Nel corso di uno dei mesi più sanguinari in fatto di persecuzione dei cristiani per mano dei musulmani, il dipartimento di Stato americano ha mostrato di essere ancorato alla politica dei due pesi e due misure contro le minoranze cristiane perseguitate.
A suor Diana, un'influente leader cristiana irachena che avrebbe dovuto recarsi negli Stati Uniti per perorare la causa dei cristiani perseguitati in Medio Oriente, è stato negato un visto di ingresso nel paese da parte del dipartimento di Stato, anche se in precedenza la religiosa era già stata negli Usa, l'ultima volta nel 2012.
La suora faceva parte di una delegazione di leader religiosi dell'Iraq – che comprendeva sunniti, sciiti, yazidi – diretta a Washington, D.C., per parlare della situazione della popolazione irachena. Ogni leader religioso ha ottenuto il visto di ingresso, tutti, tranne suor Diana.
Quando, però, questo diniego è diventato di pubblico dominio, molti americani hanno protestato, e qualcuno ha anche scritto ai membri del Congresso. Parlando del rifiuto di concedere il visto alla suora, l'ex speaker della Camera dei Rappresentanti Newt Gingrich ha detto:
Questa è un'amministrazione che non sembra mai trovare una ragione abbastanza valida per aiutare i cristiani, ma trova sempre un pretesto per scusarsi per i terroristi (...) spero che non appena [il segretario di Stato John] Kerry ne verrà a conoscenza rivedrà la decisione. Se egli non lo farà, il Congresso dovrà indagare, e la persona che ha preso questa decisione deve essere licenziata.
Alla fine, il dipartimento di Stato ha concesso un visto a suor Diana.
Non è questa la prima volta che il dipartimento di Stato nega un visto di ingresso a un leader cristiano proveniente da una regione musulmana. Lo scorso anno, dopo che l'Istituto americano per la Pace (Usip) aveva invitato i governatori degli Stati del nord della Nigeria, a maggioranza musulmana, a una conferenza negli Stati Uniti, il dipartimento di Stato aveva bloccato il visto dell'unico governatore cristiano, Jonah David Jang.
Secondo Emmanuel Ogebe, un avvocato nigeriano che si batte per i diritti umani e che opera a Washington D.C., "i problemi di visto" del governatore cristiano erano dovuti a pregiudizi anticristiani da parte del governo americano:
Gli Stati Uniti insistono a dire che i musulmani sono le principali vittime di Boko Haram. E affermano anche che i cristiani discriminano i musulmani dell'Altopiano, che è uno dei pochi Stati del nord a maggioranza cristiana. Dopo che [il governatore cristiano] ha detto loro [alle autorità americane] che stavano ignorando i 12 Stati già sottoposti alla Sharia che (sic) hanno istituzionalizzato le persecuzioni (...) egli ha immediatamente tirato in ballo i problemi dei visti. (...) Resta però da vedere per quale motivo gli Stati Uniti minimizzano o negano gli attacchi contro i cristiani.
La testimonianza di un'altra religiosa, suor Hatune Dogan, indica per quale motivo il dipartimento di Stato può voler ignorare tali testimonianze: perché esse sono in contrasto con il paradigma secondo il quale "l'Islam è pace". Secondo suor Hatune:
Ciò che sta accadendo qui [nei territori dello Stato islamico], per quel che ho saputo, è la peggiore barbarie della storia fono ad oggi. (...) La missione di Baghdadi, dell'Isis, è quella di convertire tutto il mondo alla religione islamica e condurre tutti a Dar Al Salaam, come lo chiamano. E scusate, l'Islam non è pace. Chi dice che l'Isis non ha alcuna connessione con l'Islam o qualcosa di simile è un bugiardo. Isis è l'Islam; l'Islam è Isis. (...) Sappiamo che nell'Islam non c'è democrazia. L'Islam e la democrazia sono opposti, come il bianco e il nero. E spero che l'America capirà. L'America oggi ha il potere di fermare questo disastro sulla terra, con gli altri paesi occidentali.
Qui di seguito una carrellata delle persecuzioni dei cristiani nel mondo, nel mese di maggio, per mano dei musulmani, elencate per tema.
Attacchi sferrati dai musulmani contro le chiese cristiane
Pakistan: Sono stati sferrati tre attacchi contro le chiese:
1) Il 28 maggio, nella città di Chakwal, a sud di Lahore, uomini musulmani hanno distrutto una chiesa protestante e percosso sei cristiani, compreso il pastore. Alcuni dei feriti sono stati ricoverati in ospedale. Secondo un rapporto preliminare, pochi giorni prima, il pastore Suhail Masih e i suoi collaboratori erano stati accusati dai musulmani del posto di operare "proselitismo e conversioni di musulmani".
2) Javed David, presidente dell'associazione cristiana Hope for the Light Ministries, di Lahore, e i suoi collaboratori ricevono minacce di morte da febbraio. L'ultimo episodio risale ad aprile, ma è stato reso noto solo a maggio. Secondo David:
Mi trovavo in chiesa a Sheikhupura per partecipare a una riunione con dei colleghi. Erano le 20:00 quando stavo per fare ritorno a Lahore. Stavo per raggiungere la strada principale quando una motocicletta mi ha bloccato la strada. Forse ci seguivano. I due centauri indossavano un casco (sic). Uno dei due si è avvicinato al finestrino e mi ha detto: "Sappiamo quello che state facendo qui". Smettete di costruire chiese. Convertitevi all'Islam, che è la vera religione. In caso contrario, faremo di voi un esempio orribile". Anche in un'altra occasione, stavo rincasando, quando una moto mi si è fermata davanti. Il motociclista ha bussato al finestrino e ha gettato dentro un pezzo di carta. Non l'ho letto finché non sono arrivato a casa. Diceva: "Questa è una nazione islamica. Non possiamo permettere di costruire chiese. O vi convertite all'Islam oppure lascerete questo paese! Smettete di costruire chiese o ne pagherete le conseguenze!"
3) Il 29 maggio, a Faisalabad, intorno alle due del mattino, una banda di motociclisti musulmani ha attaccato una chiesa nei pressi della stazione di polizia di Sadar. Essi hanno sparato contro l'edificio e hanno appiccato il fuoco all'ingresso principale, danneggiando le finestre. Secondo il parroco Dilawar Masih, "anche se nessuno ha perso la vita, gli autori dell'attacco hanno lanciato il messaggio chiaro che i cristiani e i loro luoghi di culto non sono al sicuro e possono essere attaccati in qualsiasi momento dai terroristi".
Egitto: Sono state attaccate due chiese.
1) Il 16 maggio, un artigianale ordigno esplosivo è stato piazzato nei pressi di una chiesa cristiana copta e fatto esplodere al tramonto. Al momento, la chiesa di San Giorgio di Tamiya (nel governatorato di Fayum) era vuota, pertanto, non ci sono state vittime. Tuttavia, gli uffici amministrativi dell'edificio e le finestre del secondo piano hanno subito danni, creando caos e panico nella zona. Le telecamere di sicurezza della chiesa hanno ripreso due uomini a bordo di una moto che si è fermata davanti all'edificio. Uno degli uomini è sceso dalla moto e ha collocato una borsa contenente la bomba vicino alla chiesa, e poi i due sono scappati via.
2) La domenica mattina del 31 maggio, nella città di Senoras, nel governatorato di Fayum, due uomini in moto che indossavano una maschera hanno aperto il fuoco contro una chiesa evangelica. Le forze di sicurezza che sorvegliavano l'edificio hanno risposto al fuoco prima che i due centauri fuggissero. Non è stato segnalato alcun ferito.
Canada: Il 26 maggio, un 22enne di origine musulmana è stato accusato di presunti crimini motivati dall'odio commessi ai danni della chiesa di Santa Caterina da Siena e della sua scuola elementare, situate a Mississauga, nell'Ontario. Iqbal Hessan è accusato di vandalismo e rischia di pagare una multa di oltre 5.000 dollari. Il 20 maggio, la statua del Sacro Cuore di Gesù che si trova di fronte alla chiesa è stata imbrattata di vernice nera e le sono state spezzate le dita. Sul muro di mattoni alle spalle della chiesa c'erano dei graffiti con la scritta "Non esiste un Dio ebreo" che recavano il disegno di un volto e il nome "Jewsus". È la quarta volta che la chiesa è oggetto di atti vandalici. Il 9 aprile, le telecamere di sorveglianza hanno ripreso un uomo che faceva irruzione nell'edificio e che strappava le pagine del Sacramentario sull'altare, gettandole contro il tabernacolo per poi rubare uno degli altoparlanti della chiesa. Il 17 maggio, sui gradini della chiesa è stato disegnata con una bomboletta spray di vernice nera una mano con il dito medio alzato. E il 25 maggio, sono apparsi dei graffiti sui muri della scuola.
Algeria: Secondo Abdel Fattah Zarawi, il leader musulmano del partito salafita, noto anche come Fronte libero d'Algeria, tutte le chiese cristiani presenti nel Nord Africa devono essere chiuse e riaperte come moschee. Anche se la trasformazione delle chiese cristiane in moschee musulmane è un'usanza antica quasi quanto l'Islam – l'Algeria è stata a maggioranza musulmana e ha dato i natali a Sant'Agostino prima che l'Islam la invadesse e la conquistasse nel VII secolo – il leader salafita ha cercato di giustificare la sua proposta, dettata da "un motivo di risentimento" contro il crescente sentimento anti-musulmano presente in Europa, soprattutto in Francia. Lanciata sui social media e sui social network, la campagna salafita contro le chiese algerine chiede anche la trasformazione delle più importanti chiese della nazione in moschee – compresa la chiesa di Notre Dame d'Afrique, ad Algeri; la chiesa di Sant'Agostino, ad Annaba, e la chiesa di Santa Cruz, ad Orano – dal momento che "esse non hanno alcun rapporto con la religione dei musulmani algerini", nelle parole del Fronte libero.
Arabia Saudita: Sheikh Adel al-Kalbani, ex imam della Grande Moschea della Mecca e attuale capo spirituale della Moschea Muhaisin, di Riad, ha pubblicato un tweet dicendo: "Mia amata nazione, mi basta che tu mi protegga dall'ascoltare il suono delle campane delle chiese presenti in te". A causa della sua importanza, il New York Times una volta ha pubblicato un intero articolo su al-Kalbani e come egli sia riuscito ad arrivare in alto in Arabia Saudita diventando il primo imam nero della Grande Moschea della Mecca. Ma i media anglofoni non parlano affatto della sua avversione per le chiese cristiane e le loro campane.
Turchia: Una chiesa cristiana costruita 900 anni fa deve essere trasformata in una moschea funzionante, nonostante le precedenti rassicurazioni governative che sarebbe diventata un museo. La chiesa di Santa Sofia, a Enez, il nome dell'antico edificio di culto, si trova nella città di Ainos, al confine con la Grecia e situata in cima a una collina, visibile a tutti. Un'altra chiesa centenaria, quella di Santa Sofia a Trabzon, sul Mar Nero, è stata riaperta nel 2013 come moschea, anche se per molti anni era stata un museo. Nel frattempo, la maggioranza dei turchi aspetta la trasformazione della più grande Santa Sofia (la Basilica di Istanbul, l'antica Costantinopoli) in moschea.
Yemen: Nel corso dei bombardamenti aerei sauditi di metà maggio, è stata gravemente danneggiata una chiesa cattolica. La chiesa dell'Immacolata Concezione a Aden era stata già occupata dai ribelli Houthi che hanno vandalizzato il suo interno. L'attacco aereo da parte dei bombardieri sauditi – a sostegno del governo yemenita nella sua lotta contro i ribelli – ha danneggiato ulteriormente l'edificio di culto. In Yemen, resta solo un prete cattolico. Due sacerdoti hanno abbandonato il paese per sfuggire alla violenza, mentre un altro, che si trovava all'estero quando sono iniziati i combattimenti, non è riuscito a tornare. Venti suore Missionarie della Carità hanno deciso di rimanere nel paese devastato dalla guerra, per occuparsi dei malati e dei poveri.
Attacchi musulmani contro la libertà cristiana
Pakistan: Domenica 24 maggio, un cristiano del quartiere di Sanda, nella città di Lahore, è stato accusato di blasfemia quando alcuni musulmani lo hanno visto bruciare i giornali che a quanto pare contenevano versetti in arabo del Corano. Dopo l'accusa, una folla di musulmani ha catturato il cristiano, lo ha malmenato e ha anche tentato di dargli fuoco. Pochi mesi prima, un altro gruppo di musulmani ha bruciato viva una coppia di sposi cristiani dentro un forno, dopo averli accusati di aver offeso l'Islam. Il giovane cristiano – che si chiama Humayun Masih ed è "mentalmente instabile" – è stato imprigionato e accusato ai sensi dell'articolo 295-B del codice penale pakistano, che vieta la profanazione del Corano. Dopo l'aggressione al giovane cristiano, la folla musulmana, a quanto pare composta da migliaia di persone, si è riversata nel quartiere e ha dato fuoco alle case dei cristiani e a una chiesa. I cristiani della regione sono stati aggrediti e la maggior parte di loro se ne è andata. Qualche persona della folla era armata e sono stati sentiti degli spari.
Egitto: Il 5 maggio, un altro cristiano copto è stato condannato per blasfemia contro l'Islam: per aver "messo in ridicolo o offeso una religione divina", in violazione dell'art. 98 (f) del codice penale egiziano. Un giudice di Daqahliya ha condannato Michael Munir Beshav a un anno di reclusione e a una multa di mille sterline egiziane. Come afferma l'International Christian Concern: "Nonostante le misure adottate dal governo guidato da al-Sisi per favorire una maggiore tolleranza e attuare riforme, la condanna di Beshay è solo uno dei tanti episodi recenti che evidenziano la continua persecuzione della minoranza cristiana del paese".[1] E Bishoy Armia Boulous – già noto come Mohammed Hegazy, un apostata che ha abbandonato la fede islamica per convertirsi al Cristianesimo – è in carcere da quasi un anno, ben oltre il limite di detenzione legale di sei mesi. Per tutto questo tempo è stato oggetto di abusi fisici e verbali, sia da parte delle guardie carcerarie sia da parte dei detenuti, e questo a causa della sua "apostasia" e "blasfemia" contro l'Islam. Gli è stato negato di avere una Bibbia ed è privo di occhiali da vista che gli sono stati deliberatamente rotti qualche tempo fa.[2]
Iran: Ibrahim Firouzi, un musulmano convertitosi al Cristianesimo, è stato condannato a 5 anni di carcere, il massimo della pena prevista dalla legge, per "aver agito contro la sicurezza nazionale attraverso la collusione e i raduni". Dopo che Firouzi si è convertito al Cristianesimo, il 25 agosto 2013 è stato arrestato e condannato per evangelizzazione e per collusione con i network stranieri che operano "contro il regime", per aver lanciato un sito web cristiano e per avere lavorato contro la Repubblica islamica dell'Iran. Anche se sarebbe dovuto rimanere in prigione fino al 13 gennaio 2015, le autorità hanno autorizzato la sua scarcerazione e l'8 marzo lo hanno condannato a scontare altri 5 anni di galera "in condizioni molto difficili".
Dhimmitudine
Siria: Dopo il fallimento dei negoziati, lo Stato islamico (IS o Isis) ) si è rifiutato di liberare 242 ostaggi cristiani catturati in un raid a fine febbraio lungo il fiume Khabur. Il 1° maggio, l'Isis ha chiesto 242 milioni di dollari per il rilascio di 93 donne, 51 bambini e 98 uomini, presi prigionieri. La chiesa assira, le famiglie e gli amici, incapaci di raccogliere una somma così esosa, hanno fatto un'offerta segreta, che lo Stato islamico ha rifiutato di accettare, dicendo che non avrebbe più negoziato sulla sorte dei cristiani prigionieri. In base alla legge islamica, il loro destino sarà ora probabilmente la schiavitù (soprattutto le donne e i bambini) o l'esecuzione capitale (specie gli uomini).[3]
Etiopia: A Deder, una folla musulmana ha aggredito un uomo cristiano e lo ha costretto ad allontanarsi da casa sua, minacciandolo di morte per appropriarsi del suo terreno e costruire una moschea su di esso nonostante le recenti sentenze del tribunale che confermano i diritti di proprietà dell'uomo. "Dapprincipio, il loro intento era quello di uccidere mio marito", ha detto la moglie di Fikere Mengistu. "Ora, egli è fuggito. Stiamo digiunando e pregando Dio affinché ci salvi da questa azione di forza". La donna è rimasta a pregare insieme ai cinque figli, l'anziana suocera e altri 30 cristiani. "Abbiamo fatto del nostro meglio per cercare di difendere la nostra fede conformemente alla legge del nostro paese (...) i musulmani sono fuori controllo. Cosa possiamo fare?", ha detto la donna.[4]
Iraq: Juliana George, una 16enne cristiana che vive a Baghdad, è stata rapita dalla sua casa. Secondo i familiari, una persona ha bussato alla porta della loro abitazione e quando la ragazza ha aperto si è trovata di fronte quattro uomini che l'hanno costretta a salire su un taxi, lì in attesa. Suo nono, Joseph, un prete, ha inseguito l'auto a piedi ed è riuscito ad afferrare la maniglia della portiera, ma poi è caduto a terra mentre il veicolo accelerava. La ragazza è stata rilasciata dopo che la famiglia ha pagato ai rapitori un riscatto di 55.000 dollari. George, il padre di Juliana, ha detto che è rimasta traumatizzata da quell'esperienza: "Temo per lei e per le mie altre due figlie. (...) Non vi è alcun motivo di credere che non saremo ancora presi di mira. Non vedo come possiamo ancora vivere a Baghdad dopo quello che è successo".
Turchia: Nello stesso anno che milioni di persone nel mondo hanno commemorato il centenario del genocidio armeno, le autorità turche hanno iniziato la demolizione di Kamp Armen, un orfanotrofio armeno che si trova nel distretto metropolitano di Tuzla, nonostante i tentativi da parte di alcuni rappresentanti politici di intervenire. L'orfanotrofio è stato costruito nel 1962 su iniziativa della comunità protestante armena. Qui di seguito, un breve riassunto storico della storia di questo istituto:
Grazie alle sue attività, l'istituto ha aiutato 1.500 bambini a crescere in un ambiente basato sulla spiritualità e la cultura del Cristianesimo armeno. Tra i suoi studenti c'è stato anche Hrant Dink, il giornalista turco armeno che è stato il fondatore della rivista bilingue Agos, ucciso nel 2007 dopo aver ripetutamente ricevuto minacce di morte a causa delle sue posizioni sul genocidio armeno. Lo Stato turco aveva espropriato l'orfanotrofio nel 1987, e ogni tentativo legale (sic) da parte delle comunità protestanti armene di riprendere il controllo dell'edificio è stato ignorato.
Dhimmitudine italiana
In Italia, sono in aumento i casi di immigrati musulmani che scherniscono e aggrediscono i cristiani. All'inizio di quest'anno, un crocifisso è stato distrutto nelle vicinanze di una moschea molto frequentata, e una statua della Vergine Maria è stata distrutta e ricoperta di urina da parte di un gruppo di nordafricani. Inoltre:
· Uno scolaro di origine africana ha picchiato a scuola una dodicenne perché portava un crocifisso al collo. Il ragazzo, che aveva iniziato a frequentare l'istituto poche settimane prima, vessava la ragazzina cristiana "insultandola e prendendosela con lei in tutti i modi perché portava il crocifisso". Poi, l'aggressione. La polizia italiana non ha ritenuto responsabile il giovane di alcun reato, asserendo che si trattava di un minorenne.
· Domenica 10 maggio, un gruppo di giovani immigrati musulmani del Centro islamico ha interrotto una processione cattolica in onore della Vergine Maria. Essi hanno lanciato insulti e minacce mentre il gruppo passava di fronte al Centro culturale islamico di Conselice, un paesino della bassa Romagna. L'immagine della Madonna era accompagnata da un centinaio di fedeli, tra cui molti bambini, che si stavano preparando a ricevere la loro Prima Comunione. Stando alle notizie, gli insulti hanno lasciato sbigottiti e confusi i partecipanti che hanno fermato la processione prima di procedere oltre il Centro.
Dhimmitudine egiziana
Domenica 24 maggio, nel villaggio di Kafr Darwish, appena a sud del Cairo, una folla di musulmani ha attaccato le abitazioni dei cristiani copti, lanciando pietre e bottiglie Molotov contro di esse. Oltre una decina di case sono state bruciate e danneggiate. A quanto pare questo attacco è stato causato dal fatto che uno degli abitanti del villaggio copto, un certo Ayman Youssef, è stato accusato di aver pubblicato alcune vignette offensive di Maometto sul suo profilo Facebook. Youssef è analfabeta e dice di aver perso il suo telefono cellulare pochi giorni prima la presunta pubblicazione delle caricature. Gli anziani del villaggio e i responsabili della sicurezza hanno tenuto "una riunione di conciliazione" e hanno decretato che l'intera famiglia dell'uomo – compresi il padre 80enne e la madre 75enne – avrebbero dovuto lasciare il villaggio per calmare i musulmani inferociti. Il sindaco del villaggio, Ahmed Maher, ha detto alla famiglia cristiana che la polizia "non poteva garantire la loro sicurezza, se fossero rimasti nel villaggio".
Il dottor Khaled Montaser, un intellettuale egiziano e critico dell'islamizzazione del paese ha spiegato come la discriminazione contro i cristiani copti sia diffusa in certe professioni mediche. Durante un programma televisivo, egli ha detto che sebbene il pioniere di Ostetricia e Ginecologia in Egitto fosse un cristiano copto (il dottor Naguib Mahfouz), a suo nipote è stato vietato di intraprendere questa professione perché è cristiano. Montaser ha confermato che questa politica ha indotto sempre più studenti ad andare a studiare all'estero. Ed egli ha sottolineato che questa "politica" è diventata una regola – una delle tante che discriminano i copti.
In un'intervista di 25 minuti trasmessa sulla tv satellitare araba, e rilasciata alla giornalista Mona Roman, il vescovo copto Agathon ha parlato chiaramente della difficile situazione in cui versa il suo gregge cristiano a Minya, in Egitto – una regione che ha una numerosa minoranza copta che è costantemente sotto attacco. È stato rilevato che spesso c'è lo Stato egiziano dietro la persecuzione e la discriminazione dei cristiani. Secondo il vescovo, le autorità governative locali – tra cui l'apparato di sicurezza dello Stato – non si limitano a ignorare gli attacchi contro i copti, ma spesso ne sono gli autori.[5]
Nel corso di una recente intervista alla televisione egiziana, Yunis Makioun, capo del Partito al-Nour, l'ala politica dei salafiti, ha insistito sul fatto che l'Islam ordina ai musulmani di "proteggere" la minoranza cristiana della nazione – un riferimento al loro status di "dhimmi" – e di trattarla correttamente. Anche se, ha detto il portavoce salafita, ai musulmani, secondo l'Islam, è vietato salutare e congratularsi con i copti, in occasione di qualsiasi festa cristiana.
Rapimenti dei copti
Dallo scoppiare della "Primavera araba", in Egitto, i rapimenti dei cristiani copti sono in aumento. Solo a Nag Hammadi, sono state sequestrate 77 persone e due sono state uccise.
Makram Nazir, un cristiano copto di 55 anni, è stato rapito e ucciso. La notte del 26 aprile, Nazir stava rientrando a casa alla fine del suo secondo lavoro, quando è stato sequestrato. I suoi rapitori hanno chiesto a suo fratello 1 milione di sterline egiziane (l'equivalente di 131.000 dollari). Essendo una somma difficile da raccogliere, la famiglia dell'uomo ha negoziato telefonicamente con i sequestratori una riduzione del prezzo. Il fratello si è recato alla locale stazione di polizia informandoli dell'accaduto, fornendogli anche le registrazioni delle telefonate, ma secondo Watan News," nessuno ha mosso un dito né ha preso la faccenda sul serio". Dopo il pagamento del riscatto, sono trascorsi tre giorni prima che i familiari di Nazir trovassero il cadavere dell'uomo in un canale. In Egitto, non è insolito uccidere gli ostaggi cristiani dopo che è stato pagato il riscatto. La stessa cosa è accaduta al piccolo Cyril Joseph di 6 anni. Nel maggio 2013, venne diffusa la notizia che la sua "famiglia era pezzi dopo aver pagato 30.000 sterline egiziane (circa 4.000 dollari americani) al rapitore, che ha ucciso il bambino e ha gettato il suo cadavere nella rete fognaria, dove è stato riesumato il corpo gonfio e ammuffito".
Uomini armati hanno sequestrato Antonious Zaki Hani, un bambino cristiano copto di 8 anni, che si stava recando a scuola a Nag Hammadi, in compagnia della madre. Quattro uomini armati hanno sottratto il bimbo alla donna, minacciandola di morte, e sono fuggiti a bordo di un'auto. I rapitori hanno chiesto un riscatto di 2 milioni di sterline egiziane (262.000 dollari). La polizia è riuscita a liberare il bambino dopo 17 giorni di prigionia, anche se alcuni attivisti affermano che la polizia già sapeva dove si trovasse il piccolo.
Il 2 maggio, un'altra ragazza cristiana copta, Marina Magdi Fahim di 17 anni, è scomparsa dopo essere uscita di casa verso mezzogiorno, nella regione di Hanofil. I suoi familiari ne hanno denunciato la scomparsa alle autorità. Gli attivisti per i diritti umani dicono che il nome della ragazza non risultava in nessun ospedale – segno questo che era stata rapita. Ma da allora di lei non si ha alcuna notizia.
Pochi giorni prima, è stata rapita un'altra 17enne cristiana copta, nel villaggio di al-Kom al-Qibliyya, a Samalout. Un testimone oculare ha visto un vicino di casa musulmano, un certo Ahmed Khalifa, rapire la ragazza. I familiari intendevano organizzare una manifestazione di protesta, ma gli anziani del villaggio glielo hanno sconsigliato, perché ciò potrebbe indurre i musulmani della zona a compiere maggiori azioni di rappresaglia contro la minoranza cristiana della regione, come accade spesso quando i copti rivendicano i loro diritti umani.
A proposito di questa serie di articoli
Anche se non tutti i musulmani, o gran parte di loro, sono coinvolti, la persecuzione dei cristiani è in espansione. Il tema "La persecuzione dei cristiani per mano dei musulmani" è stato sviluppato per raccogliere alcuni – ma non tutti – i casi di persecuzione che vengono a galla ogni mese.
Esso documenta ciò di cui i media tradizionali spesso non si occupano.
Indica che questa persecuzione non è casuale ma sistematica e avviene in tute le lingue, etnie e in ogni luogo.
Raymond Ibrahim è l'autore di Crucified Again: Exposing Islam's New War in Christians (pubblicato dalla casa editrice Regnery in collaborazione con il Gatestone Institute, nell'aprile 2013).
[1] Il caso di Beshay è solo uno dei numerosi episodi che riguardano i cristiani accusati di aver offeso l'Islam, e puniti per questo. Ad aprile, Gad Yunan, un insegnante cristiano copto, e alcuni dei suoi studenti copti sono stati arrestati con l'accusa di oltraggio all'Islam. Il loro crimine consiste nell'aver girato un video di 30 secondi con l'iPhone di Yunan in cui dileggiavano lo Stato islamico – cosa che le autorità e i musulmani egiziani equiparano al prendersi beffa dell'Islam, anche se i musulmani in Occidente insistono a dire che l'Isis "non ha niente a che vedere con l'Islam". Lo scorso anno, Kerolos Shouky Attallah, un giovane cristiano copto accusato di essere blasfemo contro l'Islam solo perché aveva cliccato "Mi piace" sulla pagina Facebook in arabo gestita da un anonimo gruppo di convertiti cristiani, è stato condannato a sei anni di carcere. Il copto non ha fatto alcun commento sul sito, non ha condiviso alcun post né ha caricato nulla, e ha rimosso il suo nome dalla pagina una volta che ha capito che avrebbe potuto offendere i musulmani. Nelle ore precedenti la condanna, una folla inferocita ha incendiato molti negozi di proprietà di cristiani. Il giovane è latitante.
[2] Secondo l'avvocato Karam Ghobrial, il motivo per cui il suo cliente è stato detenuto e torturato in prigione ha a che fare con ciò che ha reso famoso Bishoy qualche anno fa ossia la sua audacia, non solo a convertirsi al Cristianesimo, ma per aver cercato ufficialmente di cambiare la sua identità religiosa da musulmana a cristiana, sulla sua carta d'identità –attirandosi all'epoca molta animosità e ricevendo parecchie minacce di morte.
[3] Secondo il vescovo metropolita Mar Mellis:
Molte volte abbiamo negoziato con chi li ha sequestrati e per il loro rilascio.
Abbiamo offerto loro una somma di denaro conformemente alla legge della jizya, ma purtroppo dopo una settimana il negoziatore è tornato e ci ha detto che l'Isis voleva 100.000 dollari per ogni persona. Ci hanno chiesto oltre 23 milioni di dollari.
Noi siamo una nazione povera. Questa gente [i prigionieri cristiani] non ha fatto niente di male e non danneggia nessuno. Noi come assiri non abbiamo la quantità di denaro [per il riscatto] che ci chiedono. Abbiamo offerto loro una somma di denaro che in questo momento non possiamo rivelare. Pensavamo che la somma offerta fosse accettabile per il rilascio di 230 persone.
Dopo due giorni, lo Stato islamico ci ha detto: "La somma offerta dalla chiesa non è accettabile. D'ora in poi, non negozieremo più con voi". Abbiamo dunque pensato che avremmo dovuto aspettare, sperando che sarebbero tornati a parlare. Purtroppo, abbiamo saputo che le 230 persone rapite saranno portate davanti alla corte della sharia di Raqqa, dove un giudice musulmano di Mosul deciderà la loro sorte.
Nell'ambito di questi attacchi continui a cui è esposta l'antica comunità cristiana assira, soprattutto per mano dell'Isis,
l'archimandrita Emanuel Youkhana della Chiesa assira d'Oriente ha dichiarato davanti a un parlamento europeo sui diritti umani che "i cristiani assiri devono affrontare un pericolo che minaccia la loro esistenza nelle loro regioni storiche".
[4] Secondo International Christian Concern:
La famiglia di Fikere Mengistu è proprietaria del terreno da oltre 90 anni, ma oltre una ventina di musulmani del villaggio di Kufanzik intende costruire una moschea su quel terreno, nonostante il divieto della legge. I musulmani costituiscono la maggiorana religiosa di questa zona. Essi hanno distrutto la recinzione del terreno di Mengistu e saccheggiato i suoi beni. Inoltre, la polizia locale è complice in questi tentativi di sottrargli il terreno. (...) Le autorità li lasciano fare. In passato, Mengistu ha dovuto affrontare le minacce dei poliziotti, è stato costretto a pagare tangenti ed è stato imprigionato solo perché cristiano.
[5] Ad esempio, quando i copti dovevano avere un'importante riunione con i funzionari del governo in merito alla possibilità di costruire una chiesa, una delle autorità ha contattato gli sceicchi islamici del villaggio chiedendo loro se "stessero dalla parte dei copti o dello Stato". Nel secondo caso, ogni famiglia musulmana avrebbe dovuto inviare un proprio familiare a protestare contro la proposta di costruire una chiesa – in tal modo, la sicurezza può puntare il dito sulla folla, e come al solito, dire ai copti: "Mi dispiace, non si può fare".
Altre volte, l'apparato di sicurezza dello Stato è complice: i minorenni cristiani – attualmente sono 21 e provengono tutti da Minya, ha detto il leader copto – vengono abitualmente rapiti dai musulmani. Al momento, la più giovane ragazzina cristiana che è stata sequestrate aveva appena iniziato la scuola elementare. Ogni volta che si verifica una di queste aggressioni, i copti, in collaborazione con la chiesa, preparano pacchi di documenti a carico dei colpevoli. Tutta la documentazione viene poi consegnata direttamente nelle mani dei funzionari per evitare che venga "persa" o "mal riposta" dai subalterni. Il vescovo ha fatto il nome di questi alti funzionari e ha detto di aver sempre consegnato prove e documenti nelle mani del Direttore dell'Intelligence. "Non è stato fatto assolutamente nulla", ha asserito lo scoraggiato cristiano.
Egli ha parlato delle difficoltà che i copti incontrano ogni volta che intendono costruire una chiesa – ce ne sono talmente poche al punto che alcune di esse si occupano di decine di migliaia di cristiani – o anche quando vogliono ristrutturarne una. A titolo di esempio, egli ha spiegato come la chiesa della Vergine Maria, nel villaggio di Safaniya, non ha bagni né acqua corrente. I cristiani "hanno provato più volte a ottenere il permesso per costruire i bagni, senza alcun risultato". Il vescovo si è lamentato del fatto che le persone anziane e malate, talvolta, si fanno la pipì addosso durante la messa, mentre le madri devono cambiare sulle panche i pannolini dei loro bambini che piangono.
In risposta, le autorità hanno detto al religioso: "Va' a chiedere ai musulmani della regione se approvano la costruzione di una chiesa, dei servizi igienici o di qualsiasi altra cosa, e se saranno d'accordo lo saremo anche noi".
Va notato che la legge islamica vieta specificatamente la costruzione o la riparazione delle chiese.
Chiaramente frustrato, il vescovo ha aggiunto: "Noi, come copti, siamo esseri umani. E ci prende l'invidia, quando vediamo i nostri fratelli musulmani costruire moschee dove vogliono, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. E lo Stato li aiuta! Mentre noi non possiamo costruire nulla e ciò che è già aperto viene chiuso. (...) Noi, i copti, siamo cittadini con diritti e vediamo i musulmani ottenere quello che vogliono, mentre a noi viene sempre impedito".
Il vescovo copto ha anche detto che a volte i cristiani vengono puniti quando vanno a "infastidire" le autorità in merito a come vengono trattati. Ad esempio, è successo che quando una delegazione copta è andata a fare una denuncia formale, uno del gruppo è stato immediatamente rapito. I suoi sequestratori hanno chiesto e ricevuto 120.000 sterline egiziane per il suo rilascio. La polizia ne è stata informata – le è stato comunicato anche il luogo in cui sarebbe dovuto avvenire lo scambio – ma non ha mosso un dito. Il religioso ha spiegato che si è trattata di una "punizione", mentre la Roman, la padrona di casa copta, ha chiesto che Minya, in Egitto, abbia una "punizione da parte dello Stato" per quei copti che osano rifiutare di soffrire in silenzio", aggiungendo che "al-Minya non è una provincia egiziana, ma è governata dall'Isis".
E per finire, il vescovo Agathon ha precisato che lo sconforto che lui e i cristiani egiziani provano, per parlare ripetutamente a vuoto con qualsiasi funzionario, "non cambierà nulla". Addirittura, la difficile situazione in cui versano i cristiani in Egitto è "decisamente peggiorata", ha detto il vescovo: "Sentiamo delle belle parole, ma nessuna soluzione".
La Roman ha concluso implorando il presidente egiziano al-Sisi, dicendo: "L'ho detto prima: il presidente al-Sisi è molto meticoloso e consapevole dei problemi della nazione. E allora, perché la situazione dei copti, a Minya, viene ignorata? Perché egli finge di non vederla?"
Il vescovo Agathon ha concluso dicendo che "i copti sono tra l'incudine dello Stato e i martelli dell'aggressore" nel senso che lo Stato fa rimanere i cittadini cristiani al loro posto mentre i radicali islamici li colpiscono.