante un incontro a porte chiuse della polizia antiterrorismo, tenutosi a fine aprile a Viladecans, una città nei pressi di Barcellona.
La riunione informale è stata convocata dopo che un'operazione antiterrorismo in Catalogna era stata compromessa, essendo alcuni jihadisti sfuggiti all'arresto in seguito a una soffiata. Sebbene le esatte circostanze di quanto accaduto non siano mai state chiarite, l'operazione sembra essere il frutto di un pessimo coordinamento tra la polizia antiterrorismo di Madrid e la polizia catalana, nota come il Mossos d'Esquadra. A quanto pare, entrambe le forze di polizia stavano indagando sulla stessa cellula islamista senza consultarsi reciprocamente.
Nel corso della riunione di Viladecans, cui hanno partecipato 130 agenti appartenenti a diverse forze di polizia – i Mossos, la Guardia Civil, la polizia nazionale e locale – di tutto il paese, si è discusso delle preoccupazioni in merito alla "mancanza di formazione delle forze dell'ordine nella lotta al terrorismo jihadista". Sono anche state scambiate informazioni su come individuare "i processi di radicalizzazione" e come distinguere i musulmani ordinari dai salafiti e dai jihadisti. Uno specialista di antiterrorismo ha detto che uno dei principali problemi a cui deve far fronte la polizia è costituito dai "jihadisti infiltrati nella società, che bevono bevande alcoliche, mangiano carne di maiale, si vestono come gli occidentali e passano inosservati".
Uno degli organizzatori dell'incontro, Alex Pérez della sezione spagnola dell'International Police Association ha dichiarato:
"Ogni giorno usciamo per strada ma non abbiamo gli strumenti necessari per combattere le minacce contro la gente. Alcuni di noi pagano di tasca propria i corsi di addestramento, per proteggerci e fornire un servizio adeguato alla società".
Un altro poliziotto ha sintetizzato la situazione in questo modo: "Siamo fottuti e in futuro sarà molto peggio perché ci sono radicali sempre più inclini ad attaccare".
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York. È anche senior fellow per la politica europea del Grupo de Estudios estratégicos/Strategic Studies Group che ha sede a Madrid. Seguitelo su Facebook e Twitter .