Il mondo occidentale è pieno di opere pie che fanno solo del bene, come combattere le malattie; aiutare i meno fortunati od offrire tutela legale. Ma ci sono altri tipi di enti di beneficenza, le cosiddette organizzazioni non governative (ONG), che lavorano spesso a livello internazionale, presumibilmente a favore dei diritti umani, per gli aiuti umanitari e per la pace. Queste ONG sono finanziate da fondazioni, da imprese e da privati – e anche dai governi. Esse sono molto numerose: ne esistono 1,5 milioni negli Stati Uniti, 2 milioni in India e migliaia in Europa, di cui oltre 500 agiscono come gruppi di pressione nel Parlamento europeo. Il reddito totale delle ONG legate all'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) si aggira intorno ai 16 miliardi di dollari. Purtroppo, alcune di esse tradiscono il loro amore per il genere umano adottando politiche discriminatorie.
Molte di queste ONG – soprattutto quelle che dipendono fortemente dai finanziamenti governativi – sembrano essere mosse da un impegno ideologico o politico e sono inevitabilmente impegnate politicamente.
Volendo aiutare i più deboli, ovunque essi si trovino, molte ONG operano scelte ideologiche che le collocano nella categoria degli "oppressori". Questo spesso comporta che l'ottimo lavoro da esse svolto può essere utilizzato come "copertura" per persone e azioni che sono meno ammirevoli.
Non è raro trovare ONG che ignorano le violazioni dei diritti umani nei paesi che cercano di avere come alleati o con cui sono obbligate a lavorare. Talvolta, le ONG adottano una posizione politica che è volutamente maldisposta o pregiudizievole. La stragrande maggioranza di queste organizzazioni politicizzate, qualunque sia la loro missione originaria, condanna solo un paese o lo fa ripetutamente. Questo paese è ovviamente Israele. In seno allo Stato ebraico, la comunità che esse attaccano, senza eccezione, è quella ebraica. Gli israeliani, a quanto pare, non riescono a farne mai una giusta, mentre sui loro confini, i palestinesi, che sono considerati vittime e derelitti, non sbagliano mai.
I quaccheri, ad esempio, sono sempre stati famosi per il sostegno dato alla non violenza. Eppure, le ONG quacchere che affermano di operare a favore della pace in Medio Oriente ignorano la violenza palestinese e condannano il diritto di Israele all'autodifesa. Insieme al Consiglio ecumenico delle Chiese, l'organizzazione quacchera che si definisce Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e Israele (EAPPI) critica costantemente lo Stato ebraico per l'uso dei posti di blocco, mentre non dice nulla degli aspiranti kamikaze palestinesi che fanno della sicurezza israeliana un imperativo – un'ipocrisia che non sembra turbare molto la loro coscienza. E questo è esattamente il punto in cui queste ONG politicizzate fanno danni. Il contributo da esse dato al recente rapporto delle Nazioni Unite sulla guerra di Israele a Gaza del 2014 è stato deformato a tal punto che è inutile per ogni inchiesta seria.
Questa scelta di Israele che scaturisce da numerose ONG – e anche da organizzazioni sovranazionali non trasparenti e irresponsabili come le Nazioni Unite e la Corte penale internazionale (Cpi) – viene anche fatta per ammonire lo Stato ebraico, come nel caso del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC). La settimana scorsa, l'ambasciatore americano alle Nazioni Unite, Keith Harper, ha contestato senza mezzi termini il fatto che l'UNHRC critichi Israele più di quanto non facciano tutti gli altri paesi messi insieme:
Rimaniamo comunque preoccupati per il punto all'ordine del giorno di questo consiglio che è diretto contro Israele e per le numerose e ripetitive risoluzioni faziose relative a questo punto. Nessuno dei peggiori violatori dei diritti umani di tutto il mondo, alcuni dei quali sono oggetto delle risoluzioni di questa sessione, hanno un punto all'ordine del giorno in questo consiglio. Solo Israele riceve un trattamento del genere.
Nel corso dei secoli, quasi nessun'altra comunità religiosa o razziale è stata odiata da tutti e sottoposta all'ipocrita politica dei "due pesi e due misure" e alle persecuzioni come è accaduto alle comunità ebraiche dell'Europa e del Medio Oriente. Oggi, l'attenzione ossessiva su Israele non è altro che un modo di riaccendere l'odio nutrito nei suoi confronti. Ciò è palesemente antisemita, eppure decine di ONG che affermano di essere contrarie al razzismo sono felici di servirsene.
I lettori che desiderano avere un quadro più ampio di come funziona questa discriminazione anti-Israele da parte delle ONG possono consultare numerosi articoli e comunicati stampa di NGO Monitor, un'organizzazione israeliana che fornisce informazioni e analisi riguardo l'operato delle organizzazioni non governative, fondata da Gerald Steinberg, un docente di Scienze politiche presso la Bar Ilan University. NGO Monitor è la risorsa più importante per i media, la comunità internazionale e per chiunque abbia necessità di conoscere le accuse spesso antisemite mosse contro lo Stato ebraico – che si tratti di "crimini di guerra", "apartheid" o pulizia etnica.
Ciò che è significativo non è tanto l'odio evidente verso Israele espresso da alcune ONG, ma il fatto che molte di queste sono prevalentemente finanziate da istituzioni o governi stranieri.
Secondo NGO Monitor, "Le ONG dovrebbero rappresentare la società civile e non gli interessi dei governi stranieri. Le ONG israeliane che ricevono finanziamenti dai governi stranieri beneficiano dell'immagine fuorviante di essere 'non governative', apolitiche e basate sulla 'società civile'".
Quando tali finanziamenti vengano elargiti da paesi alleati come gli Stati Uniti o il Regno Unito, oppure da unioni internazionali come l'UE, beh, questo rappresenta un'intromissione sproporzionata da parte di governi esterni negli affari interni di un altro Stato democratico.
Ecco perché il nuovo governo israeliano ha bisogno di provvedimenti legislativi che regolamentino queste attività, insistendo anche sulla trasparenza in merito a tutti i finanziamenti.
Una conferenza del 2008 su "l'impunità e la persecuzione dei criminali di guerra israeliani", tenutasi in Egitto, è stata finanziata dall'Unione Europea. (Fonte dell'immagine: NGO Monitor) |
Non dovremmo stupirci quando sentiamo dire che i tentativi di Israele di tenere a freno gli agenti stranieri non registrati – le ONG che insieme ricevono ogni anno decine di milioni di dollari, soprattutto dall'Europa – sono bollati come "antidemocratici". Questa accusa di solito viene mossa nonostante il fatto che nessun paese tollererebbe indebite ingerenze nelle sue politiche interne da parte di altri stati.
L'opposizione è iniziata nel 2011, con due proposte di legge sottoposte all'esame della Commissione legislativa ministeriale di Israele.[1] Non sono state convertite in legge, ma entrambe riflettono l'opinione diffusa che la democrazia israeliana ha il diritto e l'obbligo di difendersi dalle manipolazioni e dagli attacchi provenienti dall'estero. I meccanismi proposti prevedevano un'aliquota d'imposta del 45 per cento sui redditi derivanti da donazioni di governi stranieri alle ONG altamente politicizzate, e la possibilità di porre dei limiti alle quantità di donazioni da parte di governi e organismi internazionale (come le Nazioni Unite e l'UE).
Anche se queste e altre proposte simili sono state condannate come discriminatorie e antidemocratiche da parte di molte organizzazioni, e non sono state approvate, è difficile capire perché questa accusa è vera. Le ONG non sono vietate e continueranno a essere libere di agire a loro piacimento purché operino nell'ambito della legalità. Le democrazie pongono restrizioni su tutto. C'è chi pensa che il divieto di fumare nei luoghi pubblici sia una negazione dei diritti dei fumatori, mentre qualcun altro ritiene che i benefici per la salute della nazione superino ogni rivendicazione della priorità democratica.
La necessità di una sorta di controllo sui finanziamenti esteri deriva da due considerazioni, entrambe essenziali per il buon funzionamento di una democrazia reale. Innanzitutto, ci devono essere dei limiti che stabiliscano fino a che punto i governi e gli organismi stranieri possano interferire nella politica di un'altra nazione. In secondo luogo, il tipo di intervento su cui obiettano gli israeliani riguarda il finanziamento e il sostegno delle ONG il sui scopo è attaccare e indebolire – e per qualcuna distruggere – Israele dall'esterno o dall'interno. Tra queste organizzazioni ci sono gruppi e individui che potrebbero essere definiti sediziosi o rivoltosi, dato che Israele, in modo pressoché costante, è in pericolo di guerra ed è oggetto di attacchi – a livello militare, economico e diplomatico – da parte di governi e organizzazione che vorrebbero vedere cancellata dalle carte geografiche quest'unica democrazia pluralistica della regione.
Le ONG come Breaking the Silence (BtS) usano le "testimonianze" anonime per minare la reputazione e il morale delle Forze di difesa israeliane (IDF) e promuovere le accuse di crimini di guerra. Altre organizzazioni non governative diffondono documenti pieni di informazioni distorte o false, chiaramente volte a indebolire la posizione di Israele in seno alla comunità internazionale; ignorano o minimizzano il terrorismo palestinese e il lancio di migliaia di razzi da Gaza; invocano la fine di un presunto "apartheid" israeliano o chiedono la creazione di uno Stato palestinese senza i necessari negoziati, accordi, controlli o bilanci. Israele è bersagliato ripetutamente e attraverso la politica dei "due pesi e due misure", mentre i peggiori violatori dei diritti umani la fanno franca.
Ad esempio, secondo il Wall Street Journal, nel 2009, una delegazione di alto livello di Human Rights Watch (HRW) si recò in Arabia Saudita "per raccogliere fondi dai ricchi sauditi, sottolineando la demonizzazione di Israele da parte di HRW. (...) A quanto pare, Sarah Lea Whitson [portavoce di HRW] non ha trovato il tempo di criticare la pessima situazione dei diritti umani dell'Arabia Saudita. Niente paura, però, perché HRW di recente ha invitato il Regno saudita a fare di più per proteggere i diritti umani dei lavoratori domestici. (...) Ma la Whitson non ha raccolto i fondi per i diritti umani. Lo ha fatto per la campagna di propaganda di HRW contro Israele".
Finora lo Stato ebraico è stato particolarmente indulgente verso le ONG anti-Israele e le loro attività nel paese o in Cisgiordania. Ma i paesi accusati apertamente di genocidio, come Israele da parte dell'Iran, potrebbero essere ostacolati quando si mostrano indulgenti. Invece, a maggio, la Duma russa ha approvato una proposta di legge per mettere al bando "le organizzazioni indesiderabili", ossia le ONG straniere che pongono una minaccia alla difesa della Russia, alla sua sicurezza, all'ordine pubblico e alla salute pubblica.
A differenza della Russia, se fosse stata approvata una delle proposte di legge israeliane, lo si sarebbe fatto in modo del tutto trasparente e democratico.[2] Inoltre, una volta che il disegno di legge diventa legge, qualsiasi individuo o ONG potrebbe rivolgersi all'Alta Corte di giustizia israeliana per questioni inerenti i diritti, le violazioni, le contraddizioni delle norme in vigore. Pertanto, è davvero difficile immaginare come un simile processo aperto e scrupoloso possa essere "antidemocratico".
Analizzando le opzioni legislative, NGO Monitor sostiene che quando una ONG riceve una parte consistente del suo budget dai governi, non può più essere definita un'organizzazione non governativa:
"Le ONG dovrebbero rappresentare la società civile e non gli interessi dei governi stranieri. Le ONG israeliane che ricevono finanziamenti dai governi stranieri beneficiano dell'immagine fuorviante di essere 'non governative', apolitiche e basate sulla 'società civile'. I finanziatori governativi usano anche questo sistema per giustificare l'uso che essi fanno delle ONG come strumento politico".
Un attuale e controverso esempio di ciò è il finanziamento da parte del governo svizzero di Breaking the Silence (BtS), un piccolo gruppo ai margini dello spettro politico. Il Ministero degli Esteri svizzero e il comune di Zurigo hanno sponsorizzato un'iniziativa di una ONG notoriamente anti-israeliana adducendo come motivazione il fatto che essa intensifica "il dialogo sui diritti umani". Ma Breaking the Silence si è rifiutato di includere nei suoi eventi i soldati israeliani che racconterebbero una storia diversa. Questo significa che il Ministero degli Esteri svizzero e il comune di Zurigo sono disposti a interferire con Israele finanziando una narrativa del tutto faziosa che si ripercuote negativamente sulla reputazione del paese all'estero e lo espone ad accuse di svolgere attività criminali.
Breaking the Silence esiste per un unico scopo: riportare e citare i punti di vista di anonimi e insoddisfatti ex soldati delle IDF, che accusano le forze armate israeliane di aver commesso crimini di guerra. Secondo NGO Monitor, il BtS usa "le accuse basate su testimonianze aneddotiche, anonime e non verificabili di soldati di basso livello". Nel farlo, il gruppo mina deliberatamente il morale militare, espone Israele all'infamia internazionale e mette a rischio i politici e gli ufficiali dell'esercito che potrebbero dover affrontare processi per crimini di guerra.
Nessun paese in guerra – e Israele con sua preoccupazione è sempre in guerra – dovrebbe essere esposto a un attacco internazionale di questa portata. Naturalmente, ci sono paesi e movimenti che commettono crimini di guerra – dalla Siria all'Iran all'Isis fino a Hamas (come di recente evidenziato da un raro e importante report di Amnesty International) ed è giusto che siano consegnati alla giustizia, cosa che succede raramente, per non dire mai.
La cosa paradossale è che le Forze di difesa israeliane sono ampiamente conosciute per essere tra gli eserciti più cauti e rispettosi della legge di tutto il mondo. Il comandante militare britannico, il colonnello Richard Kemp, lo ha detto molte volte: "Nessun altro esercito al mondo ha mai fatto più di quello che Israele sta facendo ora per salvare la vita di innocenti civili in una zona di combattimento", egli ha detto in un'intervista a Channel 2 News durante l'ultimo conflitto di Gaza.
Ma il ruolo delle ONG di falsare le informazioni sulle azioni militari di Israele ha raggiunto un punto di crisi. Il rapporto dell'UNHRC diffuso nel giugno 2015 sulla guerra di Gaza del 2014, preso da molti come vangelo, ha fatto principalmente affidamento sulle ONG. NGO Monitor lo sintetizza così:
Secondo NGO Monitor, il rapporto della Commissione di inchiesta sulla guerra di Gaza del 2014 è sostanzialmente e metodologicamente diverso da quello stilato dai suoi predecessori, compreso il rapporto Goldstone del 2009. Tuttavia, esso cita ancora ampiamente la versione faziosa e poco affidabile delle ONG. Ripetendo le accuse infondate di gruppi come Amnesty International, B'Tselem, Palestinian Center for Human Rights e Al Mezan, l'inchiesta delle Nazioni Unite si è irrimediabilmente offuscata.
"Il rapporto dell'UNHRC sarebbe completamente diverso senza le accuse infondate e non verificabili delle organizzazioni non governative", ha detto Anne Herzberg, consigliere giuridico di NGO Monitor. "Nonostante gli sforzi fatti per consultare una gamma più ampia di fonti, il rapporto redatto da McGowan Davis e dal suo team manca di credibilità a causa dell'influenza delle ONG".
Una prima analisi fatta da NGO Monitor delle "conclusioni dettagliate" fornite dalla Commissione di inchiesta mostra che le ONG sono citate e parafrasate ampiamente: B'Tselem più di tutte con 69 citazioni, seguita da Amnesty International (53), Palestinian Center for Human Rights (50) e Al Mezan (29). Nel rapporto si parla anche dell'UNWRA e di UN-OCHA. Come più volte dimostrato da NGO Monitor, questi gruppi non sono adatti per accertamenti professionali.
Un ulteriore commento espresso da NGO Monitor sul rapporto delle Nazioni Unite può essere trovato qui. Esso comprende una lista completa delle ONG e dei loro donatori.
Scrivendo a proposito del rapporto di Breaking the Silence del 4 maggio 2015, NGO Monitor spiega che,
Contrariamente a quanto sostiene il BtS, ossia che "i contenuti e le opinioni di questo opuscolo non esprimono la posizione dei finanziatori", la ricerca di NGO Monitor rivela che un certo numero di finanziatori ha subordinato la propria sovvenzione alla condizione che la ONG ottenga un numero minimo di "testimonianze" negative. Questo contraddice le dichiarazioni di Breaking the Silence e lo trasforma pertanto in un'organizzazione che rappresenta l'interesse dei donatori stranieri, danneggiando gravemente l'affidabilità delle ONG e la capacità di analizzare complicate situazioni di combattimento.
Una porzione di un documento del 2009 (ottenuto dal Registro israeliano delle Organizzazioni No Profit) mostra come l'ambasciata britannica a Tel Aviv, l'organizzazione umanitaria olandese ICCO (finanziata principalmente dal governo olandese) e Oxfam Great Britain (finanziata dal governo britannico) abbiano chiesto a Breaking the Silence di ottenere testimonianze negative...
Nel suo rapporto, Breaking the Silence ringrazia per il seguente sostegno finanziario:
"Broederlijk Delen (Belgio), il CCFD - Terre Solidaire (Francia), Dan Church Aid, Die Schwelle, Foundation for Middle East Peace, Human Rights e International Humanitarian Law Secretariat (finanziati da Svizzera, Olanda, Danimarca e Svezia), Medico International, MISEREOR (un'organizzazione tedesca di "aiuti umanitari"), Moriah Fund, New Israel Fund, Open Society Foundations, Pro Victimis, Rockefeller Brothers Fund, Sigrid Rausing Trust, SIVMO, il Dipartimento federale svizzero degli Affari Esteri, la Reale Ambasciata di Norvegia a Tel Aviv, Trócaire (Irlanda) e innumerevoli privati".
Non occorre prendere in esame questi enti di finanziamento, ma deve essere chiaro che una vasta gamma di organizzazioni religiose, di ONG che si occupano di diritti umani e un certo numero di governi europei sono impegnati in un'impresa volta a diffamare e distruggere lo Stato ebraico. Il rapporto allinea queste organizzazioni e individui con molti gruppi anti-Israele che fanno parte del movimento per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni e sono impegnati nella quotidiana propaganda ostile a Israele.
Alcune ONG non limitano le loro attività a esprimere opinioni sull'occupazione israeliana della Cisgiordania, sul conflitto di Gaza o sui "crimini" israeliani. È stato appena annunciato che il National Iranian American Council (NIAC) ha creato un nuovo gruppo di pressione esentasse, chiamato NIAC Action, che avrà 30 sedi in tutti gli Stati Uniti.
Lo stesso NIAC è considerato un'agenzia del regima islamico dell'Iran, come sostenuto nel 2012 dal giudice distrettuale americano John Bates. Non solo la sua nuova ONG ha un programma apertamente anti-Israele, ma è anche impegnata ad appoggiare l'accordo nucleare dell'Iran lavorando contro l'opposizione israeliana all'intesa. Nel febbraio 2015, il NIAC ha pagato un annuncio a tutta pagina sul New York Times che condannava il discorso pronunciato il 3 marzo 2015 davanti al Congresso americano dal premier israeliano Binyamin Netanyahu. Jamal Abdi, a capo di NIAC Action, non fa mistero della sua intenzione di "spostare l'attenzione politica di Washington da gruppi come l'American Israel Public Affairs Committee, che ha criticato i negoziati con l'Iran, e portarla verso movimenti più inclini a condurre un'attività diplomatica con gli eterni avversari degli Stati Uniti".
Una ONG che ha sede in Israele, la New Israel Fund (NIF), gioca di gran lunga il ruolo più importante nel finanziare e incoraggiare altre organizzazioni non governative israeliane a lavorare contro gli interessi di Israele. Di recente, essa è stata citata dal giornalista americano Edwin Black nel suo libro Financing the Flames. Con un reddito annuo di 35 milioni di dollari la NIF ha finanziato ONG più piccole arrivando a sborsare fino a 250 milioni di dollari in sette anni e foraggiando organizzazioni come Adalah, B'tselem, le filopalestinesi Hamoked, Ir Amim, Rabbis for Human Rights, il gruppo di pressione Shatil e altri. Tutte queste ONG hanno più o meno lo stesso programma politico di diffamare, esercitare pressioni e minare Israele; e utilizzare le questioni dei diritti umani per promuovere una visione costantemente negativa del paese, del suo governo, delle sue leggi e delle sue forze di difesa. Esse non hanno mai riconosciuto le innumerevoli attività positive per i diritti umani svolte dal paese né le sue doti di Stato democratico, aperto, libero e che rispetta i diritti umani. Molte non criticano mai l'Autorità palestinese né Hamas, e non rivolgono la loro attenzione alla disperata situazione dei diritti umani in paesi come ad esempio l'Iran, l'Arabia Saudita, la Siria, la Corea del Nord, il Venezuela, Cuba, la Cin, la Russia e il Libano.
Le democrazie occidentali ospitano molte organizzazioni per i diritti umani, le ONG che si battono per i diritti civili, che conducono azioni legali contro le discriminazioni, danno appoggio a gruppi di minoranza e agli individui che subiscono maltrattamenti e che sono sostenitrici della libertà religiosa, politica e sessuale. Anche i migliori paesi non sono perfetti; le democrazie potrebbero funzionare perfettamente senza gruppi che chiedono a governi o istituzioni di giustificare il loro comportamento scorretto. Però, da nessuna parte in Occidente, troviamo una tale varietà di organizzazioni mosse dall'odio che cercano di provocare la scomparsa delle proprie nazioni libere.
Quanti governi stranieri finanziano l'odio contro se stessi perché le ONG foraggiano l'ostilità verso gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, la Danimarca, i Paesi Bassi o il Canada?
Le ONG vengono ben pagate per sollecitare cambiamenti totali da apportare nelle carte costituzionali di altre nazioni e l'abolizione del diritto di esistere di un altro paese.
Scrivendo in Politically Incorrect Politics, Noru Tsalic dimostra che "Nonostante la pretesa, le 'ONG israeliane' non sono né 'israeliane' né 'non governative': pur operando in Israele, esse dipendono dai finanziamenti stranieri (...) dai governi stranieri (...) – soprattutto da quelli dell'Unione Europea. In breve, esse non sono 'ONG israeliane', ma Gruppi di sovversione politica esteri (FPSG)". Spesso sono chiamati Agenti esteri o Agenti di influenza, il loro lavoro consiste nel manipolare il funzionamento interno di paesi non loro – di solito, comportandosi come non farebbero nei loro stessi paesi.
Anche se alcuni governi potrebbero essere perdonati per i finanziamenti elargiti a quelle che si presentano come ONG per i diritti umani, è una vergogna che tante fondazioni private e individui (compresi parecchi enti di beneficenza ebraici) usino il loro denaro per promuovere attraverso le ONG programmi politici anziché umanitari in seno a una democrazia aperta e pluralistica, come quella di Israele, che forse è l'unica nota positiva in una regione caratterizzata dalla repressione autoritaria.
La New Israel Fund, fino a poco tempo fa, otteneva circa il 20 per cento dei finanziamenti grazie a una partnership con la Ford Israel Fund, un'organizzazione apparsa come un'alternativa dopo che è venuto fuori che la Ford Foundation con sede negli Stati Uniti aveva pagato affinché migliaia di radicali anti-Israele partecipassero alla famigerata conferenza di Durban del 2001.
In tutto il mondo esistono miriade di altre organizzazioni che si aggiungono alla nutrita squadra di finanziamenti interventisti e ostili. Tra esse ci sono molte organizzazioni cristiane di aiuti umanitari e non solo, come la britannica Christian Aid, l'irlandese Trócaire, i Catholic Relief Services e il Consiglio ecumenico delle Chiese, entrambi americani. Tutte queste hanno un programma missionario e di evangelizzazione, oltre all'ossessione di distruggere Israele e lasciare i palestinesi alla mercé dei loro leader corrotti.
A questo proposito, il Consiglio ecumenico della Chiese opera principalmente attraverso il Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina e Israele (EAPPI) che porta in Israele e in Cisgiordania i membri di molte chiese. Il ruolo dichiarato dei partecipanti a questo programma è il seguente:
- Monitorare e denunciare le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario;
- Sostenere gli atti di resistenza non violenta a fianco degli attivisti palestinesi e israeliani;
- Offrire protezione attraverso la presenza non violenta;
- Impegnarsi in difesa della politica pubblica:
- Essere solidali con le chiese e con tutti coloro che combattono contro l'occupazione.
Nell'EAPPI convergono le seguenti organizzazioni britanniche e irlandesi:
- L'Unione battista della Gran Bretagna
- CAFOD
- Christian Aid
- La Chiesa di Scozia
- La Church Mission Society
- Le Churches Together in Britain and Ireland
- La Iona Community
- La Chiesa metodista
- Pax Christi UK
- La Chiesa presbiteriana del Galles
- Quaker Peace & Social Witness
- La Chiesa episcopale scozzese
- La Chiesa riformata unita
- Us
- Trócaire
Come ho già scritto, molti di questi gruppi si sono riuniti nel 2012 per organizzare una conferenza tenutasi nel Regno Unito, dove hanno dato la loro approvazione a un solo lato del conflitto, attaccando Israele in ogni momento.
Con un programma filopalestinese e anti-Israele, ci si deve chiedere perché sembra antidemocratico che Israele voglia esercitare un certo controllo sui diritti dei propri cittadini affinché non vengano esposti a questa implacabile campagna di disinformazione, di odio e rovina. Nessun altro paese al mondo lo tollererebbe, e allora perché dovrebbe farlo Israele?
Israele, un faro per i diritti umani in una regione di guerra, pregiudizi, in cui si nega la libertà di parola e ci si oppone alla democrazia, dovrebbe essere oggetto di attenzione per il suo impegno umanitario a questi valori. Invece, il jihad diplomatico, che è la solita risposta – siamo onesti – non è altro che lo stesso vecchio antisemitismo, solo che è su una gigantesca scala nazionale. Israele ha tutto il diritto di difendersi da quello che tutti sanno essere l'odio più antico e feroce della storia, e lo è ancora nel mondo odierno.
Denis MacEoin è un docente di Arabo e Studi islamici e un illustre senior fellow al Gatestone Institute. Ha un Master in Studi persiani, arabi e islamici conseguito presso l'Università di Edimburgo, un PhD in Studi persiani conseguito presso il King's College di Cambridge e un Master in Lingua e Letteratura inglese conseguito presso il Trinity College di Dublino.
[1] Le traduzioni di entrambe le proposte di legge si trovano nell'Appendice 2 di "NGOs in Israel 101: Background to the Debate and FAQs".
[2] Il processo inizia con una prima lettura davanti alla Knesset in seduta plenaria; poi la proposta di legge viene inviata alla Commissione Costituzione, Legge e Giustizia per il dibattito e la revisione, con la versione revisionata rispedita alla Knesset; segue poi una seconda revisione da parte della commissione; e una seconda e una terza lettura in seduta plenaria.