Cari studenti,
Come laureato ed ex studente dell'Università di Edimburgo che nutre delle preoccupazioni, vi scrivo con un senso di déjà-vu, di aver già vissuto ciò che sta accadendo.
Desidero ribadire e spiegare approfonditamente le mie obiezioni alla vostra mozione e risoluzione del 2016 di boicottare lo Stato ebraico di Israele o per dirla in altri termini: l'unica democrazia parlamentare del Medio Oriente, una delle poche democrazie reali del mondo odierno. Vorrei che tutti voi leggeste questo: solo la vostra disponibilità a farlo, quantomeno ad ascoltare le ragioni degli altri, giustificherà la vostra pretesa di essere giovani intelligenti che frequentano una delle migliori università del mondo.
A Edimburgo, ho conseguito la laurea in Storia persiana, araba e islamica, e a Cambridge un dottorato di ricerca in Studi persiani, occupandomi di un argomento religioso e storico nell'Iran del XIX secolo. Dopodiché ho insegnato Traduzione arabo-inglese e Civiltà islamica in un'università del Marocco, poi Studi arabi e islamici alla Newcastle University, nel Regno Unito. E in seguito ho accettato l'invito di far parte del Gatestone Institute come Distinguished Senior Fellow. In tale veste, faccio ricerca e scrivo di argomenti relativi all'Islam, al Medio Oriente e Israele. Ho pubblicato una quarantina di libri, report per think tank e una lunga lista di articoli.
Ho fatto questo preambolo solo per spiegare che sono adeguatamente qualificato per rivolgermi a voi sul tema del conflitto israelo-palestinese. Mi imbarazza dire che i motivi che vi spingono ad approvare mozioni a sostegno del boicottaggio sono indegni di chi sostiene di essere istruito, intelligente o ben informato. Purtroppo, le motivazioni addotte nella vostra risoluzione sono infantili, ignoranti e basate solo su una serie di bugie o nella migliore delle ipotesi fraintendimenti. Se a questo punto deciderete di non continuare a leggere, vi definirei traditori dei principi più elementari del lavoro accademico che sono la necessità di un dialogo aperto, un dibattito critico e la disponibilità a cambiare le proprie opinioni in presenza di elementi di prova. Se non riuscite a rispettare tali principi, non siete idonei a frequentare l'università. Se continuerete a essere ipocriti e convinti di avere sempre ragione, non capirete mai cosa significa partecipare a un dibattito intellettuale. Questa è una lettera che spero molti di voi leggeranno, nella speranza che non abbiate paura delle opinioni divergenti.
Pertanto, permettetemi di iniziare con alcuni punti semplici. Immagino che gran parte di voi, se non tutti, sia femminista e insista a dire che uomini e donne devono godere degli stessi diritti in tutto il mondo. Ora, mentre noi stiamo parlando in qualche misura di Medio Oriente e mondo islamico, forse non occorre dirvi che nessun paese arabo e nessuna nazione islamica garantisce pieni diritti alle donne e molti opprimono apertamente le loro cittadine. Donne costrette a indossare il velo; percosse, fustigate o condannate a morte per lapidazione; stuprate per poi essere trattate come adultere e lapidate; che hanno lo status giuridico di un mezzo uomo; che non possono viaggiare senza aver avuto il permesso da parte di un uomo; che non possono guidare un'auto; vittime di delitti d'onore, bambine sottoposte alla mutilazione genitale femminile (MGF) e divorzio non consensuale, tutto questo è all'ordine del giorno.
Mi sarei aspettato che avreste approvato una risoluzione di condanna dell'Araba Saudita, dell'Iran, del Pakistan, dell'Afghanistan, del Bangladesh, della Somalia o di qualche altro paese simile. Invece, vi siete pronunciati a favore di un boicottaggio di Israele. In Israele, uomini e donne hanno uguali diritti. Le donne sono libere di portare il velo e molte lo fanno, ma nessuna donna è stata mai arrestata o multata per non averlo indossato. I delitti d'onore o la mutilazione genitale femminile sono perseguibili penalmente in Israele, ma reati di questo tipo sono rari. Le donne in Israele – cristiane, arabe ed ebree – sono libere di passeggiare sulla spiaggia in costume da bagno, andare a ballare in discoteca, di vivere con un partner maschile o femminile senza dover essere necessariamente sposate, servire nell'esercito, nelle forze aeree e navali, svolgere una professione. La giustizia è uguale per tutti: uomini e donne. Le donne vivono una vita identica alla vostra che risiedete nei liberi paesi occidentali. Allora, se siete a favore del femminismo, perché sanzionare Israele e risparmiare ogni critica ai regimi brutali e misogini? Questo atteggiamento non vi sembra ipocrita? Di certo, a me sì.
Voi tutti siete probabilmente a favore della comunità LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Forse partecipate anche ai cortei del Gay Pride. Alcuni di voi sono gay o hanno amici che lo sono, e nessuno di voi tollererebbe violenze fisiche o psicologiche contro persone con diversa identità sessuale. Diamo però un'occhiata ai paesi arabi e islamici. A Gaza e in Cisgiordania, gli omosessuali vengono defenestrati o picchiati a morte. In Iran, sono impiccati. In Arabia Saudita, decapitati. Sotto lo Stato islamico, vengono buttati giù dal tetto. Non un solo paese islamico riconosce i diritti agli omosessuali, uomini o donne, ai transessuali e ai travestiti. In Medio Oriente, decine di migliaia di gay vivono nella paura. Ma nessuno è mai sfilato in corteo contro questi paesi, ha mai firmato petizioni a favore dei diritti dei gay né ha mai votato risoluzioni per il boicottaggio di questi paesi.
In Israele, le marce del Gay Pride sono organizzate a Tel Aviv e Gerusalemme. Non ci sono leggi che vietano l'omosessualità. Tel Aviv è stata nominata la capitale mondiale dei gay. L'esercito israeliano non sanziona i soldati omosessuali. Le leggi israeliane tutelano tutti gli orientamenti sessuali e lo fanno perché è un paese fondato sulla parità dei diritti per tutti i cittadini. Questo non è "pinkwashing", ossia usare i diritti dei gay per coprire altri abusi (di cui è accusato). Questi diritti sono talmente concreti che numerosi gay arabi e iraniani fuggono in Israele. Questa tutela dei diritti non fa che rendere Israele ancor più inviso ai paesi limitrofi e non solo. Anche questa è pura e semplice ipocrisia. Attaccare un paese che difende i diritti che rivendicate per voi stessi e i vostri amici è moralmente imperdonabile.
Voi probabilmente ritenete che tutti devono essere liberi di credere – o no – e professare la propria religione apertamente, se lo vogliono, sotto la protezione della legge. E voi tutti probabilmente siete d'accordo che i credenti e gli atei debbano avere diritto a vivere liberamente, senza il rischio di essere perseguitati. Nessun paese arabo o islamico offre una protezione di questo tipo. In Iraq e in Siria, a Gaza e in Cisgiordania, i cristiani sono stati sottoposti a massacri di massa o espulsi. In Egitto, i copti autoctoni vengono duramente perseguitati e le loro chiese distrutte. In Iran, i cristiani sono arrestati e i Baha'i, la più grande minoranza religiosa del paese, vengono apertamente perseguitati. Essi sono impiccati, imprigionati, privati del diritto all'istruzione, esclusi dal mercato del lavoro. I loro luoghi santi in tutto il paese sono sistematicamente distrutti e talvolta sulle loro macerie vengono costruite delle moschee.
Dal 1948, l'unica comunità cristiana fiorente del Medio Oriente si trova in Israele. I luoghi santi di tutte le religioni – musulmani, ebrei, cristiani – sono tutelati dalla Legge sulla protezione dei luoghi santi. I Baha'i hanno stabilito il loro Centro mondiale (un sito iscritto nella Lista del Patrimonio mondiale dell'Unesco) a Haifa e due dei loro principali santuari si trovano a poca distanza da Acco. I pellegrini arrivano da tutto il mondo. Dappertutto, nel mondo musulmano, i Baha'i sono oggetto di un odio feroce. Ma non Israele. Eppure, nessuno organizza cortei per tutelare i diritti religiosi dei Baha'i nel mondo islamico; nessuno porta petizioni all'ambasciata iraniana per chiedere di porre fine alle persecuzioni delle minoranze religiose; nessuno organizza riunioni per chiedere le riforme negli Stati islamici. Piuttosto, la gente come voi approva risoluzioni che condannano l'unico paese che difende quei diritti per tutti i suoi cittadini e visitatori. Schierandosi dalla parte dei persecutori e deridendo l'unico paese che, dalla sua creazione, difende tutti i diritti umani, non fate altro che disprezzare questi diritti. Il che non è solo triste, ma ignobile.
Voi siete studenti, giovani con la mente aperta a nuove scoperte, novità, nuovi interrogativi; a confrontarvi con una galassia di opinioni divergenti, imparando a ponderare le loro supposizioni e quelle degli altri. Avete accesso alle tecnologie più avanzate e alle fonti d'informazione – risorse che prima non esistevano. Per utilizzare appieno tutto questo occorre la libertà di espressione, un mondo senza censura, una stampa libera, il diritto di protestare e mettere in discussione le opinioni altrui. Se il vostro governo in Scozia o nel Regno Unito avesse vietato libri, messo in carcere i giornalisti, censurato i film o proibito le riunioni nei campus, vi sareste giustamente indignati. Voi potete contare sul libero accesso alle biblioteche, su quotidiani e riviste senza censura (anche se mai imparziali) e sull'accesso diretto a Internet. Nessuna di queste libertà esiste in un paese musulmano. Non in Egitto, non in Giordania, non in Arabia Saudita, non in Iran, non in Pakistan. La censura è diffusa dappertutto e la visione laica è ovunque condannata. I blogger liberi pensatori come Raif Badawi in Arabia Saudita, qualcun altro in Pakistan e numerosi in Iran sono stati imprigionati, condannati (nel caso di Badawi) alla fustigazione o assassinati (come in Bangladesh). In questi paesi, la stampa è perlopiù sotto controllo dello Stato. I libri sono interdetti e bruciati in tutto il Medio Oriente. Le emittenti televisive vengono chiuse per futili motivi, come è accaduto di recente in Egitto al parlamentare Tawfiq Okasha. A Gaza o sotto l'Autorità palestinese non esiste la libertà di parola e coloro che violano le regole, il più delle volte, vengono ritrovati con una pallottola in testa.
In Israele c'è più libertà di parola di quanto ce ne sia nel Regno Unito, Francia, Germania, Danimarca, Stati Uniti, Canada, Australia o qualsiasi altra democrazia occidentale. Le uniche restrizioni imposte alla stampa sono quelle inerenti la sicurezza nazionale, come in tutte le democrazie. Le Ong anti-israeliane operano liberamente in Israele, gli articoli contro Israele sono pubblicati quotidianamente sulla stampa, soprattutto nelle pagine del quotidiano di sinistra Haaretz. I deputati arabi si esprimono liberamente contro Israele in seno al parlamento o nelle interviste rilasciate alla stampa. Se arrestati, gli estremisti ebrei vengono condannati esattamente come gli estremisti arabi. Israele è a tutti gli effetti una società libera. Eppure, voi preferite condannarlo. Nel farlo, condannate le stesse libertà di cui voi stessi beneficiate dalle vostre torri d'avorio in Scozia. Quando appoggiate esclusivamente i palestinesi, offrite appoggio alla censura e al controllo della libertà di espressione da parte dello Stato. Dovete riflettere seriamente su questo, perché altrimenti vi dimostrerete ipocriti di primo ordine.
Permettetemi di spingermi oltre. Siete consapevoli del fatto che la vostra mozione è antisemita? Vorrei anche che vi soffermaste seriamente a pensare su questo. E allora, potreste chiedermi: 'Boicottare Israele che cosa ha a che fare con l'odio verso gli ebrei?' Voi siete, sono certo, ferocemente antirazzisti e vi esprimo il più vivo apprezzamento a riguardo. Il razzismo è ancora un orribile tratto del carattere delle nostre società moderne, non solo in Occidente, ma in un gran numero di altri paesi. È quindi paradossale che la vostra mozione di boicottaggio sia stata presentata dal Gruppo di liberazione dei neri e delle minoranze etniche (BME). È paradossale perché l'antisemitismo è e rimane una delle forme più tossiche e genocide dell'odio razziale. In Europa, l'antisemitismo ha oggi raggiunto livelli che ricordano quelli degli anni Trenta. Nel 2015, il numero di episodi antisemiti è aumentato del 53 per cento rispetto al 2014. Gli ebrei lasciano l'Europa e vanno a cercare rifugio altrove, soprattutto in Israele.
Una giusta critica da muovere a Israele non è antisemita. Ma una critica esagerata, diffamatoria e falsa lo è di certo. Questa non è una mia opinione, ma quella di molti organismi importanti che si occupano di lotta al razzismo. A livello accademico, il board dell'Università di California e numerose altre università americane hanno condannato l'antisionismo come una manifestazione di antisemitismo. Un'altra istituzione europea che voi dovreste conoscere e prendere in considerazione, il Centro di monitoraggio sul razzismo e la xenofobia dell'Unione Europea definisce così l'antisemitismo:
L'antisemitismo è una particolare percezione degli ebrei, che può essere espressa come odio verso gli ebrei. Le manifestazioni verbali e fisiche di antisemitismo sono indirizzate contro individui ebrei o non ebrei e/o i loro beni, contro le istituzioni della comunità ebraica e i luoghi di culto.
Inoltre, queste manifestazioni potrebbero anche prendere di mira lo Stato di Israele, considerato come una collettività ebraica. Di frequente, l'antisemitismo accusa gli ebrei di cospirare contro l'umanità ed è spesso usato per dare la colpa agli ebrei del "perché le cose vanno male". L'antisemitismo può essere espresso con parole, con scritti, con forme e azioni visive, e utilizza stereotipi sinistri e tratti caratteriali negativi.
Esempi contemporanei di antisemitismo nella vita pubblica, nei media, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nella sfera religiosa potrebbero includere – tenendo conto dell'intero contesto – pur non essendo limitati a tali fattispecie:
- Incitare, aiutare o giustificare l'uccisione di ebrei Chiedere di uccidere gli ebrei, contribuire a farlo o giustificarne l'uccisione o arrecare loro sofferenze, in nome di un'ideologia razziale o di una visione religiosa estremista.
- Lanciare accuse mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipe contro gli ebrei o il potere degli ebrei come collettività, come ad esempio – in maniera particolare ma non esclusiva – il mito di una cospirazione mondiale ebraica o del controllo esercitato dagli ebrei sui media, sull'economia, sui governi o altre istituzioni sociali.
- Accusare gli ebrei in quanto popolo di essere responsabili di torti reali o immaginari commessi da un singolo ebreo o da un singolo gruppo di ebrei, o anche di azioni commesse da non ebrei.
- Negare il fatto, l'obiettivo, i meccanismi (ad esempio, le camere a gas) o l'intenzionalità del genocidio del popolo ebraico da parte della Germania nazionalsocialista e dei suoi sostenitori e complici durante la Seconda guerra mondiale (l'Olocausto). Accusare gli ebrei in quanto popolo, oppure Israele in quanto Stato, di avere inventato o esagerato l'Olocausto.
- Accusare i cittadini ebrei di essere più leali verso Israele o verso presunte priorità ebraiche mondiali piuttosto che verso le loro stesse nazioni.
Esempi di come l'antisemitismo si manifesta in riferimento allo Stato di Israele tenendo conto del contesto complessivo potrebbero includere:
- Negate al popolo ebraico il diritto all'autodeterminazione, ad esempio affermando che l'esistenza di uno Stato di Israele è un tentativo di razzismo.
- Applicare due pesi e due misure esigendo da Israele un comportamento che non si pretende o non ci si attende da parte di nessun'altra nazione democratica.
- Utilizzare le immagini e i simboli associati all'antisemitismo classico (ad esempio l'accusa che gli ebrei avrebbero ucciso Gesù o quella degli omicidi rituali) per caratterizzare Israele o gli israeliani.
- Paragonare la politica attuale di Israele a quella dei nazisti.
- Ritenere gli ebrei collettivamente responsabili di azioni compiute dallo Stato di Israele.
Tuttavia, le critiche rivolte a Israele che siano simili o equivalenti a quelle rivolte a qualsiasi altro paese non possono essere considerate antisemite.
Gli atti di antisemitismo hanno rilevanza penale quando vengono così definiti dalla legge (ad esempio, la negazione dell'Olocausto o la distribuzione di materiale antisemita in alcuni paesi).
Gli atti criminali sono antisemiti quando gli obiettivi degli attacchi, siano essi persone o beni – come edifici, scuole, luoghi di culto e cimiteri – sono selezionati perché essi sono (o sono percepiti come tali) ebraici o collegati ad ebrei.
La discriminazione antisemita è il rifiuto di fornire ad ebrei opportunità o servizi disponibili per altri ed è illegale in molti paesi.
Questa definizione è alla base dell'attuale definizione del Dipartimento di Stato americano, che usa quasi le stesse parole. Se siete degli studiosi seri, potrei suggerirvi di acquistare o prendere in prestito una copia del volume di Kenneth Marcus, The Definition of Anti-Semitism, pubblicato lo scorso anno dalla Oxford University Press. Leggete il capitolo 6. Marcus è fondatore e presidente del Louis D. Brandeis Center for Human Rights Under Law. È stato anche direttore della Commissione per i diritti civili degli Stati Uniti e titolare della cattedra di Uguaglianza e Giustizia in America alla City University of New York. In altre parole, egli è un'autorità in materia di quelle questioni riguardanti i diritti umani e civili di cui si occupa lo stesso BME. E Marcus concorda sul fatto che ogni critica esagerata e dannosa di Israele è antisemita.
La vostra risoluzione è stata approvata da un'organizzazione antirazzista e presentata da un gruppo di sostegno ai diritti dei neri e delle altre minoranze etniche. Eppure, essa è, per definizione, razzista per sua natura e a dire il vero, razzista nel suo intento. E voi siete fieri di questo? Riuscite a dormire la notte sapendo di esservi uniti a un coro di voci che odia la razza più perseguitata nella storia umana? Sono sicuro che difendete il diritto all'autodeterminazione per un migliaio di gruppi etnici di tutto il mondo. Eppure, invocate la distruzione di Israele, uno Stato creato dopo il genocidio di sei milioni di ebrei perché esso esercitasse il diritto all'autodeterminazione.
Quando la gente sfila nelle strade europee a fianco dell'estrema destra islamista scandendo slogan del tipo: "Hamas, Hamas. Ebrei alle camere a gas", sono sicuro che anche voi ammettete che c'è davvero qualcosa che non va.
La vostra mozione afferma che "lo Stato di Israele agisce in violazione del diritto internazionale", riportando alcuni presunti esempi, ma non la minima prova. In realtà, lo Stato di Israele ha un considerevole curriculum di azioni e decisioni prese nel pieno rispetto del diritto internazionale, a tutti i livelli. La vostra dichiarazione contraddice le opinioni di un gran numero di giuristi esperti di diritto internazionale, un gruppo di uomini e donne la cui conoscenza di questo argomento supera di gran lunga quella di semplici studenti che urlano slogan privi di fondamento giuridico, fattuale o storico.
Si sente spesso dire che l'occupazione israeliana dei territori palestinesi è illegale ai sensi del diritto internazionale. In realtà. la verità sta nel contrario. Il piano di spartizione originale sancito dalla Risoluzione 181 delle Nazioni Unite, nel 1947, prevedeva la presenza di insediamenti ebraici a Gaza e in Cisgiordania, proprio come un insediamento arabo in Israele. La legge non è cambiata da allora.
Nel 1948-1949, al termine di una guerra di aggressione condotta contro Israele, l'Egitto e la Giordania occuparono illegalmente rispettivamente Gaza e la Cisgiordania. Queste occupazioni sono state compiute in violazione del diritto internazionale, senza che nessuno abbia mai chiesto il ritiro delle truppe egiziane e giordane.
Nel 1967, Israele condusse una nuova guerra difensiva che costrinse gli aggressori egiziani e giordani a lasciare Gaza e la Cisgiordania. L'occupazione fu legalizzata dalla Risoluzione 242 delle Nazioni Unite (1967) e 338 (1973). Secondo l'Onu, "la Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza, adottata il 22 novembre 1967, e la Risoluzione 338, adottata il 22 ottobre 1973, sono la base di tutte le successive discussioni per ricercare una soluzione di pace in Medio Oriente".
Secondo la Risoluzione 242 (che non è mai stata revocata), Israele ha diritto a rimanere a Gaza e in Cisgiordania finché non sono state stabilite frontiere sicure. Poiché Israele non ha mai costretto un israeliano a insediarsi nei territori palestinesi, la Quarta Convenzione di Ginevra, che voi citate, non può essere applicata. Questa è una questione di diritto e non un'opinione fumosa. La Risoluzione 242 è stata formulata accuratamente per indicare che Israele non doveva ritirarsi da "tutti i territori" – solo da alcuni.
Nel 2005, Israele fece pagare ai propri cittadini un prezzo molto elevato nel ritirarsi da Gaza. Poi, Hamas uccise i rappresentanti politici dell'Olp e assunse il controllo del territorio. Poco dopo, lanciò una serie di guerre contro Israele. Lo Statuto di Hamas del 1988 invoca la distruzione di Israele e il genocidio degli ebrei di tutto il mondo. Spero che voi non lo sosteniate.
Dal 1967, Israele ha avanzato più di una mezza dozzina di offerte di pace molto serie volte alla creazione di uno Stato palestinese. Una di esse prevedeva la restituzione del 97 per cento della Cisgiordania e un'altra del 100 per cento. Tutte le offerte sono state respinte dai palestinesi, i cui rappresentanti hanno chiesto la creazione di uno Stato palestinese al posto di Israele, che avrebbe portato all'espulsione o all'uccisione di tutti gli ebrei israeliani. E così poi alla soppressione del diritto del popolo ebraico all'autodeterminazione. La vostra mozione lascia intendere che solo i palestinesi hanno diritto a determinare il proprio futuro. Questa è pura discriminazione.
I paragrafi 14 e 16 della vostra mozione formulano un'altra accusa contro Israele, un'accusa di apartheid. Descrivere Israele come uno Stato che pratica l'apartheid è – come ho già notato – una diffamazione antisemita. È diffamatorio per il semplice motivo che non c'è nulla in Israele che possa minimamente assomigliare all'apartheid sudafricano. Mi sembra evidente che nessuno di voi abbia la minima idea di cosa sia stato l'apartheid, cosa fossero le leggi e il governo dell'apartheid in Sud Africa. Se fosse vero il contrario, dovreste seriamente vergognarvi anche di insinuare che Israele pratica l'apartheid.
Permettetemi di citare un moderno uomo politico sudafricano che ha vissuto gli anni dell'Apartheid. Kenneth Rasalabe Joseph Meshoe, presidente del Partito democratico cristiano africano, ha vissuto da nero sotto il regime dell'Apartheid. Ecco cosa egli ha detto riguardo a Israele:
"Quelli che come me hanno vissuto l'apartheid sanno che non c'è niente in Israele che assomigli all'apartheid. (...) [Questa accusa] è una vuota dichiarazione politica che non corrisponde alla verità. L'idea diffusa che Israele è uno Stato che pratica l'apartheid in realtà è una calunnia. Quest'idea è semplicemente falsa. È inesatta e dannosa.
"Il movimento BDS è una bella seccatura (...) per noi sudafricani che amiamo la verità, il movimento BDS non è un movimento democratico, è un movimento di intimidazioni, un movimento che propaga l'odio. La gente che non crede nell'odio dovrebbe porre fine alla sua attività".
Meshoe e molti altri sudafricani sanno di ciò che parlano. È così anche per voi? Un amico musulmano una volta mi disse che si era recato in Israele per raccogliere informazioni sulle politiche dell'apartheid al fine di scrivere un libro a riguardo. Ma durante il suo soggiorno non è riuscito a trovare una sola prova di apartheid. Oggi, egli è uno dei migliori difensori di Israele. E ha ragione.
In Israele, non esistono leggi dell'apartheid. Gli arabi (musulmani e cristiani) in Israele hanno lo stesso diritto di voto degli ebrei, hanno dei loro partiti, siedono in parlamento, nella Corte suprema e in altri tribunali, sono diplomatici, avvocati, ufficiali dell'esercito, scienziati, accademici e qualsiasi altra cosa desiderano essere. Le donne arabe vincono i concorsi di bellezza e partecipano ai concorsi canori. Il 20 per cento degli studenti delle università israeliane sono arabi, perché il 20 per cento della popolazione è araba.
Il dr. Tarek Abu-Hamed, un palestinese di Gerusalemme Est, è vicedirettore scientifico presso il Ministero israeliano per la Scienza, la Tecnologia e lo Spazio. Rana Raslan, una donna araba, è stata eletta Miss Israele. Omar Barghouti, un arabo che è anche fondatore e leader del movimento BDS, frequenta un corso di dottorato di ricerca all'Università di Tel Aviv. La dottoressa Rania Okby è la prima donna beduina a essere diventata medico ed è fiera di essere israeliana. Yiytish Aynaw, un'israeliana nera di origine etiope, è stata Miss Israele nel 2013. Il presentatore del Premio Israele 2014 era Shibel Karmi Mansour, un druso israeliano. Il colonnello Ghassan Alian, un altro druso, è comandante di una Brigata Golani delle Forze di difesa israeliane. La cantante che rappresentò Israele all'Eurovision 2009 era Mira Awad, una donna araba. Miriam Kabha, avvocato, un'araba israeliana, è stata nominata commissario nazionale per le pari opportunità in materia di occupazione. Salim Joubran, giudice della Corte suprema israeliana, è arabo. Il presidente ad interim di Israele nel 2007 era Majalli Wahabi, un arabo druso.
Potrei andare avanti con i nomi per intere pagine. Voi siete intelligenti. Potete pensare con la vostra testa. Pensate ai neri all'epoca dell'apartheid in Sud Africa. Non uno solo di loro avrebbe potuto conseguire una di queste cose.
Non c'è segregazione sugli autobus, i treni o i taxi israeliani. Non ci sono file d'attesa separate per ebrei e arabi. Non c'è segregazione sulle spiagge, nei ristoranti, nei cinema, nei bar, nei negozi e nei teatri – da nessuna parte. In Israele, ebrei e arabi lavorano insieme, sono amici, si sposano e partecipano a conferenze, concerti e feste. Gli ospedali israeliani non sono luoghi di segregazione. Ebrei, musulmani, cristiani e atei dormono negli stessi reparti e sono curati allo stesso modo da infermieri e medici, alcuni dei quali sono ebrei, qualcuno è musulmano, qualcun altro cristiano e molti sono atei. Israele è una società laica, non una teocrazia come l'Iran o l'Arabia Saudita.
Se voi volete protestare contro l'apartheid, non guardate a Israele. Guardate piuttosto al Libano e altri paesi arabi, dove i profughi palestinesi si vedono negata la cittadinanza, non possono accedere a molte professioni, sono costretti a vivere nei campi o addirittura vengono banditi. E vi prego, non mentite dicendo che gli ebrei nel 1948 si lasciarono andare alla pulizia etnica degli arabi palestinesi. Ecco ciò che l'attuale presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, scriveva nel 1976 nelle pagine del Filastin al-Thawra, organo ufficiale dell'Olp:
"Gli eserciti arabi entrarono in Palestina per proteggere i palestinesi dalla tirannia sionista, ma invece li abbandonarono, li costrinsero a emigrare e a lasciare loro patria, e li rinchiusero in prigioni simili ai ghetti in cui vivevano gli ebrei nell'Europa Orientale, come se fossimo stati condannati a scambiarci di posto: essi uscirono dai loro ghetti e noi ne occupammo di simili. I paesi arabi sono riusciti a disperdere il popolo palestinese e hanno distrutto la sua unità".
La storia è importante.
Quanti di voi sono mai stati in Israele? Non intendo dire con tour guidati organizzati dal movimento BDS o da altri gruppi che si propongono di darvi una falsa impressione di vita nel paese. Parlo di semplici vacanze in cui siete liberi di muovervi a vostro piacimento e di scoprire la vita quotidiana, come fareste in India, in Tailandia o in qualsiasi altro posto che non avete mai visto prima. Se non siete mai stati in Israele non avete alcun diritto di condannare questo paese né di approvare una risoluzione contro di esso. Se temete che un viaggio in Israele possa mettere in discussione i vostri pregiudizi, allora siete codardi. Se vi opponete strenuamente alle visite compiute nel vostro campus dai conferenzieri israeliani o dagli esperti che sono a favore di Israele, o se non vi interessate agli eventi pro-Israele solo per contestarli a gran voce, siete di nuovo vigliacchi. Se non sopportate di ascoltare un punto di vista differente dal vostro, allora, schierarsi per partito preso è vile e disonorevole.
Nei quattro anni che mi sono occorsi per conseguire il mio dottorato di ricerca, le mie convinzioni e congetture sono state messe seriamente in discussione e alla fine ne ho abbandonate parecchie. L'ho fatto perché le mie ricerche mi hanno indotto a esaminare dei manoscritti arabi e persiani che si trovavano in un archivio iraniano. Vi ho trovato nuovi livelli di evidenze che hanno ribaltato le mie convinzioni. Questa è una cosa difficile da affrontare, ma non me ne sono mai pentito.
Confrontarvi con la realtà dei fatti riguardanti Israele e gli ebrei può essere ugualmente inquietante. Ma alla fine ne varrà la pena. Basta solo avere il coraggio di andare fino in fondo, leggere il materiale che vi mostra le prove che avete scartato o ignorato prima. Ma se avete un po' di sale in zucca, se volete svolgere un ruolo importante nel mondo esterno, una volta usciti dall'enclave universitario – con i suoi spazi sicuri e la sua ingenuità politica – se, insomma, desiderate maturare e lasciarvi alle spalle le vostre fantasie infantili, dovete assolutamente fare questo.
Andate in Israele, fatevi invitare nelle case degli ebrei e condividete con loro i pasti; fate la conoscenza di israeliani musulmani che amano il loro paese perché gli fornisce libertà che non possono sperare di godere in nessun paese islamico; tentate di capire perché gli israeliani sono costretti a dare priorità alla sicurezza, analizzate attentamente la barriera di sicurezza – una delle decine di barriere presenti nel mondo – e scoprite il motivo per cui è stata eretta. Tirare le vostre conclusioni. Non permettete a nessun altro – che sia anti-israeliano o filo-israeliano – di dirvi cosa pensare. Uscite dalla bambagia e ponete delle domande difficili alle due parti, andate oltre l'apparenza. Siete stati ingannati. Fate il grande passo e in futuro votate con probità.
L'Israele che voi dipingete è una fantasia, una Zia Sally o un Jim Crow inventati da menti prevenute per promuovere il sogno antisemita di eliminare il popolo ebraico, a partire dall'unico Stato ebraico al mondo.
Se le bufale dell'estrema sinistra socialista e dell'estrema destra islamista e fascista riguardo una cospirazione ebraica mondiale, un potere ebraico, una cricca di Savi di Sion fossero state seppur lontanamente vere, non pensate che oggi ci sarebbero molti stati ebraici nel mondo? Non pensate che i nemici di Israele sarebbero stati annientati tenuto conto del fatto che le Forze di difesa israeliane sono tra le più forti al mondo? La polizia zarista e i nazisti hanno costruito menzogne sul popolo ebraico, I Protocolli dei Savi Anziani di Sion – fandonie che per le persone istruite lasciano il tempo che trovano. Oggi, i paesi arabi, l'Iran, il Pakistan e altri dicono quasi tutti le stesse bugie, pubblicano le stesse caricature grottesche, attribuiscono ad ebrei e israeliani poteri sinistri e invocano un altro genocidio all'altezza dell'Olocausto. Nel 2002, Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, l'organizzazione terroristica appoggiata dall'Iran, ha pubblicamente dichiarato:
"Tra i segni [...] e i segnali che ci guidano, nelle profezie islamiche e non solo nelle profezie ebraiche, viene detto che sarà stabilito questo Stato [d'Israele] e che gli ebrei arriveranno da ogni parte del mondo nella Palestina occupata, non per annunciare la venuta dell'Anticristo e la fine dei tempi ma perché Allah il Glorificato e l'Altissimo per evitare che vadano in capo al mondo ha lasciato che si radunassero in un solo posto – e lo hanno fatto – e lì avrà luogo la battaglia decisiva e finale".
Ecco una minaccia esplicita per completare l'opera iniziata da Hitler. Vi prego di riflettere a riguardo e andare a vedere le centinaia di minacce dello stesso tipo lanciate da palestinesi, arabi, iraniani e da altri. E poi chiedetevi da che parte volete stare. Se siete davvero persone di buona volontà e umane, la risposta non si farà attendere. Quand'ero ragazzino, ho visto un insegnante arrotolarsi la manica mostrando dei numeri tatuati. Da allora, ho sempre espresso il mio sostegno agli ebrei. Da non ebreo, avrei potuto scrollare le spalle e dire che gli ebrei e gli israeliani non mi riguardano. Ho scelto il cammino morale. Continuerete a scrollare le spalle e peggio ancora minare l'esistenza dell'unico paese in cui gli ebrei possono trovare rifugio in tempo di pericolo?
Se frequentate un'università del calibro di Edimburgo significa che siete dei giovani brillanti. Avete lavorato sodo per arrivarci. Avete dato prova (e continuerete a farlo) di una certa capacità accademica. Ma la mia critica verte sul fatto che non usate bene la vostra intelligenza. Pontificate su una questione in merito alla quale siete male informati. Le vostre accuse ripetute a pappagallo sono infondate. Adottate una posizione estrema senza ascoltare i punti di vista dei vostri avversari. Sembra che non abbiate letto libri e articoli obiettivi su Israele. Pertanto, siete saltati su un carrozzone molto insidioso per diffondere l'odio contro questo paese. Israele non è privo di difetti, come non lo sono la Scozia, l'Inghilterra, il Galles e l'Irlanda.
Israele può e deve essere criticato in maniera moderata ed equilibrata. Ma voi andate oltre, individuando in questo paese un bersaglio da boicottare e lasciando che i più grandi nemici dei diritti umani la passino liscia. Se non riuscite a capire l'iniquità del vostro comportamento o a comprendere perché è vergognoso che persone intelligenti e colte assumano una posizione così estrema, allora venite meno alla vostra responsabilità di essere razionali e imparziali. È inderogabile. Ma soprattutto, non assecondate i vostri pregiudizi: vi uccideranno moralmente ed emotivamente.
Cordialmente vostro,
Dr. Denis MacEoin
Distinguished Senior Fellow, Gatestone Institute