Chi è rimasto sorpreso? Questa domanda continua a frullarmi per la testa da quando è stato diffuso il video dell'uccisione del giornalista americano James Foley. I politici continuano a formularla. E gli intervistatori chiedono alla gente se lo sia. Ma chi può dire in tutta onestà di essere rimasto sorpreso nell'apprendere che l'assassino del giornalista americano è un "britannico"?
Il giornalista americano James Folesy (a sinistra) viene mostrato in ginocchio accanto al jihadista britannico che lo ha ucciso poco dopo. (Fonte dell'immagine: video dello Stato islamico) |
Qualcuno davvero pensa ancora che un islamista britannico non sarebbe in grado di fare questo? Perché non dovrebbe farlo in Iraq o in Siria se i suoi compagni l'avevano già fatto a Londra? Dopo tutto, è stato l'anno scorso che due islamisti decapitarono uno dei nostri soldati – Drummer Lee Rigby – in pieno giorno a Londra. E sono trascorsi solo dodici anni da quando un altro londinese – Omar Sheikh – organizzò il rapimento e la decapitazione di un altro giornalista americano, Daniel Pearl.
Ciò che è orrendo è che le manifestazioni di turbamento sembrano essere considerate una risposta adeguata. Il premier David Cameron si è detto "sconvolto" dall'atto e ha ribadito chiaramente che lo "condanna fermamente". Come se qualcuno avrebbe dovuto aspettarsi che la pensasse diversamente. Ecco a che punto si è ridotta la politica governativa in Gran Bretagna, come negli Stati Uniti. I politici interrompono rapidamente le loro vacanze per non fare niente di particolare, se non per far vedere che stanno facendo "qualcosa". E poi si assicurano di stare davanti alle telecamere e di dire come sono contrari a "qualcosa" ossia a denigrare persone nei confronti delle quali avrebbero potuto fare qualcosa.
La questione, come ho scritto sopra, non riguarda il rammarico che prova un leader politico per un simile atto di barbarie, ma quello che egli farà a riguardo. E qui in Gran Bretagna ci troviamo in una situazione spinosa. Possiamo occuparci dei dettagli marginali. Ma non siamo capaci di avviare un dibattito concreto né di intraprendere alcuna azione reale che sia necessaria. Piuttosto, le classi politiche vengono lasciate annaspare, ad aggrapparsi disperate a qualsiasi cosa, per quanto irrilevante, allo scopo di mostrare come agiscono.
Così, sulla scia delle diffusione del video dell'uccisione di Foley da parte dell'Isis, il ministro dell'Interno del governo ombra del Partito laburista britannico ha tentato di trarre vantaggi politici da questa vicenda.[1] La verità è che il Partito Laburista non si è lasciato sfuggire questo dibattito perché era quello che meglio conosceva. Si considerino anche le osservazioni dell'ex ministro di Stato per la sicurezza e l'antiterrorismo – la baronessa Pauline Neville-Jones – che, in un programma della BBC, è stata costretta a dire che la soluzione per combattere l'Isis consiste nel lanciare delle campagne sui social media contro il gruppo. La Neville-Jones, è fautrice di una linea dura e intransigente e per questo considerata un falco. Ma il fatto che anche persone di tale statura siano costrette a tanto è indice di qualcosa di importante.
Nel Regno Unito, i musulmani radicalizzati perpetrano un'atrocità dopo l'altra e il dibattito su cosa fare a riguardo rimane stranamente circoscritto e inefficace. Di certo, ovunque, nei discorsi e nelle risposte dovrebbe esserci il desiderio di una strategia contro l'Isis che si fonda sulla totale eliminazione del gruppo – sulla vittoria totale contro di esso, uccidendo la leadership e i membri. Non sarebbe un obiettivo auspicabile? Devo ancora sentire un politico mainstream proporre questo o addirittura parlare in questi termini. In effetti, c'è un dibattito in corso sulla stampa britannica in base al quale dovremmo sperare che qualcuno di questi assassini dell'Isis faccia ritorno in Gran Bretagna, si renda conto che il jihad è stato solo una fase della sua vita e inizi a frequentare l'università.
E poi ci sono gli obiettivi più a lungo termine. Dopo aver scritto qualcosa a riguardo in questa sede, un certo numero di altri media ha finito per divulgare una delle statistiche più preoccupanti a dimostrazione del fallimento dell'integrazione a cui stiamo assistendo in Gran Bretagna, scoprendo così che sempre più musulmani britannici si recano a combattere con l'Isis, un numero maggiore rispetto a quelli che si arruolano nelle forze armate britanniche. Questo è proprio il nocciolo del problema. Ospite in un programma della BBC, mi sono trovato a discutere di tali questioni con alcuni giovani musulmani britannici, subito dopo che era stata annunciata la notizia dell'uccisione di James Foley. Tutti hanno condannato l'atto. Uno di loro – un membro della comunità musulmana Ahmadiyya – è stato eccezionale nella sua totale avversione della violenza perpetrata in nome dell'Islam e si è detto più volte orgoglioso della Gran Bretagna e dei successi britannici nel mondo. Ma gli altri? Beh, uno di loro, un ragazzo dall'aspetto gentile, ha asserito di essere totalmente contrario perché "un non combattente non dovrebbe essere trattato in questo modo". "Beh, certo, ma perché solo i non combattenti?" gli ho dovuto chiedere. "Arriverà il momento in cui anche i 'combattenti' – o chiunque altro – dovranno essere trattati in questo modo? E chi può dire chi è un combattente e chi no?"
Ancor più preoccupante è stata una ragazza di Nottingham che non ha fatto altro che parlare di come i giovani musulmani si sentano "isolati" e "rifiutati". Più volte è stato fatto notare che tutti i giovani di ogni ambiente sociale o di qualsiasi credo religioso a un certo punto si sentono estraniati. La questione fondamentale, allora, non è chiedersi se un tale senso di rancore sia giustificato ma se esistono delle persone che cercano di manipolare e poi di mettere in gioco questi risentimenti e a quali estremi alcuni individui potrebbero spingere le menti vulnerabili. Per comprendere il pensiero di questa ragazza, ospite come me del programma, occorre guardare alla condanna dell'omicidio da lei espressa. La giovane donna ha sottolineato che la decapitazione di James Foley è stata terribile perché tra le altre cose "non sappiamo quali fossero le [sue] idee".
Anche in questo caso, occorre sbirciare nella visione del radicalismo islamico. E se James Foley non fosse stato un uomo che desiderava far emergere le terribili storie e sofferenze della regione, ma una persona ambivalente a riguardo? Se fosse stato un membro del Partito Repubblicano? Se fosse stato un sionista? O un ebreo?
Ci sono idee infide e menzogne che circolano indisturbate in questo paese. E sono una delle cause della reiterata vergogna internazionale che si sta abbattendo su di noi. Queste idee – l'odio e il sospetto delle azioni della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e di Israele e dei nostri alleati democratici e liberali – fungono da sottofondo musicale alla radicalizzazione. Questo sottofondo musicale ha effetto proprio su quel genere di persone che si reca a combattere a fianco dell'Isis e su chi pensa che se anche in questa circostanza si possa condannare una decapitazione non è sempre chiaro che sia così.
Riguardo alla voce del boia di James Foley, la BBC riporta che "alcuni esperti ritengono che l'accento dell'uomo fa pensare che sia londinese in quanto si tratta di un inglese multiculturale che spesso si sente per le strade della città".
Di certo, sembra "un uomo dall'accento londinese". E come ricordo di aver detto dopo l'ultima decapitazione eseguita da un inglese, il tacito accordo britannico sul multiculturalismo emerge in momenti come questo. L'accordo – fondato sull'accettazione e sull'adattamento – sembra mostrare che l'incontrollata immigrazione di massa ci abbia portato una serie di vantaggi, come una gran varietà di cibi e manodopera a basso costo. Il rovescio della medaglia è che dobbiamo sopportare, tra le altre cose, un po' più di decapitazioni rispetto a prima. Ma gran parte della classe politica sembra essere contenta di questo accordo. Permettetemi di dissentire. Poiché gli orrori come quelli di questa settimana sono in aumento, un gran numero di altre persone potrebbe anche essere d'accordo con me.
[1] Il ministro dell'Interno del governo ombra ha detto che il problema era dovuto al fatto che il governo aveva reso meno aspri i control orders, provvedimenti introdotti dal precedente governo laburista, che si sono resi necessari a causa della firma apposta dal governo laburista alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. I control orders consentono allo Stato di mettere qualcuno sotto sorveglianza ventiquattr'ore al giorno o agli arresti domiciliari. È vero, la coalizione di governo – sotto le pressioni dei liberal-democratici della coalizione – ha leggermente mitigato questi ordini di sorveglianza per soddisfare gli oppositori. Ma questo non ha nulla a che fare con questo caso. Per quanto ne sappiamo dell'assassino di James Foley, non si tratta di qualcuno che si è sottratto alle misure di sorveglianza nel Regno Unito. E ovviamente va detto che una misura di prevenzione del terrorismo (TPIM) o un control order emessi contro un individuo, anche se britannico, è inutile se quell'individuo è presente al momento della decapitazione di giornalisti americani dentro la "no-go zone" dello Stato islamico. È indicativo il fatto che questa sia stata la migliore opposizione del Partito Laburista.