Le recenti invasioni e i massacri commessi dallo Stato islamico (Isis) e dai terroristi di al-Qaeda in Iraq e Siria hanno portato all'attenzione del mondo un popolo perseguitato, ma per lo più dimenticato, come gli assiri.
Nel corso della storia, gli assiri, un popolo nativo della Mesopotamia, sono sempre stati esposti ai massacri.
A causa di queste campagne di sterminio, il carattere demografico della regione è notevolmente cambiato.
Prima del 1915, la popolazione del territorio che ora è la Turchia era di circa 15 milioni di abitanti, e quasi un terzo di essa (pressappoco 4,5 milioni) era cristiana. Oggi, si parla a malapena di una minoranza cristiana. Approssimativamente la Turchia ha una popolazione di 80 milioni di abitanti, ma i cristiani sono solamente 120.000 circa, meno dell'1 per cento della popolazione.
Nel 1915, si consumò un massacro delle minoranze, il cui scopo era evidentemente quello di "turchizzare" e islamizzare l'Anatolia in un paese con un'unica lingua, una sola bandiera, un'unica religione e che fosse una un'unica nazione. Per raggiungere questo obiettivo, tutte le comunità non turche – gli armeni, gli assiri, i greci, gli ebrei, gli yazidi, i curdi e altri – furono prese di mira.
Ma c'era differenza tra cristiani e non cristiani. Le minoranze non cristiane dovevano essere assimilate. I cristiani dovevano essere sterminati.
Secondo Sabri Atman, il fondatore e presidente del Centro per lo studio e la ricerca del genocidio assiro (Seyfo Center),[1] esiste un nesso tra il massacro degli assiri e gli attuali eccidi dei cristiani in Medio Oriente:
"Come tutti gli assiri, da bambino mi raccontarono quanto accadde nel 1915. Le persone subirono un trauma. Soprattutto gli anziani, la cui voce è ancora tremante per la paura di ciò che hanno vissuto. Ho deciso di parlare del malcontento del mio popolo per tentare di dargli sostegno.
"Nell'Impero ottomano, nel 1915, il Partito turco-ottomano Unione e Progresso pianificò il massacro dei cristiani – armeni, assiri e greci. La maggior parte degli assiri fu passata a fil di spada. Molte tribù curde si unirono all'eccidio, usando le loro spade – Seyfos – contro i loro vicini, gli assiri.
"È difficile stabilire l'esatto numero delle vittime: da 350.000 a 500.000 assiri persero la vita. La carneficina non riguardò soltanto l'uccisione di persone. Anche la confisca delle terre e delle proprietà dei cristiani. Per molti turchi, uno dei più importanti effetti del 1915 fu il benessere che essi costruirono sulle proprietà di armeni, assiri e greci. Oggi, non esiste un solo assiro nelle province dove un tempo ce n'erano così tanti, pertanto, cosa ne è stato delle loro terre, delle proprietà e dei loro beni?
"Stessa cosa con gli armeni e i greci. Il Palazzo Cankaya, la residenza degli ex presidenti turchi a Ankara, in origine apparteneva a un armeno, Odian Efendi. Visitando le province dove vivevano gli armeni, i greci e gli assiri, si apprende che tutti quei magnifici palazzi antichi che si vedono appartenevano agli armeni, ai greci e agli assiri.
"Parte della ricca classe dirigente turca è diventata benestante grazie ai beni che sono stati sottratti forzatamente ai cristiani. Questo è uno dei motivi per cui essa nega quanto accaduto nel 1915 per timore che un giorno possa perdere la ricchezza di cui si è appropriata gratuitamente".
Qui di seguito un elenco di altri eccidi.
- I massacri compiuti da Badr Khan Beg, un emiro curdo, contro i cristiani assiri noti come nestoriani. Essi avvennero tra il 1843 e il 1846 nella provincia di Hakkari e in tutto l'Impero ottomano.
- I massacri contro gli armeni e gli assiri per mano del corpo degli Hamidiye, la cavalleria ottomana, tra il 1894 e il 1896.
- Il massacro di Simele del 7 agosto 1933 perpetrato dalle forze armate del Regno dell'Iraq. Più di 3000 assiri furono trucidati, e non solo nella città di Simele. L'eccidio avvenne nei 68 villaggi assiri delle province di Duhok e Ninive, in Iraq.
"Un avvocato che è stato profondamente influenzato dal massacro di Simele ha coniato il termine genocidio", ha detto Atman. ""Raphael Lemkin lo ha chiamato genocidio. Usò per la prima volta questo termine nel 1944 e l'applicò al massacro armeno, all'Olocausto e all'eccidio di Simele".
Nel 2015, lo sterminio degli assiri è ancora in corso, poiché gli assiri e le altre comunità cristiane vengono sradicati dai paesi mediorientali. Secondo Atman:
"Tutti i dati a disposizione mostrano che quanto accaduto nel 1915 faceva parte di un progetto volto a omogeneizzare la Turchia. La Repubblica turca è uno Stato in gran parte fondato sulle stragi cristiane. Ma i massacri contro gli assiri non sono molto conosciuti nemmeno in Turchia. Sono stati volutamente nascosti.
"Su suggerimento della Germania, il 14 novembre 1914, in tutte le moschee dell'Impero ottomano, fu lanciato un appello al jihad. Il loro obiettivo era quello di indurre i musulmani ad avviare un sommossa nelle colonie britanniche e francesi, sommossa che avrebbe conferito potere alla Germania e all'Impero ottomano. Ma le cose non andarono nel modo in cui erano state programmate.
"Dopo che le moschee lanciarono un appello al jihad, molti musulmani iniziarono a massacrare gli assiri e gli altri cristiani. Dopo tutto, uccidere i 'kafir' [i miscredenti o chi non ha fede nell'Islam] è stata una 'buona azione'. È stato detto loro che 'gli era stato garantito un posto in paradiso'. Proprio come le bande dell'Isis, gli fu anche promesso – in base ai versetti del Corano e agli hadith – che avrebbero avuto '72 vergini' e avrebbero condotto i loro familiari dall'inferno in paradiso".
Quando l'Isis invase Mosul nell'agosto 2014, lo Stato islamico disse alle famiglie cristiane che sarebbero state uccise se non avessero pagato una tassa di protezione (la jizya) o non si fossero convertite all'Islam. Il monito fu letto nelle moschee di Mosul e trasmesso in tutta la città dagli altoparlanti. "Offriamo ai cristiani tre opzioni: l'Islam; il patto di dhimma, che comprende il pagamento... se rifiutano di accettare questo, non avranno nulla se non subire la spada", recitava il monito.
Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Assyrian International, il 23 settembre, in Siria, tre assiri sono stati uccisi dall'Isis con un colpo di pistola alla nuca.
Nel video realizzato dall'Isis che mostra l'esecuzione, i boia dicono che se non fosse stato pagato il riscatto per gli altri assiri, anche questi sarebbero stati uccisi. L'Isis ha chiesto 50.000 dollari per ogni ostaggio, per un totale di oltre 10 milioni di dollari.
Il 25 novembre, lo Stato islamico ha rilasciato altri dieci ostaggi assiri cristiani nella provincia di Hasakah, ma oltre 150 sono ancora prigionieri e minacciati di morte.
"Ci sono notevoli parallelismi tra il 1915 e ciò che sta accadendo oggi in Medio Oriente – in termini di distruzione delle civiltà non musulmane e di continuità del jihad islamico", ha detto Atman. Il problema, secondo il fondatore del Seyfo Center, non deriva dall'appartenenza della gente a determinati gruppi etnici; il problema è la negazione delle realtà del passato.
"Simili appelli al jihad contro gli assiri e gli yazidi venivano lanciati 100 anni fa. Le donne e le ragazze venivano stuprate; la Seyfo (la spada) era usata per decapitare la gente proprio come si fa oggi.
"Se i massacri e le violazioni dei diritti umani del passato non sono sufficientemente condannati, aprono la strada a nuovi massacri. Il modo più efficace per prevenire i futuri massacri è quello di condannare gli eccidi passati. Ma il desiderio di genocidio ancora esiste in Medio Oriente, e anche in Turchia. Quest'ultima è ancora governata da un presidente che afferma che 'i musulmani con commettono genocidi'".
Nel corso dei secoli, il jihad islamico non è cambiato, ma purtroppo anche nel XXI secolo ai bambini turchi nelle scuole viene ancora insegnata una visione distorta della storia. Di conseguenza, intere generazioni sono cresciute con una mentalità turco-islamica suprematista.
"Tutti noi siamo stati esposti a una narrativa storica basata sulle menzogne", ha detto Atman riguardo alle scuole turche. "La storia ufficiale della Turchia è 'propaganda turca per i turchi'. Informazioni come 'lo Stato di Turchia ha combattuto contro l'imperialismo' non sono corrette. L'Impero ottomano partecipò alla Prima guerra mondiale nutrendo desideri imperialistici e formò un'alleanza con la Germania. La guerra, presentata come 'la guerra turca di Liberazione' fu una guerra volta ad annientare cristiani, aleviti, yazidi e altri gruppi non musulmani dell'Anatolia. Quindi non sarebbe sbagliato dire che la Repubblica turca fu fondata sui massacri cristiani e la negazione dei curdi."
Atman ha raccontato che quando viveva in Turchia, vide come i bambini non musulmani e non turchi fossero esposti a scuola all'assimilazione coatta.
"Sono nato in Turchia e lì ho frequentato le scuole elementari, le medie e le superiori. Prima dell'inizio delle lezioni, scattavamo sull'attenti e ci facevano leggere ad alta voce il Giuramento studentesco turco in cui dicevamo: 'Sono turco' e la 'mia esistenza sarà dedicata all'esistenza turca'. I libri di testo affermano che durante la Prima guerra mondiale, gli assiri e gli altri cristiani 'pugnalarono la Turchia alla schiena, cooperando con gli Stati imperialisti' e che gli assiri erano 'traditori'. Essi influenzano gli scolari turchi con cose del genere, pertanto, i bambini musulmani guardano con sospetto i bimbi assiri."
"Alla scuola media, avevamo un insegnante, che dal primo momento che mise piede in classe ci chiese: 'Siete cristiani? I cristiani alzino la mano!' Qualche bambino l'alzò timidamente. Lo sguardo nei suoi occhi la diceva lunga. Ma l'atteggiamento di un insegnante non è mai un criterio per valutare un'intera società. Il problema non è a quale gruppo etnico una persona appartenga, ma l'ideologia monista della Turchia [una sola lingua, un'unica nazione, un solo Stato e un'unica religione] e la sua negazione o distorsione della storia."
È ancora diffusa l'idea di turchizzare l'Anatolia e negare le identità degli altri, ha spiegato Atman. "Le autorità turche dicono ancora che 'la Turchia appartiene ai turchi'. E questa è una grossa bugia. Noi vivevamo lì, prima che i turchi arrivassero in Anatolia. Ma 'la Turchia appartiene ai turchi' è ancora lo slogan che campeggia in uno dei quotidiani più venduti in Turchia.
"In ogni caso, gli assiri sono uno dei popoli autoctoni più radicati della Mesopotamia. Gli assiri vivono in quella terra da più di 5000 anni. I turchi giunsero in Anatolia nel 1071. Almeno, questo è ciò che dicono i libri di testo. Sono arrivati dopo e ci hanno cacciati via."
Gli assiri subiscono ancora le conseguenze della campagna di sterminio alla quale furono esposti un secolo fa. La distruzione è ancora in corso. Ma la campagna di sterminio è ancor oggi negata. Negare un grosso crimine del genere significa lasciare che esso continui a essere perpetrato.
"In Turchia, esistono ancora minacce come 'Noi li estirperemo' o 'Li stermineremo'. In larga misura, ci sono riusciti. Hanno ucciso più di 300.000 assiri e costretto quasi alti 300.000 a essere esposti all'assimilazione in molti paesi del mondo".[2]
Oggi, in Turchia, sono rimasti solo circa 15.000 assiri e non sono ufficialmente riconosciuti come popolo.
"Gli assiri sono solamente riconosciuti come una congregazione religiosa, in modo che le autorità statali possano trarre profitto da ciò. Esse permettono a pochi assiri di rimanere nel paese per mostrare all'Europa e al mondo intero come la Turchia e l'Islam siano di buon cuore e tolleranti. Parlano di 'grande tolleranza' della Turchia e dell'Islam. E dicono che gli 'assiri conducono una vita così felice grazie a questa loro grande tolleranza!'
"Quello che alcune persone in Turchia dicono con orgoglio è 'Elhamdulillah [grazie ad Allah], il 99 per cento dei turchi è musulmano'. Esse se ne vantano. Ma dovrebbero vergognarsi, sappiamo molto bene come questo sia accaduto.
"Quello che viene fatto agli assiri, agli yazidi e agli altri dovrebbe riguardare tutti, perché ad essere massacrata è l'umanità di tutti noi. Se succede lì, potrebbe capitare anche a loro. Chiediamo alle grandi potenze mondiali, a tutti, di sentire le urla del nostro popolo e di aiutarlo."
Uzay Bulut, musulmana di nascita, è una giornalista turca che vive ad Ankara.
[1] Il Seyfo Center, un'organizzazione internazionale, la cui sede centrale è in Svezia, è stato fondato nel 2005 e ha uffici in Germania, Olanda, Svizzera e Stati Uniti. Sabri Atman, un premiato attivista per i diritti umani e ricercatore, è membro dell'International Association of Genocide Scholars (IAGS). Egli ha ricevuto innumerevoli premi e ora vive e lavora negli Stati Uniti.
[2] Secondo Atman, si calcola che gli assiri che vivono negli Stati Uniti sono 300.000; 35.000 in Australia, 300.000 in Europa; 30.000 in Canada; 500.000 in Iraq; 50.000 in Siria e in Libano. Esistono comunità assire in Iran, Giordania, Argentina, Brasile e anche in molti altri paesi.