Il 2 maggio, il giornalista Per Gudmundson ha rivelato nel suo blog, dove monitora gli islamisti violenti, che un iracheno svedese, Jasim al Tib, è stato ucciso in un combattimento contro l'Isis. L'uomo pare stesse combattendo per al-Hashd al-Shaabi (la mobilitazione del popolo), un'organizzazione ombrello soprattutto per i gruppi dei miliziani sciiti. Il gruppo è stato fondato nel giugno 2014 dal governo iracheno. Si dice che consti di 100.000 uomini e il suo obiettivo è apparentemente quello di combattere lo Stato islamico.
Il 5 maggio, Haras Rafiq, a capo della Quilliam Foundation, un think tank britannico che cerca di impedire la radicalizzazione dei giovani musulmani, ha rivolto dure critiche contro l'indulgenza mostrata dal governo svedese nei confronti degli islamisti: "La Svezia, più di ogni altro Stato, consente ai predicatori dell'odio di entrare nel paese e tenere conferenze per diffondere i loro messaggi. La Svezia dovrebbe occuparsi di questo problema".
Rafiq ha sottolineato che islamismo è sinonimo di fascismo, con la sola differenza che il primo mette in cima Dio e il secondo lo Stato. I predicatori musulmani che incitano all'odio, egli ha detto, sono regolarmente invitati a parlare in Svezia da gruppi come i Giovani musulmani di Svezia una propaggine dei Fratelli musulmani. "Queste persone credono che chiunque viva in uno stato musulmano e segua il loro Islam deve essere ucciso", Rafiq ha continuato. "Perché la Svezia non offre una maggiore resistenza?"
L'8 maggio, ha avuto luogo al Foreign Policy Institute di Stoccolma un simposio sul jihadismo. Durante il convegno, i servizi di sicurezza svedesi (SÄPO) hanno rivelato che il reclutamento di giovani svedesi da trasformare in jihadisti violenti minaccia di sopraffare la SÄPO.
"Lavoro da 30 anni per il Servizio di sicurezza e da 35 come ufficiale di polizia", ha detto Anders Thornberg, capo del Dipartimento responsabile della sicurezza, "e non ho mai visto nulla di così forte come questo. La pressione esercitata sui servizi di sicurezza è enorme. Il reclutamento di un numero sempre maggiore di persone non può andare avanti. Finiremo per non essere in grado di gestirlo".
I funzionari dei servizi di sicurezza affermano di conoscere "quasi tutte" le identità dei circa 300 individui che negli ultimi due anni e mezzo si sono recati in Siria e in Iraq, inclusi quei 35-40 che sono stati uccisi e quel centinaio che ha fatto ritorno in Svezia – alcuni dei quali sono stati incaricati di compiere atti terroristici in Svezia e in altri paesi.
La SÄPO ha anche ammesso di nutrire una grande preoccupazione per la possibilità che i jihadisti stranieri usufruiscano del sistema svedese di protezione per richiedenti asilo – attraverso il quale oltre il 90 per cento dei richiedenti asilo ottiene la status di residenza permanente, nonostante la mancanza di passaporti o di documenti di identità – "nascondendosi tra i rifugiati".
L'8 maggio, la Sveriges Radio, l'emittente radiofonica pubblica svedese, ha riportato la notizia che un gruppo di abitanti di Gullberg, un piccolo villaggio della Svezia occidentale, sta cercando di contrastare i piani del governo di realizzare un progetto immobiliare per richiedenti asilo in una scuola ristrutturata del loro villaggio. Il servizio di immigrazione svedese (Migrationsverket) sta acquistando a ritmo record vecchie scuole, alberghi e altri grandi edifici nella campagna svedese e li sta rimettendo a nuovo per ospitare i richiedenti asilo. La maggior parte della gente che vive nelle vicinanze non è a conoscenza dei piani fino a quando è troppo tardi per protestare.
Inoltre, ogni settimana, si verificano incidenti nei centri di tutto il paese che ospitano i richiedenti asilo. Spesso assumono forma di episodi di violenza tra i residenti o contro i membri del personale preposto ai centri di accoglienza. Quando, a causa dei ripetuti furti, l'unico negozio di alimentari di un paesino è costretto a chiudere, gli abitanti del villaggio ne soffrono. Alcuni abitanti di Gullberg hanno inviato una lettera anonima ai politici dichiarando di non essere d'accordo con la costruzione di un allevamento di maiali nelle vicinanze del villaggio. Come essi hanno scritto, "a dividere gli animali dalla scuola ci sarebbe solo una recinzione elettrica. Probabilmente, una recinzione che copre l'intera parte posteriore della scuola. Circa 200 metri. Forse, una situazione insostenibile per alcune religioni. Soprattutto per i musulmani".
Il 9 maggio, Björn Norström, un giornalista di Avpixlat, il più grande sito web svedese di notizie alternative, ha ricevuto una risposta dal Ministero degli Esteri svedese alla seguente domanda: "In che modo l'Islam fin dal Medioevo ha contribuito alla civiltà per quanto riguarda i diritti umani, la scienza, l'industria, la democrazie e il governo, ossia ciò che per definizione costituisce la civiltà?" Norström ha posto questo interrogativo a seguito di una dichiarazione rilasciata sulla crisi saudita dal ministro degli Esteri Margot Wallström.
Dopo aver fatto riferimento al sistema giuridico medievale saudita (per quanto riguarda la pena di 1.000 frustrate inflitta al blogger Raif Badawi), la Wallström ha fatto marcia indietro e ha espresso "il massimo rispetto per l'Islam come religione mondiale e per il contributo da essa dato alla nostra comune civiltà".
Quando finalmente è arrivata la risposta all'interrogativo di Norström, beh, essa conteneva solo alcuni esempi dei contributi islamici dati alla scienza prima dell'epoca medievale. E Björn Norström ha rilevato che la ministra degli Esteri svedese ha ovviamente difficoltà a parlare di contributi islamici alla civiltà, per cui dice di avere il "massimo rispetto".
Il 12 maggio, due svedesi di origine somala, Mohamed Yusuf e Ali Yasin Ahmed, noti anche come svedesi del Gibuti, hanno ammesso di combattere per conto di al-Shabaab in Somalia. Uno dei due è un cittadino svedese che si è unito anni fa al gruppo terroristico. Nel 2010, Mohamed Yusuf, che è apparso in un video di propaganda per al-Shabaab in Somalia, ha esortato i musulmani residenti in Svezia a unirsi alla guerra santa. Egli ha anche colto l'occasione per minacciare di morte l'artista Lars Vilks.
Nel 2012, i due uomini furono arrestati mentre si recavano in Yemen e presi in custodia dall'Fbi. Nell'agosto 2014, furono organizzate una serie di proteste da Muslim Human Rights Committee (di cui l'attuale ministro svedese per l'Urbanistica Mehmet Kaplan è stato presidente) fuori dall'ambasciata americana a Stoccolma. I gruppi chiedevano che i terroristi fossero liberati e definivano "scandalosa" l'incapacità della Svezia di pronunciarsi in merito.
Dopo le ammissioni di colpevolezza fatte da Yusuf e Ahmed davanti al giudice John Gleeson a New York, i due ora rischiano fino a 15 anni di carcere e l'espulsione dagli Stati Uniti
Il 14 maggio, il canale televisivo arabo Al Aan ha rivelato che lo Stato islamico (Isis) ha acquisito un gran numero di passaporti occidentali, compresi quelli svedesi. Questi documenti sono utilizzati per consentire all'intestatario "sosia" del passaporto di viaggiare liberamente in tutto il mondo. Un portavoce della polizia svedese, Stephen Ray, ha spiegato perché i passaporti svedesi sono molto appetibili:
"La maggior parte dei paesi non ha restrizioni in materia di visti per i cittadini svedesi, pertanto i passaporti producono un mucchio di soldi se venduti al crimine organizzato, ad esempio. È per questo che i passaporti svedesi continuano a essere esibiti in ogni tipo di contesto. I servizi di sicurezza hanno notato che ci sono svedesi che si recano in luoghi come la Siria, e questo è uno dei motivi per cui i passaporti finiscono lì".
Ogni anno, si denuncia il furto o lo smarrimento di 60.000 passaporti svedesi. Circa un anno fa, la polizia ha stimato che in giro per il mondo ci fossero pressappoco 180.000 passaporti svedesi. Al mercato nero, un passaporto svedese costa quasi 80.000 corone (9.000 dollari). Ci sono esempi di persone che "hanno perso" fino a 20 passaporti e non hanno alcun problema ad acquisirne di nuovi. L'anno scorso, il governo ha deciso di nominare una commissione per cercare di arginare questo fenomeno. Il quotidiano Dagens Nyheter ha scritto:
"La polizia si è anche accorta che il vero intestatario del passaporto evita di sporgere subito denuncia, consentendo a un'altra persona di utilizzarlo. Un esempio di utilizzo è il traffico di essere umani. Un profugo che vuole entrare nell'area Schengen può, pagando, entrare in possesso di documenti di viaggio ritenuti validi al controllo delle frontiere. Nonostante i forti sospetti che i passaporti smarriti siano utilizzai dalla criminalità organizzata, la polizia può fare ben poco a riguardo".
Nel marzo 2015, la commissione d'inchiesta ha dichiarato:
"La Svezia, in seno all'Unione Europea, dovrebbe far sì che ai confini esterni dell'area Schengen venga attuato un controllo delle informazioni biometriche memorizzate nei passaporti. In attesa di una regolamentazione comune per l'area di Schengen, dovrebbe essere reso obbligatorio il controllo delle impronte digitali al momento dell'ingresso in Svezia da paesi terzi. Il controllo dovrebbe riguardare anche i passaporti dei cittadini svedesi e stranieri. A lungo termine, tale controllo dovrebbe essere esteso anche all'uscita dal paese. Si propone, inoltre, che i cittadini svedesi, di norma, dovrebbero avere diritto solo a tre passaporti nell'arco di cinque anni, al termine dei quali saranno rilasciati solo passaporti provvisori per particolari viaggi. E in più, la data di scadenza per i passaporti dei bambini al di sotto dei 6 anni dovrebbe essere limitata a due anni; e per i bimbi di età compresa tra i 6 e i 12 anni dovrebbe essere limitata a tre anni. Si propone anche la revoca di un passaporto valido a chi ottiene un passaporto provvisorio.
Si raccomanda che la proposta in merito al controllo delle informazioni biometriche contenute nei passaporti sia attuata dal giorno stesso in cui il governo prenda tale decisione. Si suggerisce che ulteriori modifiche entrino in vigore l'1 luglio 2016".
Non ci si può non chiedersi perché alla gente dovrebbe essere consentito avere tre passaporti rilasciati nell'arco di cinque anni, anziché uno.
Il 15 maggio, Aje Carlbom, professore associato di Antropologia sociale presso il Malmö College, ha scritto nel magazine Dagens Samhälle che dagli anni Settanta l'Arabia Saudita diffonde in Svezia un'interpretazione wahhabita/salafita dell'Islam. La traduzione svedese del Corano, "Messaggio del Corano", ad esempio, è stata in parte finanziata dal denaro saudita. La prima grande moschea costruita in Svezia è stato il Centro islamico di Malmö. Esso fu completato negli anni Ottanta, grazie ai finanziamenti dell'Arabia Saudita e della Libia.
E Carlbom continua:
"I giovani attivi nei gruppi salafiti considerano la società circostante come un luogo da islamizzare. Lo Swedish United Dawa Center (SUDC) predica per le strade e su Internet. Essi invitano i potenziali seguaci a diffondere l'Islam imparando una specifica 'tecnica di vendita' volta a 'controllare la conversazione ed evitare le situazioni difficili'.
...
"La globalizzazione ha reso l'islamismo parte della realtà politica dello stato nazionale laico. Le organizzazioni internazionali e nazionali fanno a gara per essere influenti, diffondendo le loro idee tra i musulmani e i non musulmani. In maniera sorprendente, questo fenomeno è quasi del tutto privo di copertura mediatica. È giunto il momento di cambiare la situazione, se vogliamo comprendere i processi sociali e politici in corso di svolgimento nei giovani svedesi ispirati dai salafiti e dagli islamisti".
Il 17 maggio, il giornalista Per Gudmundson ha scritto sul suo blog che un predicatore 17enne e cantante di nasheed, un certo Mustafa Abu Aaliyah, si è unito allo Stato islamico. Il 10 maggio, egli ha pubblicato un video dal califfato, in cui canta un inno e posa imbracciando armi automatiche. Riguardo alla sua vita nello Stato islamico, egli scrive:
"Voglio solo dire che vorrei che tutti voi poteste essere qui con me. È perfetto e meraviglioso come mi aspettavo. Sono testimone del fatto che qui la legge è solo per Allah e la comprensione si basa sulla metodologia del Salaf".
Il vero nome di Abu Aaliyah è Mustafa Suldan. Suo padre è somalo e sua madre è una svedese convertita all'Islam, che, tra le altre attività, ha fondato gli Scout islamici di Lund, una città universitaria nella Svezia meridionale. All'inizio di quest'anno, il ragazzo è scomparso dal liceo di Lund, da dove, secondo la polizia, un altro giovane di 21 anni è partito per unirsi all'Isis.
Il 18 maggio, Palestinian Media Watch (PMW) ha pubblicato un articolo titolato "L'Autorità palestinese sta mentendo ai donatori occidentali?", che mostra come la Svezia e altri paesi ritengano erroneamente che gli aiuti finanziari inviati all'Ap non finanziano più il terrorismo. Mentre PMW invita i parlamenti di Gran Bretagna, Germania e Paesi Bassi a parlare di truffa, il governo svedese continua a elargire i fondi dei contribuenti all'Autorità palestinese. A giugno, l'Ap riceverà 40 milioni di corone (4,5 milioni di dollari) per pagare salari e pensioni, e 30 milioni di corone per "gli sforzi a Gerusalemme Est e nelle comunità esposte in Cisgiordania".
Nonostante le promesse del ministro degli Esteri svedese Margot Wallström, quando la Svezia ha ufficialmente riconosciuto lo Stato di Palestina, assicurando a tutti che questa mossa le avrebbe conferito maggiore influenza per imporre condizioni ai palestinesi, Stoccolma continua a inviare denaro senza limitazioni.
Il 19 maggio, la strategia del governo municipale di Stoccolma contro l'estremismo violento è stata ratificata dal Dipartimento degli Affari sociali. Il piano concentra l'attenzione sulla presunta necessità di un sostegno sociale da erogare ai jihadisti che fanno ritorno a casa. I politici di Stoccolma vogliono "integrare" i jihadisti che rientrano in patria nella società "infedele" svedese, concedendo loro assistenza sanitaria, lavoro, prestazioni sociali e alloggi.
Il documento afferma:
"...quando una persona vuole lasciare un gruppo estremista violento o fare ritorno a casa dopo aver combattuto all'estero, è indispensabile offrire loro opportune misure. Quando si tratta di persone che sono state a combattere, l'assistenza sanitaria è di fondamentale importanza. Pertanto, è essenziale che ci sia un coordinamento tra i vari centri di salute mentale dei servizi sociali e i centri che si occupano di dipendenze, i centri sanitari e i centri psichiatrici (disturbi post-traumatici da stress, traumi etc.)".
Come osserva sul suo blog il giornalista Per Gudmundson:
"Questi suggerimenti eguagliano ciò che gli esperti svedesi raccomandano. Tuttavia, i funzionari di Stoccolma avranno difficoltà a spiegare ai loro concittadini per quale motivo i jihadisti che rientrano in patria dovrebbero essere aiutati ad avere una casa, un lavoro, assistenza sanitaria e prestazioni sociali soprattutto dal momento che la strategia non menziona affatto le vittime dei jihadisti ed è improbabile che esse godranno della stessa considerazione mostrata nei confronti dei jihadisti".
Gudmundson rileva inoltre che Stoccolma si schiera a favore di una cooperazione con i gruppi islamici locali, come l'Islamiska förbundet (la Lega islamica):
"Un'altra sfida comunicativa dovrà giustificare come la Lega islamica, considerata come la propaggine svedese dei Fratelli musulmani, sia in grado di combattere il jihadismo. Il motto dei Fratelli musulmani è 'Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il nostro leader. Il Corano è la nostra legge. Il jihad è il nostro sentiero. Morire lungo il sentiero di Allah è la nostra aspirazione massima'. I Fratelli musulmani siriani combattono in coalizione con il Fronte Jabhat al-Nusrah, il braccio di al-Qaeda in Siria".
L'opposizione conservatrice della città ha votato "No" al "pacchetto di misure", con il vicesindaco (all'opposizione) Lotta Edholm che asserisce che "coloro che tornano dopo aver perpetrato genocidio non dovrebbero avere una casa e un lavoro; dovrebbero essere processati".
Il 19 maggio, la Svezia ha chiesto alla Turchia di cooperare dopo aver saputo che tre musulmani svedesi erano in viaggio per unirsi all'Isis. Essi erano Mohamed Qadar, Yasmin Said Ahmet e Abdelmoumenne Amin Ghezali, tutti residenti a Örebro. Ghezali è un cognome familiare agli svedesi, perché il fratello maggiore, Medhi Ghezali, è stato imprigionato per due anni e mezzo in una base americana di Guantanamo Bay, sospettato di "costituire una minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti", ma poi dopo le rassicurazioni da parte della Svezia, l'uomo è stato rilasciato. Nell'estate del 2009, fu di nuovo arrestato, questa volta in Pakistan, con l'accusa di reati terroristici, e dopo fu ancora una volta rilasciato. L'anno scorso è stato condannato a dieci mesi di carcere per truffa aggravata e ora suo fratello più giovane è ricercato in Turchia. Abdelmoumenne Amin Ghezali ha diverse condanne ed é stato 20 mesi in prigione per reati legati alla droga e per aver tentato di aggredire due svedesi.
Sempre il 19, maggio, l'Istituto svedese di statistica, Statistiska Centralbyrån (SCB), ha pubblicato un rapporto secondo il quale entro il 2060, la popolazione svedese aumenterà di tre milioni. L'SCB stima che il prossimo anno la popolazione raggiungerà i dieci milioni – a causa dell'immigrazione di massa, costituita da musulmani che provengono prevalentemente dalla Siria. Attualmente, il flusso migratorio registra una presenza annua di 150.000 unità.
Nel 1975, l'anno in cui il parlamento svedese decise che il paese avrebbe dovuto trasformarsi in una società multiculturale, la popolazione ammontava a circa otto milioni – quasi tutti svedesi autoctoni. Tra quindici anni, un terzo della popolazione di età compresa tra i 25 e i 64 anni sarà costituita da persone nate all'estero.
Il 20 maggio, una 15enne di Örebro ha cercato di lasciare il paese per unirsi allo Stato islamico. È stata fermata in Turchia dopo che i genitori hanno contattato la polizia e ora è tornata in Svezia. Fredrik Malm, un poliziotto locale che opera nell'area di Vivalia abitata per lo più da musulmani, ha detto a un'emittente radiofonica di Örebro che la vita che fa una donna sposata in Siria può essere una valida alternativa per le ragazze musulmane che vivono in "rigidi nuclei familiari in cui vige un codice d'onore". La libertà limitata che hanno in Svezia può attirarle in Siria dove le viene promesso lo status e l'onore di donne sposate. Secondo la polizia, "è ovvio che c'è in gioco il denaro, qualcuno che offre un contributo o che almeno offre loro una corsa per l'aeroporto. Non abbiamo però un quadro nitido di chi finanzia tutto questo".
Sempre il 20 maggio, il quotidiano Svenska Dagbladet ha riportato che un operatore finanziario svedese, che ha guadagnato milioni alla Borsa di Stoccolma, ha finanziato tre uomini curdi affinché dalla Svezia si recassero nel Kurdistan siriano a combattere contro l'Isis. L'uomo pare abbia offerto 100.000 corone (11.000 dollari) in modo che i tre potessero acquistare abiti, elmetti e mirini laser ma non armi. Essi andranno a combattere per i guerriglieri delle Unità di protezione del popolo curdo (YPG) che sono collegati al PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan con base in Turchia – considerata da molte persone un'organizzazione terroristica. Uno dei tre uomini, Rafael Kardari, ha spiegato al giornale di aver già combattuto due volte con l'YPG, e che non vede l'ora di combattere la battaglia finale nell'area di Rojava, una zona ricca di petrolio.
Inoltre, il 20 maggio, il giornalista Per Gudmundson ha rivelato che l'imam iracheno Ali Kamal Berzengi, residente nel quartiere Rinkeby di Stoccolma, è tenuto a presentarsi alla polizia cinque giorni alla settimana. Nell'ottobre 2005, Berzengi fu condannato a cinque anni di carcere perché stava preparando atti terroristici. Fu rilasciato sulla parola nell'aprile 2007, ma subito dopo fu rimesso sotto custodia, cosa che il governo svedese può fare, a sua discrezione, quando non può espellere qualcuno. Nel 2008, il governo decise che Berzengi avrebbe dovuto presentarsi alla polizia cinque giorni alla settimana.
Finora, Berzengi è stato considerato innocuo e l'attuale ministro per l'Urbanistica Mehmet Kaplan ha lanciato una campagna per perdonarlo, sottoporlo a un nuovo processo e garantirgli lo status di residenza permanente. Agli inizi del 2015, i servizi di sicurezza hanno improvvisamente chiesto che l'imam tornasse a presentarsi alla polizia, una richiesta ora convalidata da due sentenze giudiziarie. Il tribunale ha dichiarato che Berzengi "mantiene contatti con persone sospettate di essere legate a reti e organizzazioni terroristiche" e che c'è "un pericolo palpabile" di reati di terrorismo o di crimini contro la sicurezza nazionale, che è il motivo per cui la corte ritiene che la richiesta dei servizi di sicurezza dovrebbe essere soddisfatta, in quanto è "necessaria per motivi di sicurezza".
Il 22 maggio, il quotidiano Aftonbladet ha rivelato che Billé Ilias Mohamed, un somalo-svedese, è la mente di una base di reclutamento per jihadisti, a nord di Stoccolma. L'uomo, 30enne, ha presumibilmente indotto almeno 14 giovani a unirsi allo Stato islamico in Siria. Aftonbladet scrive:
"Billé Ilias Mohamed è ben noto negli ambienti jihadisti e al sistema giudiziario svedese. Nell'autunno 2010, insieme a un altro uomo, egli fu condannato dal tribunale municipale di Gothenburg per cospirazione al fine di commettere atti terroristici. Secondo la corte, il 30enne è stato addestrato tra il 2007 e il 2009 dal gruppo terroristico al-Shabaab, in Somalia. Quando fu arrestato, secondo il procuratore, egli stava pianificando un attacco suicida in Somalia".
Mohamed ha poi presentato appello contro la sentenza e nel 2011, la Corte d'Appello decise che le prove contro di lui non erano sufficienti. Così l'uomo fu assolto ed è riuscito a intensificare la sua attività terroristica.
Il 26 maggio, Ulf Boström, un ufficiale di polizia responsabile "dell'integrazione", è andato all'attacco nel quotidiano Göteborgs-Posten contro il sistema giudiziario svedese, per aver trascurato di perseguire penalmente per reati terroristici i combattenti dell'Isis che fanno ritorno in patria. Egli ha osservato che almeno 50 jihadisti svedesi, forse un centinaio, sono tornati in Svezia e nessuno di loro è stato denunciato ai sensi delle leggi relative ai reati di terrorismo. Boström che da molti anni opera negli ambienti religiosi, ha detto:
"È incomprensibile. Qui abbiamo nomi e numeri di previdenza sociale di persone che si sono recate in Siria a combattere e ne siamo a conoscenza. Alcuni tornano a casa e quando lo fanno possono ottenere l'assistenza sanitaria e aiuto, per poi tornare di nuovo laggiù. La Svezia è uno dei pochi paesi, se non l'unico, dove è possibile entrare e uscire a questo scopo. I danesi non possono farlo, pertanto, usano gli svedesi".
Pur approvando gli articoli scritti da Ingrid Carlqvist e pubblicati finora qui sul sito, il Gatestone Institute non è più legato in alcun modo all'autrice.