Per il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, i recenti disordini a Cuba dovrebbero convincere la sua amministrazione a non ripetere gli errori dell'era Obama ea tentare una qualche forma di riavvicinamento con L'Avana. Gli Stati Uniti, come sembrerebbe siano in grado di fare, dovrebbero anche ripristinare immediatamente la capacità del popolo cubano di utilizzare Internet. Nella foto: la polizia cubana in tenuta antisommossa viene schierata per sedare le proteste anti-regime all'Avana, il 12 luglio 2021. (Foto di Yamil Lage/AFP via Getty Images) |
Niente illustra meglio il totale fallimento dell'ideologia comunista dell'economia allo sfascio di Cuba e che ha portato il Paese a subire la più grande ondata di proteste da almeno tre decenni.
Ad oggi, almeno un manifestante è stato ucciso e altre centinaia sono stati arrestati poiché il regime comunista fondato dal dittatore cubano Fidel Castro ha risposto con la tipica brutalità allo sfogo del dissenso nazionale.
La causa principale delle proteste è lo stato disastroso in cui versa l'economia cubana, con i cittadini cubani che hanno protestato per la mancanza di generi di prima necessità e medicinali di base. Ad aumentare ulteriormente la loro miseria, la cattiva gestione della pandemia di Covid da parte delle autorità del Paese e ciò ha fatto sì che ora tra gli 11 milioni di abitanti di Cuba si registra più casi pro capite di coronavirus rispetto a qualsiasi altra grande nazione latinoamericana.
Il regime autocratico del presidente cubano Miguel Diaz-Canel può essere totalmente incapace di soddisfare perfino i bisogni primari dei suoi cittadini ma, come ha dimostrato la spietata repressione contro i manifestanti, sa ancora come intimidire la sua popolazione irrequieta.
Non appena migliaia di cubani sono scesi in piazza per manifestare in maniera spontanea in tutto il Paese, le forze di sicurezza del regime sono entrate in azione per riaffermare la propria autorità.
Forze speciali e di polizia hanno invaso le strade e le connessioni Internet sono state interrotte in tutta l'isola per impedire ai dissidenti di tentare di coordinare le proteste, con il risultato che, in poche ore, quasi tutti i manifestanti si sono dispersi.
Dalle prime proteste dell'11 luglio nella città occidentale di San Antonio de los Banos e successivamente diffusesi in più di 40 paesi e città – compresa la capitale L'Avana – le forze di sicurezza, aiutate da brigate di reazione rapida e da militanti del Partito Comunista armati di pesanti bastoni, sono stati impegnati a rastrellare più di un centinaio di dissidenti.
Tuttavia, se le autorità cubane possono congratularsi con se stesse per aver soppresso i disordini, ci sono sempre più prove che, questa volta, il desiderio di un'opposizione cubana sempre più forte per un cambiamento radicale nel modo in cui il loro Paese viene gestito, alla fine potrebbe rivelarsi inarrestabile.
I leader comunisti cubani sono da tempo orgogliosi della loro capacità di resistere a qualsiasi sfida alla sopravvivenza della loro rivoluzione marxista. Mentre i regimi comunisti di tutto il mondo, in particolare l'Unione Sovietica, sono stati relegati ai libri di storia, e altri regimi comunisti in luoghi come la Cina hanno abbracciato in silenzio i benefici del capitalismo, Cuba è rimasta bloccata nella mentalità anacronistica che ha dominato il Paese dalla rivoluzione del 1959 di Fidel Castro.
La grande differenza ora, però, è che, senza la leadership carismatica di Castro, l'attuale generazione di leader del regime è totalmente incapace di ottenere il sostegno del popolo cubano.
Questa è la prima volta che il governo comunista dell'Avana deve fronteggiare una sfida importante alla sua autorità senza avere al comando un membro del clan Castro. L'ultima volta che il Paese ha dovuto far fronte a proteste interne su larga scala nel 1994, Castro ha affrontato personalmente i manifestanti sul lungomare Malecon della capitale ed è riuscito a conquistarli.
Dopo la morte di Castro nel 2016, il vecchio leader è stato sostituito da suo fratello Raul. Quando Raul, ora novantenne, la lasciato la politica attiva, tuttavia, il suo sostituto, Diaz-Canel, ha dimostrato di essere un burocrate di partito ottuso a cui manca qualsiasi traccia di un pedigree rivoluzionario. Così, quando il presidente ha invitato i lealisti del partito a difendere il regime contro i manifestanti, la maggior parte dei cubani è sembrata decisamente delusa.
Se si aggiunge a questo lo stato terribile dell'economia cubana è facile capire perché gli esuli cubani che vivono in Florida sono entusiasti della prospettiva del cambio di regime che presto avrà luogo all'Avana. Nell'ultimo anno l'economia cubana ha subito una contrazione di oltre l'11 per cento, con il risultato che i cubani sono costretti a fare la fila per ore solo per acquistare beni di prima necessità come pollo e pane.
L'isola caraibica è regolarmente soggetta a lunghe interruzioni dell'elettricità, mentre la gestione della pandemia da parte del governo ha comportato un massiccio aumento di vittime, passando da soli 146 decessi nel 2020 al livello attuale di quasi 2.000.
Ora, grazie alla penosa gestione sia dell'economia sia del Covid da parte del regime, i cubani comuni stanno finalmente facendo conoscere i loro veri sentimenti riguardo al fallimento dei governanti comunisti di Cuba.
Ciò ha spinto gli oppositori a modificare il vecchio slogan di Castro "Patria o Muerte", patria o morte, e trasformarlo in "Patria y Vida", patria e vita.
Ciò che è fuor di dubbio è che, se i cubani vogliono davvero una vita migliore per se stessi, allora devono prima fare a meno del loro regime comunista oppressivo e incompetente.
Per il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, i recenti disordini a Cuba dovrebbero convincere la sua amministrazione a non ripetere gli errori dell'era Obama e a tentare una qualche forma di riavvicinamento con L'Avana.
Gli Stati Uniti, come sembrerebbe siano in grado di fare, dovrebbero anche ripristinare immediatamente la capacità del popolo cubano di utilizzare Internet.
L'impatto che le pesanti sanzioni imposte a Cuba dalla precedente amministrazione americana stanno avendo sull'economia cubana, è uno dei motivi che inducono il regime comunista cubano a lottare per sopravvivere.
Qualsiasi tentativo da parte dell'amministrazione Biden di revocare le sanzioni non farebbe altro che ricompensare il regime per la sua brutale repressione del popolo cubano.
Mantenere le sanzioni in vigore aumenterebbe ulteriormente la pressione sul regime cubano, pressione che alla fine potrebbe sfociare nel suo crollo e nella liberazione del popolo cubano dai suoi oppressori comunisti.
Con Coughlin è redattore del Daily Telegraph dove si occupa di difesa e affari esteri, ed è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.