Meno di 48 ore dopo che un'alta corte di giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che Hamas dovrebbe essere rimosso dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche, i sostenitori del movimento islamista palestinese hanno reagito lanciando un razzo contro Israele. L'attacco, che non ha causato vittime né danni, non è stata una sorpresa.
Confortati dalla sentenza del Tribunale dell'UE, i leader e i portavoce di Hamas considerano la decisione un "successo politico e giuridico" e una "grossa vittoria" per "la lotta armata" contro Israele.
Musa Abu Marzouk, un alto funzionario di Hamas, ha rilasciato una dichiarazione in cui ringrazia la Corte dell'Unione Europea per la sua decisione. Egli ha apprezzato la sentenza che ha annullato l'iscrizione del movimento palestinese nella lista delle organizzazioni terroristiche come "una vittoria per tutti i sostenitori del diritto palestinese alla resistenza".
Quando i leader di Hamas parlano di "resistenza", si riferiscono agli attacchi terroristici, come il lancio di razzi e gli attentati suicidi contro Israele. In altre parole, Hamas ha interpretato la decisione della Corte come un via libera a nuovi attacchi, come parte del suo obiettivo di distruggere lo Stato ebraico.
È improbabile che il razzo lanciato dalla Striscia di Gaza due giorni dopo la sentenza emessa dal Tribunale sia l'ultimo.
Anche se la Core UE ha detto che la sua controversa decisione è di natura "tecnica" e non è una rivalutazione della posizione di Hamas come gruppo terroristico, i leader del movimento islamista ritengono che la mossa finirà per legittimarli sulla scena internazionale.
Paradossalmente, la decisione della Corte UE è avvenuta in concomitanza con i festeggiamenti di Hamas per il ventisettesimo anniversario della sua fondazione. Ancora una volta, il gruppo ha utilizzato le celebrazioni per ricordare a tutti che il suo vero obiettivo è distruggere Israele. E, naturalmente, Hamas si è servito di questo evento per esibire il suo arsenale di armi che includono vari tipi di razzi e missili, così come droni.
Ore prima che la decisione del tribunale fosse resa pubblica, Mahmoud Zahar, il leader di Hamas,ha annunciato che il suo movimento non riconoscerà mai Israele. Zahar ha altresì espresso chiaramente che il suo gruppo cercherà di rovesciare il regime dell'Autorità palestinese (Ap) e assumerà il controllo della Cisgiordania.
La sentenza è inoltre avvenuta in concomitanza con un'intensificazione degli sforzi volti a ottenere un riavvicinamento fra Hamas e l'Iran. A tal uopo, di recente, una delegazione della leadership di Hamas si è recata in visita a Teheran. Lo scopo principale di questa visita era convincere gli iraniani a riprendere l'invio di aiuti finanziari e militari a Hamas. E a detta degli alti dirigenti del movimento, la visita sembra aver avuto "successo".
"Ci sono molti segnali che le nostre relazioni sono state ricondotte sui binari giusti", ha spiegato il numero due di Hamas, Musa Abu Marzouk. "Hamas e l'Iran hanno ricucito i loro rapporti, che prima della crisi siriana erano solidi." Le relazioni fra il movimento islamista e Teheran si sono deteriorate a causa del rifiuto del gruppo di sostenere il regime del presidente siriano Bashar Assad.
Ora gli iraniani rischiano di interpretare la decisione della Corte UE di rimuovere Hamas dalla lista dei gruppi terroristici come un via libera per riprendere l'invio di aiuti finanziari e militari al movimento.
I leader dell'Iran hanno di recente espresso l'intenzione di inviare armi, non solo nella Striscia di Gaza, ma anche in Cisgiordania, per sostenere quei palestinesi il cui obiettivo è eliminare Israele.
Inoltre, la mossa del Tribunale dell'UE incoraggerà altri paesi che forniscono a Hamas aiuti politici e finanziari, primi fra tutti il Qatar e la Turchia. I paesi del Golfo ricchi di petrolio, come il Kuwait, il Bahrein, l'Oman e l'Arabia Saudita dovranno ora affrontare le pressioni di molti arabi e musulmani affinché si uniscano al Qatar, alla Turchia e all'Iran nell'estendere il loro sostegno a Hamas.
Intanto, i grandi perdenti sono il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, e il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Negli ultimi due mesi, i due uomini hanno fatto il possibile per indebolire Hamas e porre fine al suo dominio sulla Striscia di Gaza.
Abbas combatte Hamas bloccando gli aiuti finanziari e umanitari e arrestando i suoi sostenitori in Cisgiordania, mentre Sisi continua a inasprire il blocco sulla Striscia di Gaza e a distruggere decine di tunnel del contrabbando lungo il confine con l'Egitto.
La decisione della Corte dell'UE è un "duro colpo per l'Autorità palestinese e per l'Egitto", ha osservato l'analista politico palestinese Raed Abu Dayer, "Secondo Abbas, la sentenza conferisce a Hamas legittimità politica e stimola la sua pretesa di essere l'unico leader legittimo [dei palestinesi]. Quanto all'Egitto, la decisione mette in discussione le sentenze dei tribunali egiziani che considerano Hamas un'organizzazione terroristica".
Anche se in futuro la decisione della Corte sarà ribaltata, non c'è dubbio che abbia già causato danni enormi, soprattutto a quei musulmani che si oppongono all'Islam radicale.
Ogni vittoria di Hamas, anche se piccola e simbolica, è una vittoria per lo Stato islamico, al-Qaeda, la Jihad islamica, i Fratelli musulmani e altri gruppi fondamentalisti di tutto il mondo.
Nell'apprendere la decisione UE, molti arabi e musulmani penseranno che Hamas, dopo tutto, non sia un'organizzazione terroristica, specie se i non musulmani europei lo dicono attraverso una delle loro alte corti di giustizia. Peggio ancora, la decisione costituisce una minaccia reale e immediata per Israele, come risulta evidente dal recente attacco missilistico.
Se gli europei sono giunti alla conclusione che Hamas non è un'organizzazione terroristica, allora perché i loro governi non invitano apertamente a Londra, Parigi e Roma decine di migliaia di membri e sostenitori del movimento islamista? E non dovrebbero dimenticare di chiedere ai membri di Hamas di portarsi dietro il loro arsenale di armi.