La Corte costituzionale tedesca ha emesso una sentenza senza precedenti che sfida direttamente l'autorità della Banca Centrale Europea e della Corte di Giustizia dell'Unione Europea. Nella foto: i giudici della Corte costituzionale tedesca in seduta, il 5 maggio 2020, a Karlsruhe, mentre emettono la sentenza sul programma di acquisto di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea. (Foto di Sebastian Gollnow/Pool/AFP via Getty Images) |
La Corte costituzionale tedesca ha emesso una sentenza senza precedenti che sfida direttamente l'autorità della Banca Centrale Europea (BCE) e della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE).
Questa sentenza apparentemente oscura, che cerca di riaffermare la sovranità nazionale sugli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE, ha messo in discussione la legittimità dell'ordine giuridico e politico sovranazionale dell'Unione Europea.
L'UE è ora impegnata in una lotta di potere con il suo più grande Stato membro, la Germania. La faida giuridica minaccia la sopravvivenza non solo della moneta unica dell'Unione Europea, l'euro, ma della stessa UE.
Il 5 maggio, la Corte costituzionale tedesca (Bundesverfassungsgericht, BVerfG) ha stabilito che la pratica della Banca Centrale Europea di acquistare ingenti quantità di titoli di Stato, una politica monetaria nota come allentamento quantitativo, è illegale ai sensi della legge tedesca in quanto né il governo tedesco né il Parlamento tedesco approvano tali acquisti.
Da marzo del 2015, la BCE ha acquistato debito pubblico per un valore di 2,7 trilioni di euro. In quello stesso periodo, nel tentativo di stabilizzare l'eurozona durante la crisi del debito sovrano europeo, la Banca Centrale Europea lanciò il suo programma principale di incentivazione, il cosiddetto Programma di Acquisto del Settore Pubblico (PSPP).
La BCE sostiene che gli acquisti su larga scala di titoli di Stato sono uno stimolo monetario necessario per rinvigorire l'economia dell'eurozona. I critici ribattono che gli acquisti di obbligazioni hanno inondato i mercati di denaro a basso costo e hanno incoraggiato l'eccessiva spesa da parte dei governi, soprattutto nell'Europa meridionale indebitata.
In una sentenza di 110 pagine, la Corte costituzionale tedesca ha affermato che la BCE non solo non era riuscita a giustificare i massicci acquisti di obbligazioni, ma altresì che tali acquisti non soddisfacevano il "principio di proporzionalità", come richiesto dall'art. 5 del Trattato sull'Unione Europea.
Questo principio di proporzionalità, che stabilisce che un'azione dell'UE deve essere limitata a quanto è necessario per conseguire un obiettivo, regola l'esercizio dei poteri conferiti dagli Stati membri all'Unione Europea.
Nella sua sentenza, la Corte costituzionale tedesca ha ordinato alla Banca centrale tedesca (Bundesbank) di non partecipare più al programma di acquisto di titoli di Stato a meno che la BCE non dimostri entro tre mesi la "proporzionalità" della sue azioni. Senza la partecipazione tedesca il programma potrebbe essere interrotto.
La Corte tedesca ha inoltre accusato la Corte di Giustizia dell'Unione Europea di "aver superato il limiti del suo mandato giudiziario". Nel dicembre del 2018, la Corte UE si pronunciò a favore del programma di acquisto dei titoli di Stato da parte della BCE. La Corte costituzionale tedesca affermò che la sentenza della Corte UE era ultra vires (al di là dei suoi poteri) e quindi non vincolante. La sentenza della Corte tedesca rappresenta una sfida senza precedenti per la Corte di Giustizia, organo giurisdizionale supremo in materia di legislazione dell'UE.
In base alla progettazione o per impostazione predefinita, la sentenza della Corte tedesca, pronunciata al culmine della pandemia di coronavirus, ha creato una straordinaria incertezza finanziaria, giuridica e politica, in un momento in cui l'Europa sta registrando uno shock economico senza precedenti.
Italia e Spagna, i Paesi dell'eurozona più colpiti dalla pandemia, sono anche quelli che dipendono maggiormente dalla Banca Centrale Europea, che di recente si è impegnata ad acquistare altri 750 miliardi di euro in obbligazioni. Gli economisti avvertono che se la BCE smettesse di acquistare titoli di Stato, la conseguente perdita di liquidità potrebbe spingere Italia e Spagna al default e portare al crollo dell'eurozona.
La sentenza della Corte tedesca segna una nuova fase nel dibattito sull'equilibrio tra la sovranità nazionale e sovranazionale. Considerando ciò che è in gioco, i funzionari dell'UE hanno respinto l'attacco. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che la Germania non ha alcun titolo legale a contestare l'UE e ha minacciato l'apertura di una procedura d'infrazione:
"La recente sentenza della Corte costituzionale tedesca ha messo l'accento su due questioni attinenti l'Unione europea: l'eurosistema e il sistema giuridico europeo.
"La Commissione europea difende tre principi di base: la politica monetaria dell'Unione è una competenza esclusiva [dell'UE]; il diritto europeo prevale sul diritto nazionale e le sentenze pronunciate dalla Corte di Giustizia dell'Unione Europea sono vincolanti per tutti i tribunali nazionali.
"L'ultima parola sul diritto dell'UE spetta sempre a Lussemburgo.
"La Commissione europea ha il compito di salvaguardare il corretto funzionamento del sistema dell'euro e del sistema giuridico dell'Unione".
La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde le ha fatto eco, asserendo di non volere farsi intimidire dalla Corte tedesca:
"Siamo un'istituzione indipendente, rispondiamo al Parlamento europeo, guidati dal nostro mandato. Continueremo a fare tutto ciò che è necessario (...) per onorare il nostro mandato. Imperterriti, continueremo a farlo".
In un comunicato stampa, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha insistito sul fatto che la Germania non ha alcuna giurisdizione:
"In linea generale, si ricorda che, in base a una giurisprudenza consolidata della Corte di giustizia, una sentenza pronunciata in via pregiudiziale da questa Corte vincola il giudice nazionale per la soluzione della controversia dinanzi ad esso pendente. Per garantire un'applicazione uniforme del diritto dell'Unione, solo la Corte di giustizia – che è istituita a tal fine dagli Stati membri – è competente a constatare che un atto di un'istituzione dell'Unione è contrario al diritto dell'Unione. Eventuali divergenze tra i giudici degli Stati membri in merito alla validità di atti del genere potrebbero compromettere l'unità dell'ordinamento giuridico dell'Unione e pregiudicare la certezza del diritto. Al pari di altre autorità degli Stati membri, i giudici nazionali sono obbligati a garantire la piena efficacia del diritto dell'Unione. Solo in questo modo può essere garantita l'uguaglianza degli Stati membri nell'Unione da essi creata".
In un'intervista al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, un membro della Corte costituzionale tedesca, il giudice Peter Michael Huber, che ha contribuito a scrivere la sentenza, ha risposto:
"Ciò che mi sorprende è la faziosità e il tono zelante che qualcuno utilizza qui. È chiaro che da 50 anni la Corte di Giustizia dell'Unione Europea rivendica una priorità illimitata del diritto europeo, ma quasi tutte le Corti costituzionali e supreme si oppongono da un tempo altrettanto lungo. Finché non vivremo in un super-Stato europeo, l'adesione di un Paese è disciplinata dalla sua legge costituzionale".
Huber ha avvertito che la minaccia di azioni legali da parte della Commissione europea sarebbe controproducente:
"Una procedura d'infrazione [azione legale] innescherebbe una rilevante escalation, che potrebbe fare precipitare la Germania e altri Stati membri in un conflitto costituzionale difficile da risolvere. A lungo termine, ciò indebolirebbe o metterebbe in pericolo l'Unione Europea".
In un'intervista alla Süddeutsche Zeitung, Huber ha aggiunto:
"La presidente della Commissione europea, von der Leyen, ritiene che il diritto europeo va applicato sempre e comunque, senza alcuna restrizione. Questo è sbagliato. Anche altri Stati membri dell'UE presumono che le costituzioni nazionali prevalgano sul diritto europeo.
"Il messaggio indirizzato alla BCE è in realtà omeopatico. Questa istituzione non dovrebbe considerarsi il 'maestro dell'universo'. Un'istituzione come la Banca Centrale Europea, che gode di una debole legittimazione democratica, è accettabile solo se si attiene con rigore alle competenze che le vengono attribuite".
Friedrich Merz, membro dei conservatori che punta alla leadership della CDU (l'Unione cristiano-democratica) e candidato a succedere alla cancelliera Angela Merkel, ha dichiarato che la sentenza della Corte costituzionale tedesca avrà delle conseguenze di vasta portata:
"Questa sentenza scriverà la storia giuridica europea. In futuro deve essere un compito speciale della politica economica tedesca evidenziare le conseguenze negative dei programmi di acquisto di titoli di Stato da parte della BCE".
Martin Wolf, editorialista pro-UE, ha rilevato nelle pagine del Financial Times:
"In assenza di altri programmi di sostegno dell'eurozona, i rischi di default sono aumentati. In effetti, i differenziali sui titoli di Stato italiani sono aumentati dopo l'annuncio della Corte. Una crisi potrebbe avere degli effetti devastanti e condurre forse a una frattura dell'eurozona.
"Altri Stati membri potrebbero seguire le orme della Germania nel respingere il potere giurisdizionale della Corte di Giustizia dell'UE e dell'Unione Europea. L'Ungheria e la Polonia sono ovvi candidati. Gli storici che in futuro studieranno questo periodo potrebbero considerare ciò come la svolta decisiva verso la disintegrazione dell'Europa...
"Un punto è chiaro: la Corte costituzionale ha decretato che anche la Germania può riprendere il controllo. Di conseguenza, ha creato una crisi forse irrisolvibile".
Sull'influente blog tedesco Tichys Einblick, Klaus-Peter Willsch, deputato del Parlamento tedesco, ha scritto che la sentenza della Corte costituzionale teutonica ha demolito le rivendicazioni assolutiste di potere della Commissione europea, della BCE e della Corte di Giustizia dell'UE:
"Una cosa non va mai dimenticata: l'Europa non è uno Stato federale, ma una comunità giuridica che si è sviluppata sulla base di un nucleo fondante di una comunità economica in aree chiaramente limitate della sovranità nazionale. Qualsiasi sovranità dell'Unione Europea deriva solo dalla sovranità degli Stati membri costituenti. Per questo motivo, l'art. 5, paragrafo 2, del Trattato sull'Unione Europea stabilisce:
'In virtù del principio di attribuzione, l'Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze che le sono attribuite dagli Stati membri nei trattati per realizzare gli obiettivi da questi stabiliti. Qualsiasi competenza non attribuita all'Unione nei trattati appartiene agli Stati membri'.
"Ritengo pertanto che la critica mossa alla decisione dei più alti giudici tedeschi non è soltanto inappropriata, ma è altresì totalmente infondata.
"La scorsa settimana, la nostra Corte costituzionale ha difeso gli interessi dei cittadini tedeschi. Ha rammentato alla Banca Centrale Europea e alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea i limiti della legge applicabile. Ora è compito nostro, in politica, accogliere con gratitudine e attuare la decisione della Corte costituzionale federale, invece di screditare i nostri giudici costituzionali come nemici dell'Europa! Lo Stato costituzionale tedesco vive e protegge i suoi cittadini! Dovremmo esserne tutti felici!"
Soeren Kern è senior fellow al Gatestone Institute di New York.