L'annuncio di Irlanda, Norvegia e Spagna di riconoscere uno Stato palestinese non fa altro che evidenziare un'incredibile ingenuità riguardo alla realtà di fondo del conflitto di lunga data tra Israele e i palestinesi.
Di fatto, l'annuncio probabilmente estenderà il violento conflitto attualmente in corso a Gaza poiché invia un chiaro messaggio a gruppi terroristici come Hamas che perpetrare attacchi brutali contro civili israeliani innocenti sarà ricompensato sostenendo la loro richiesta di uno Stato.
La Norvegia, che contribuì a promuovere gli accordi di Oslo negli anni Novanta, accordi che avrebbero dovuto avviare un processo di pace israelo-palestinese, è stato il primo Paese ad annunciare la sua decisione, con il primo ministro norvegese Jonas Gahr Støre che ha dichiarato: "Non ci può essere pace in Medio Oriente, se non c'è riconoscimento".
Irlanda, Norvegia e Spagna non si rendono conto di come compiacere i terroristi ovunque non faccia altro che incoraggiare i militanti in Europa? Il mese scorso, in Germania, più di un migliaio di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo che il Paese diventi un Califfato in cui vige la legge della sharia.
Ai commenti del primo ministro norvegese hanno fatto eco quelli del ministro degli Esteri irlandese Micheál Martin, il quale ha dichiarato: "[Affermiamo chiaramente] il nostro inequivocabile sostegno all'eguale diritto alla sicurezza, alla dignità e all'autodeterminazione per i popoli palestinese e israeliano".
E anche il premier spagnolo Pedro Sanchez ha affermato che questo riconoscimento è "a favore della pace e della convivenza".
È pronto a concedere ai catalani in Spagna, che da anni lottano per la propria indipendenza, uno Stato di Catalogna?
In Irlanda, anche nella sua fase più violenta del conflitto politico, non ci sono mai state richieste di prendere il controllo della Scozia, dell'Inghilterra e del Galles per spodestare gli inglesi.
Negli annunci congiunti, che hanno fatto seguito a mesi di discussioni tra i governi dei Paesi, non è stata però fatta alcuna menzione di come il riconoscimento di uno Stato palestinese nel mezzo della guerra a Gaza possa aiutare a risolvere la controversia.
Al contrario, è molto più probabile che la dichiarazione esacerbi le tensioni nella regione, poiché il suo principale risultato è stato quello di irritare ulteriormente il governo israeliano, che ha condannato fermamente la mossa e ha risposto ritirando i suoi ambasciatori dai tre Paesi coinvolti.
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha espresso il totale rifiuto dell'iniziativa affermando: "La storia ricorderà che Spagna, Norvegia e Irlanda hanno deciso di assegnare una medaglia d'oro agli assassini e agli stupratori di Hamas".
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, definito da Andrew Roberts "il Churchill del moderno Medio Oriente", continua ad essere fermamente contrario all'indipendenza palestinese considerandola "un premio al terrorismo". Secondo Netanyahu l'intenzione di riconoscere uno Stato palestinese ha finito per ricompensare Hamas per aver lanciato il 7 ottobre il suo devastante attacco contro Israele. "Un premio al terrorismo non porterà la pace", ha detto Netanyahu e non ci impedirà nemmeno di sconfiggere Hamas".
La decisione di questi tre Paesi di riconoscere preventivamente uno Stato palestinese, prima ancora che siano iniziati i negoziati diretti concordati da israeliani e palestinesi per risolvere il conflitto, è particolarmente provocatoria dal punto di vista israeliano dato che ha avuto luogo la stessa settimana in cui il Procuratore capo della Corte Penale Internazionale dell'Aia ha annunciato di voler chiedere l'emissione di mandati di arresto contro Netanyahu e il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.
La disponibilità dei governi occidentali e delle istituzioni internazionali a indulgere in tale moralismo pericoloso, non solo evidenzia il loro intenzionale travisamento del diritto di Israele a difendersi in seguito alle atrocità commesse il 7 ottobre dai terroristi di Hamas.
La capitolazione di Irlanda, Norvegia e Spagna rivela anche una deliberata interpretazione errata delle cause profonde del lungo conflitto di Israele con i palestinesi, in cui il costante rifiuto delle generazioni successive di leader palestinesi di rinunciare al terrorismo come mezzo principale per raggiungere i propri obiettivi politici ha reso vana l'idea di una pace duratura tra le due parti.
Nel corso dei primi anni in cui i palestinesi perseguivano la creazione di uno Stato sovrano e indipendente, gli sforzi di pace internazionali furono minati dall'insistenza del leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) Yasser Arafat a fare affidamento su atti di terrorismo per raggiungere i suoi obiettivi.
Più di recente, l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, che oggi controlla l'Autorità Palestinese, guidata dal veterano dell'OLP Mahmoud Abbas, è stata di fatto rimpiazzata da Hamas, il movimento terroristico islamico che ha contribuito a distruggere gli accordi di Oslo perpetrando un'ondata mortale di attacchi terroristici contro gli israeliani a partire dagli anni Novanta.
Il fatto che Hamas faccia affidamento su atti terroristici omicidi per raggiungere i propri obiettivi significa che qualsiasi tentativo futuro di raggiungere un accordo di pace con i palestinesi è destinato al fallimento finché l'organizzazione terroristica rimane in una posizione di potere, un'argomentazione questa accettata sia dagli israeliani che dalla maggioranza dei palestinesi.
Da quando è salita al potere a Gaza nel 2006, Hamas, oltre a costruire un'infrastruttura terroristica nella Striscia di Gaza, ha represso violentemente tutta l'opposizione politica al suo governo dittatoriale nell'enclave.
La diffusa disaffezione della maggioranza dei palestinesi verso la condotta autoritaria di Hamas è aumentata in modo significativo dall'inizio del conflitto di Gaza, dopo che i terroristi di Hamas hanno regolarmente utilizzato la popolazione civile di Gaza come scudi umani, senza alcun riguardo per la loro sicurezza.
Tali tattiche disumane, inoltre, hanno contribuito in modo significativo al pesante bilancio di vittime nel conflitto di Gaza, in cui Hamas oltre ad aver ripetutamente utilizzato la propria popolazione come scudi umani (si veda qui, qui e qui) ha sparato contro di essa per impedirle di mettersi in salvo (si veda qui, qui e qui).
In tali circostanze, l'ambizione dichiarata da Israele di rimuovere dalla faccia della terra un'organizzazione terroristica mortale come Hamas è del tutto giustificata, soprattutto se si vuole che ci sia una prospettiva realistica di una pace duratura nella regione.
L'idea che un'organizzazione che uccide intenzionalmente civili innocenti mantenga ancora l'ambizione di diventare leader indiscussa del popolo palestinese è totalmente inaccettabile, una riflessione che nazioni europee come Norvegia, Irlanda e Spagna farebbero bene a prendere in considerazione prima di indulgere nelle loro sconsiderate richieste di uno Stato palestinese.
L'idea che Hamas possa un giorno emergere come leader di uno Stato palestinese indipendente è chiaramente una prospettiva che nessuna nazione civilizzata dovrebbe accettare, ed è la ragione per cui è fondamentale che le principali potenze mondiali, come gli Stati Uniti, continuino a opporsi alle richieste di riconoscere uno Stato palestinese.
Sebbene la posizione dell'amministrazione Biden nei confronti di Israele per la gestione della guerra nella Striscia di Gaza sia stata spesso ostile, il suo rigetto della dichiarazione congiunta di Norvegia, Irlanda e Spagna è molto gradito.
Nella sua risposta ufficiale all'iniziativa dei tre Paesi, la Casa Bianca ha ribadito che l'unico modo per risolvere il conflitto è attraverso i "negoziati diretti", una politica sostenuta dagli stessi palestinesi, così come da potenze europee come Regno Unito e Francia.
Il modo migliore per creare le circostanze in cui tali negoziati possano aver luogo è consentire a Israele di portare avanti la sua campagna militare per distruggere la capacità di Hamas di compiere altri omicidi di massa come quelli del 7 ottobre, definito l'equivalente di "cinquanta 11 settembre", come Hamas ha giurato di fare.
Se si permettesse a Israele di riuscire a "liberare la Palestina da Hamas", ciò migliorerebbe considerevolmente le prospettive sia degli israeliani che dei palestinesi.
Con Coughlin è redattore del Daily Telegraph dove si occupa di Difesa e Affari esteri, ed è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute.